PASSATORE 100 KM-ULTRABALATON 212 KM-MATRIMONIO UNA VITA...
Avevo visto e letto dell'esperienza di Ciro nel 2012 e, non so perché, questa gara mi aveva subito affascinato. Certo l'impegno, sulla carta, era gravoso:212 km no stop di corsa intorno al lago Balaton. Così ho cominciato ad informarmi sul sito,a guardare dei video delle edizioni precedenti,a controllare l'altimetria ed altre cose che di solito non faccio. Complice lo spostamento della data dalla fine agli inizi di giugno, il gioco è stato semplice:era un perfetto addio al celibato in vista del mio matrimonio il 23 giugno!
Le iscrizioni aprivano l'1 gennaio alle 2.00 di notte e per non perdere tempo, sono stato tra i primi ad iscrivermi. Non prima però di aver messo insieme un team di accompagnatori fidati:a correre con me il solito Lillo che non sa mai dirmi di no e ad accompagnarci con l'auto d'appoggio Andrea alla sua prima esperienza in una gara del genere. Pochi giorni prima del via si è aggiunto a noi anche il grande Guru,capitano di mille battaglie,Carmelo.
Da gennaio alla partenza ho cercato di mettere nelle gambe quanti più km possibili,allenando sia le gambe-ovvio-ma anche e soprattutto la testa. Per questo motivo oltre alle solite maratone che faccio ogni anno ho voluto aggiungere la 100 km di Seregno ed un allenamento di 42 km al parco di Trenno a Milano in “beata” solitudine. In poche parole,nei sei mesi che hanno preceduto l'esperienza ungherese ho corso la maratona di Crevalcore,la 100 km del Sahara,la maratona di Roma,la maratona di Milano,la 100 km di Seregno,la maratona di Vercelli,l'allenamento al parco ed infine il Passatore.
Si,il Passatore!Ero già iscritto e nonostante fosse solo a sei giorni dalla UltraBalaton,ho voluto correrlo lo stesso nonostante le numerosissime persone che mi dicevano che stavo facendo una pazzia e che avrei compromesso la gara in Ungheria. Ma ormai la mia testa dura era già partita verso la Grande Sfida,messa lì quasi per caso: Passatore-UltraBalaton-Matrimonio....per un mese storico che non dimenticherò più!
Il 25 maggio sono partito da Firenze per una delle edizioni del Passatore più toste di sempre:pioggia,vento e freddo per 100 km....per non farmi mancare proprio niente!
Ho corso la prima parte di gara con Mauro Fiorini,esordiente sulla distanza e la seconda bellissima parte nella notte con il Maestro Mauro Firmani con il quale,oltre ad una piacevolissima chiacchierata di ore,ho iniziato a pensare ad un “piano” sul come poter affrontare i 200 e rotti km della settimana successiva. Abbiamo tagliato il traguardo di Faenza in scioltezza in 12 ore e 22 minuti e mi sono lasciato andare alle solite flessioni post arrivo.
I giorni tra una gara e l'altra sono volati via velocissimi e siamo arrivati subito a venerdì. Ritrovo da me alle 6.15 e partenza per l'aeroporto di Bergamo. Dopo meno di un'ora e mezza eravamo già a Budapest dove,presa l'auto a noleggio che mi seguirà in gara, ci siamo diretti al lago Balaton distante circa un centinaio di km.
Siamo arrivati al Club Aliga,sede di arrivo,partenza,ritiro pettorali e organizzazione nel quale avevamo prenotato una quadrupla. Avevo letto che questo villaggio sul Balaton aveva aperto apposta per la gara e di questo ce ne siamo accorti subito:la stanza era fredda,puzzava di chiuso,c'erano ragnatele ovunque (e ragni) ed il tutto inserito in una struttura che definire fatiscente poteva rivelarsi un complimento. Poco male,ho pensato:la prima notte passi,la seconda starò correndo e la terza sarò in coma!
Nel pomeriggio ritiro pettorali e attesa dell'arrivo degli altri italiani:Andrea (che chiameremo ABS),il Brad Pitt delle Ultra che correrà la gara accompagnato da Ciro e da Kicci.. A seguire cena a Balatonvilagos e poi a nanna prestissimo vista la sveglia del giorno seguente.
Sabato 1 giugno la suoneria del telefono ci informa che sono le 4.45 e che abbiamo 15 minuti per essere pronti per la colazione. Soprattutto ci dice che tra poco più di un'ora,alle 6 precise,inizia l'avventura.
Colazione,preparazione accessori e vestizione. Siamo pronti. Io e Lillo raggiungiamo ABS nella griglia di partenza sotto l'arco Nike con la scritta UltraBalaton. Se vi ritorneremo nel senso opposto,vorrà dire che avremo corso per 212 km.
Minuto di silenzio. Colpo di tromba. Partiti.
Inizia un'avventura che mai,fino a qualche tempo fa,avrei pensato di poter anche solo immaginare...ma ormai siamo lì e non possiamo fare altro che correre.
Si esce subito dal villaggio e si corre su una pista ciclabile che sarà nostra compagna per tantissimi km durante la gara. I ristori sono posizionati a distanze variabili uno dall'altro e solo in alcuni ci può arrivare la macchina d'appoggio. Gara non organizzata benissimo,oltre ai 145 atleti individuali infatti,ci sono centinaia di staffette e pure una gara ciclistica. La pista ciclabile non è larghissima quindi all'inizio ci sono problemi di intasamento. Proprio per evitare una bici,dopo pochi minuti di gara,mi allargo sulla destra e mi pungo con un rovo sporgente sul percorso iniziando a perdere sangue....cominciamo bene. Al km 5,a gara appena iniziata,sento un leggero dolore al polpaccio sinistro:contrattura!
Non ci posso credere!Mai avuto un problema del genere negli ultimi due anni! Proprio nella gara più importante e proprio all'inizio...penso che sia un “regalo” della 100 km della settimana precedente...eppure stavo bene. Cerco di non pensarci,mi stiro un po' e continuo a correre. Magari più avanti chiederò un massaggio al Guru,uno di quelli che mi salvò nel 2011 al mio primo Passatore,alla mia prima soffertissima 100 km.
L'aria è fresca ma non fredda,il cielo è nuvoloso ma per ora non piove. Ogni tanto esce anche qualche barlume di sole. Corro bene con Lillo,ormai siamo collaudati:lui a sinistra e io a destra,da sempre corriamo così. Passano i km,passano i ristori ai quali ci fermiamo sempre per bere. Ogni volta c'è il controllo del chip che abbiamo attaccato ad un braccialetto sul polso.
Mi faccio fare anche un massaggio veloce dal Guru ma non sortisce l'effetto desiderato,il polpaccio continua a darmi seri problemi. E io continuo a cercare di non pensarci.
Per la prima parte di gara costeggiamo il lago,dopo una trentina di km lo lasciamo per staccarci dal litorale e correre su stradine che attraversano paesi che sembrano disabitati. Sono le 9 del mattino di sabato e davvero non c'è anima viva in giro. Poco più avanti inizia a piovere.
Per fortuna una pioggerella leggera che non è molto fastidiosa,la temperatura rimane accettabile (io soffro tantissimo il freddo) e continuiamo nella nostra marcia km dopo km. Intorno al 40esimo km,nei pressi della città di Tihany dalla quale partiva e arrivava la gara l'anno scorso,rivediamo il lago e passiamo il primo ristoro fornito anche di pasta. Per ora né io,né Lillo abbiamo fame quindi tiriamo dritto dopo aver solo bevuto acqua. Si comincia a salire,lo si farà per oltre 60 km. Saliscendi continui con erte anche al 10% che di sicuro non giovano ai nostri muscoli ormai provati da 50 e rotti km di corsa. Vediamo sempre il Kicci,l'accompagnatore di ABS. I ragazzi del nostro team invece si perdono e li ritroviamo solo dopo 30 km,in prossimità del 70esimo. Nei saliscendi il polpaccio sembra farmi meno male,purtroppo è solo un'impressione. Veniamo superati di lì a poco da ABS e Ciro che fino a quel momento avevano tenuto un'andatura inferiore alla nostra. Li salutiamo ma in realtà capisco che vogliono stare tra di loro,quindi rallento e mi stacco.
Iniziamo a mangiare pane e formaggio,pomodori e biscotti bevendo sempre acqua alternata ogni tanto con la Coca Cola. Riprendiamo anche contatto con il Guru e con Andrea che da quel momento e per molti km a seguire vedremo spesso,praticamente ad ogni ristoro. La situazione generale sembra ancora buona:Lillo lamenta delle vesciche subito curate mentre io,polpaccio a parte,sto decisamente bene. Siamo al 75esimo km però...e manca una vita. Meglio non pensarci.
Nelle ultramaratone o comunque nelle gare lunghe in genere,tendo a scomporre la distanza in tanti piccoli traguardi da raggiungere. Così sembra essere più digeribile la distanza,per esempio lì al 75esimo il traguardo era di arrivare presto a 100 km in modo da fare cifra tonda. Se pensi a tutta la distanza insieme,è finita!
Il percorso,dopo un qualche km vicino al lago,torna ad allontanarsi da esso e salire verso l'entroterra. Ma non è questo che mi preoccupa. La pioggerella è terminata ormai da qualche tempo,i nostri indumenti si sono già asciugati ma i nuvoloni nerissimi all'orizzonte non lasciano presagire nulla di buono. Ed infatti,come ormai succede in quasi ogni mia gara (non ultimo il Passatore di sei giorni prima),inizia a piovere fortissimo. Di lì a poco la pioggia diventa un vero e proprio nubifragio con addirittura piccoli chicchi di grandine. La strada è allagata,scendono dei piccoli torrenti di acqua e naturalmente,nonostante tutte le attenzioni,le scarpe e i piedi si inzuppano subito. Spero solo che la vasellina messa copiosamente sulle estremità sia sufficiente ad evitare fastidiose vesciche.
Siamo fradici,completamente inzuppati di acqua. Al primo ristoro utile troviamo il Guru sotto un tendone con Andrea pronto in macchina lì vicino. Mettiamo un kway sopra i vestiti bagnati,è inutile cambiarsi,e proseguiamo il nostro cammino. Spero solo che finisca tutto presto,la strada in salita e la pioggia torrenziale non sono belle compagne di corsa.
Vediamo i primi ritirati,non siamo neanche a metà gara.
Io e Lillo stiamo abbastanza bene;a volte io aspetto lui,a volte lui aspetta me. La nostra marcia continua. Piano,piano ma continua.
Finisce di piovere,le ore passano e la strada è un continuo saliscendi. Ci stiamo riavvicinando al lago,il cielo sembra aprirsi e appena più avanti,intorno al 90esimo km,riusciamo finalmente a cambiarci. Indumenti puliti e asciutti sono un godimento assoluto dopo ore di pioggia,la temperatura oltretutto è gradevole. Il nostro passo è buono nonostante i km già accumulati,il mio polpaccio sembra tenere bene ed i 100 km della settimana prima sembrano essere smaltiti. Il ristoro successivo,quello del 94esimo km,è uno di quelli più grandi dove ci si può sedere e mangiare di tutto. Io e Lillo,assistiti magnificamente dai ragazzi del team,ci fermiamo a mangiare pasta al pomodoro con il formaggio e le olive. Il gusto lascia decisamente a desiderare ma la fame è tanta e butto giù di tutto. Ormai sono quasi 12 ore che stiamo correndo,tra poco passeremo il traguardo del km 100. Una volta sembrava una cosa impossibile per me spingersi fino a qui,ora non siamo neanche a metà del viaggio. La strada è lunga,Balatonaliga è ancora lontanissima.
Ripartiamo dopo una decina di minuti di pausa,mi faccio stirare un po' i gemelli del polpaccio sinistro che sono dolenti. So che non mi abbandoneranno,cerco di curarli il più possibile.
Ci sono ancora salite,sulle quali andiamo al passo. Andrea e il Guru non ci fanno mai mancare il loro supporto,è dura anche per loro. Noi cerchiamo invece di chiacchierare e di pensare positivo,correre in coppia è fondamentale in queste gare lunghe. Sento dire da molti che preferiscono correre da soli per avere modo di pensare,io non sono d'accordo. In gruppo passa tutto di più. Tra una chiacchiera e l'altra passiamo il cartello del km 100,secondo me posizionato in maniera scorretta (troverò lungo il percorso parecchi check point con chilometraggi sballati),in 12 ore e 50 minuti. Sono le 19,da lontano si rivede il lago. Il cielo è sereno,la temperatura mite e la strada finalmente spiana. Ma sta arrivando la notte e questo un po' mi preoccupa.
Incrociamo Ester,l'organizzatrice della gara,che sta correndo una frazione della staffetta. Ci siamo sentiti spesso via mail ed è lei a riconoscermi e a salutarmi. Ha guardato il pettorale sul quale,in sottofondo,c'è la bandiera italiana. Siamo pochi italiani iscritti,alcuni probabilmente non sono neanche venuti in terra ungherese. Di sicuro in gara ci siamo io,Lillo e ABS.
Arriviamo al ristoro del km 105,la stanchezza comincia a farsi sentire. Non ho mai corso più di 100 km prima di allora. Le gambe cominciamo ad essere pesanti ed il polpaccio non mi dà tregua. Ripartire è sempre doloroso,ma dobbiamo farlo se vogliamo chiudere la gara in tempo. Ci allontaniamo dalla strada per riprendere la pista ciclabile che costeggia il lago,la macchina d'appoggio non ci può seguire,la rivedremo più avanti verso il km 115. Con Lillo facciamo due conti,siamo a metà gara esatta. Abbiamo circa 18 ore per correre l'altra metà,quella più dura. La nostra corsa è sempre più stanca,le luci del giorno stanno pian piano calando cedendo il passo all'oscurità della notte.
Al km 110 avviene la svolta negativa della mia gara:succede quello che non avrei mai voluto succedesse. Ripartendo da un ristoro,dopo pochi metri di corsa,Lillo si ferma di colpo e si tocca la gamba sinistra. Dice che ha male ed è bloccato,cammina. Mi fermo,lo aspetto,proviamo a ripartire. Sembra riprendersi e corricchia. Io ho freddo,tengo il mio passo e da lontano vedo che comunque corre ed è appena dietro. Il ristoro successivo,posto al km 115, non dista molto. Là sicuramente ci saranno i ragazzi del team,potrò cambiarmi mettendo qualcosa di caldo e aspetterò Lillo.
Corro al mio passo,mi sembra di stare bene. Sono contento perchè tra poco avrò modo di riordinare le idee,di sistemarmi per il freddo della notte.
Invece,al ristoro,non c'è nessuno. Una botta tremenda per il mio morale. Cerco invano la macchina d'appoggio,sto morendo di freddo e Lillo non arriva. Sta diventando buio,lo aspetto per 5-6 minuti ma nulla. Penso che si sia fermato ancora. Bevo,mangio,aspetto ancora qualche minuto e poi sono costretto a ripartire. Corro sulla pista ciclabile,la luce ormai è fioca ed io non ho neanche la lampada frontale con me. Dove saranno i ragazzi? Pensieri negativi affollano la mia mente,cerco di correre il più possibile e non pensarci. Se non li trovo neanche al prossimo ristoro sono davvero cavoli amarissimi. Non ho con me nemmeno il telefono.
Lascio la pista ciclabile e il percorso rientra in un paese con la gente in giro per le strade perché è sabato sera. Punto dritto al ristoro del km 120,spero di trovare qualcuno là. Mi sento perso,comincio a chiedermi (come sempre) chi me l'ha fatto fare ma stavolta è diverso,stavolta è davvero dura. Corro per le strade del paese,come un'anima in pena. Poi,d'un tratto,mi sembra di sentire una voce che dice:”Simo!”...penso di avere le allucinazioni,guardo avanti e non c'è nessuno. Passa qualche secondo e risento la voce,questa volta più nitida e chiara. La riconosco,è la voce di Andrea ma non lo vedo. Ad un certo punto,dietro una fila di macchine parcheggiate,escono fuori proprio Andrea e il Guru!Ci metto un po' a capire che sono proprio loro!Mi viene quasi da piangere,non sono mai stato così felice di vederli. Dico subito che Lillo è dietro e ha male alla gamba,Andrea decide di andargli incontro mentre io vado con il Guru verso la macchina. Bevo,prendo della vitamina C,mi cambio,prendo la lampada frontale e soprattutto mi porto dietro il telefono. Le indicazioni non erano chiare e il nostro team si era dovuto arrangiare per ritrovarci. Non so se ripartire subito o aspettare ma in quel momento arriva la telefonata di Andrea al Guru che comunica che Lillo si è ritirato definitivamente. Troppo forte il male alla gamba.
Questa notizia mi spezza.
Sono al km 120,ne mancano 92 al traguardo. La notte è appena iniziata e sarà lunghissima. E,cosa più brutta,sono rimasto da solo.
Cerco di prendere forza e mi incammino verso il ristoro del km 120. Accendo il telefono e trovo i messaggi più belli che potessi leggere. C'è quello di Rada che da Milano mi sta seguendo via internet con i nostri amici,c'è anche il messaggio di Luca che corre da poco ma farà strada. Rispondo a Rada,dicendo che sto pensando molto a lei. D'altronde è pur sempre il mio addio al celibato,un po' particolare,ma è così. Lei mi risponde subito ed io ritrovo un po' di forza. Mentre mi fermo a mangiare pasta al ragù e bere una Coca ed un caffè,cerco di fare due calcoli per vedere come sono messo.
Da solo,naturalmente,è tutto più difficile.
Riparto sperando di poter dividere un pezzo di strada con qualcuno,scambio due parole in inglese ogni tanto con qualche atleta ma nulla di più. Lasciato il ristoro si entra nel bosco,di notte. Buio pesto,non si vede nulla. Neanche la luce frontale riesce a darmi una mano,inoltre c'è tanta umidità e tanta foschia. La luce che ho in testa fa lo stesso effetto degli abbaglianti dell'auto quando c'è la nebbia:illuminano il nulla. Mi passa un atleta a velocità doppia,seguito da una bicicletta poi più nessuno. Sono da solo,di notte,al buio,in mezzo ad un bosco ungherese. Mi chiedo ancora chi me lo faccia fare e non so,come sempre,darmi una risposta. I ragazzi del team saranno sulla strada principale,d'altronde su queste piste ciclabili nel nulla,l'auto non può passare. Ho freddo,l'umidità mi entra nelle ossa. Cerco di pensare positivo,il primo pensiero naturalmente va a casa dove Rada e gli amici mi stanno seguendo. Corro forte per uscire dal bosco,è una situazione irreale. Nessuno davanti,né dietro di me. Solo l'oscurità. Corro forte,si. Anche troppo forte per il male che ho al polpaccio. Sono al km 130 circa,spero che il mio fisico regga.
Finalmente esco dalla parte più brutta del percorso e ritrovo Andrea e il Guru ai quali si è aggiunto Lillo. Lo vedo per la prima volta dal suo ritiro,è seduto nel sedile posteriore della macchina. Mi dice che la gamba si è bloccata e gli fa male,mi incita ad andare avanti. Penso che devo arrivare a Balatonaliga anche per lui,l'avevo convinto a Natale a partecipare a questa follia e lui come al solito aveva deciso di accompagnarmi. Gli prometto che è l'ultima volta,ma mi faccio anche promettere da lui di non dirmi sempre di si!
Rientro nella civiltà di un paesino,con dei locali notturni tutti illuminati e la gente dentro che si diverte. Con me ora c'è Guru Carmelo che è sceso dall'auto e mi accompagna per qualche km al passo. Mi incita e mi dice che se mantengo la media arrivo tranquillo alla fine. Io non sono proprio tranquillo ma mi fido. Ci fermiamo a mangiare una zuppa calda al ristoro e bevo due bicchieri d'acqua,seduto ad un tavolo. Ogni ripartenza è terribile,le gambe sono pesantissime.
Il Guru si dà il cambio con Andrea che a sua volta scende dalla macchina e corre per un po' al mio fianco. Mi racconta di sua figlia e questo pensiero del focolare domestico mi scalda la mente in questa fredda ed infinita notte ungherese. Stiamo insieme per una decina di km,speravo di più ma in gara ci sono io e accetto a malincuore di proseguire da solo. Corro e cammino veloce,dipende dalla pendenza della strada. Così facendo,giungo al ristoro. Il chilometraggio segna 147,7 km. Quasi 150 km di corsa. Più di tre maratone consecutive,devo arrivare a cinque per essere alla fine. Non ci voglio e non ci devo pensare.
Al ristoro resto pochissimo,giusto il tempo di cambiarmi ancora una volta. Fa freddissimo e mi copro quanto più mi sia possibile. Cerco qualche atleta con cui dividere un pezzo di strada,vedo un ucraino e gli chiedo se posso stare un po' con lui. Mi risponde seccato di no,non mi era mai capitato nel mondo dell'ultramaratona di vedere così poca solidarietà. Va bene,vorrà dire che farò da solo. Ricomincio a correre e dopo un km circa,finalmente una svolta positiva alla mia gara:mi volto e vedo che mi sta raggiungendo un'atleta ungherese seguito da una bicicletta. Il suo è un viso simpatico e mi sembra tranquillo,nonostante tutta la situazione. Chiedo anche a lui di correre insieme e questa volta ricevo un sorriso ed un sì.
L'atleta si chiama Lajos,è un medico ungherese di 40 anni ed è un ex triatleta,finisher di Ironman. La persona che lo segue in bici è la sua fidanzata. Iniziamo a chiacchierare in inglese,parliamo delle nostre vite così lontane e diverse. Potere dell'ultramaratona,sembra che ci conosciamo da una vita. Decidiamo di correre per venti minuti e andare al passo per altri dieci e così la strada passa veloce. Ricevo un messaggio di Rada che a Milano non riesce a dormire,mi sta pensando ed io sono felice di poterle dire che mancano “solo” 55 km all'arrivo. Ce la posso fare,anche se fisicamente sto calando tantissimo. Ho freddo,ho sonno e ho le gambe di legno. Il polpaccio invece,non lo sento proprio più.
Con Lajos si corre bene,ci fermiamo lo stretto necessario ai ristori e ripartiamo subito. Cerchiamo di guadagnare quanto più margine possibile per chiudere in tempo la gara. Ed è bellissimo quando,alle 3.52 precise,vediamo le prime luci dell'alba. Ora ho davvero sonno,ma imperterrito continuo nella mia marcia di avvicinamento a Balatonaliga. In quei momenti si pensa di tutto:con Lajos ci immaginiamo un letto,una doccia calda,un bagno. Personalmente penso anche a quanto tempo passerà prima di iscrivermi ancora ad una gara,sono arrivato alla UltraBalaton consapevole che dopo di essa mi prenderò un lungo momento di pausa e non solo per il matrimonio. Questo pensiero mi fa stare bene.
Le luci del giorno ormai si stanno alzando e con esse,spero,anche la temperatura. Mi capita per tre volte una cosa stranissima:mi addormento mentre corro!Per ben tre volte!Le palpebre pian piano si chiudono e la mia corsa vira verso destra. Quando sento sotto le suole che l'asfalto lascia spazio all'erba,mi sveglio di colpo e ritorno in me riprendendo subito la mia andatura stanca. Nonostante tutto i km passano ed arriviamo ad un grande ristoro dove ci fermiamo,mangiamo un risotto caldo e una Coca. Mi faccio dare dalle gentilissime volontarie della gara anche una bella tazza di caffè bollente. Si gela ancora e tremo dal freddo ma non perdo tempo. Chiedo al Guru di tirarmi ancora il polpaccio,mi fa un male cane. Credo che la contrattura iniziale sia diventata qualcosa di più.
Si riparte,ormai siamo in ballo e l'accoppiata Simone-Lajos sembra funzionare. Chiedo all'ungherese di aumentare un po' il passo nei venti minuti di corsa in modo da essere sicuro di farcela. Lui annuisce ma pagherà più tardi questo ulteriore sforzo fisico. Manca ancora una maratona all'arrivo,l'ultima di cinque consecutive. Solo 42 fottuti km,ce la possiamo fare.
Al km 169,girando a destra sul lungolago,vedo la macchina del Kicci ferma con lo stesso e Ciro fuori. Chiedo cosa succede e mi indicano ABS dentro la vettura,sembra che si stia cambiando. Mi dicono che ha un momento di flessione,so che non vuole essere disturbato così saluto gli amici e continuo a correre. Mi viene in mente la notte di Asolo del luglio scorso quando un quasi sconosciuto (fino ad allora) diventa per me un eroe,aiutandomi ad arrivare alla fine della gara. Vorrei fermarmi,ma ABS era stato chiaro alla partenza e quindi rispetto la sua decisione. Inoltre non potrei essere di aiuto più di tanto viste le mie condizioni.
Il sole è alto nel cielo,la temperatura dopo la notte gelida e umida finalmente è mite e posso cambiarmi mettendo una maglia asciutta a maniche corte. Sembra passato anche il sonno,ormai sono quasi 27 ore che sono sveglio ma l'adrenalina mi tiene in piedi. Non ho neanche fame,ai ristori bevo solo acqua. Lajos ogni tanto sembra perdere colpi,l'allungo di qualche km prima deve aver lasciato il segno. Stiamo correndo su una strada vera e propria,niente ciclabile per fortuna,così la macchina d'appoggio può seguirmi da vicino. Dopo un lungo ed infinito rettilineo scaldato dal sole della domenica mattina,vediamo in lontananza un arco gonfiabile con l'orario. Sono quasi le otto del mattino. Soprattutto vediamo un cartello e su quel cartello c'è scritto un numero inequivocabile: km 180. Meno 32 km all'arrivo,ancora tantissimo nelle condizioni in cui mi trovo. Ma ieri erano 212,ora solo 32 e questo è quello che conta.
Ai ristori i volontari mi chiedono se voglio mangiare o bere e mi propongono di tutto. Sono davvero molto gentili,anzi mi sento di dire che sono la nota più lieta di questa gara. Io mangio qualcosina e soprattutto bevo,bevo tanto.
Ripartiamo ma Lajos accusa il colpo. Cerco di aspettarlo ma devo anche fare dei calcoli. Di questo passo non arriviamo entro le 32 ore. Lo aspetto ancora per un ristoro ma quando ripartiamo devo,a malincuore e con il groppo in gola,salutarlo. Gli auguro buona fortuna,ci abbracciamo e vado. In pochi minuti non lo vedo già più dietro di me. Corro per un bel pezzo di strada,mi chiedo da dove stia tirando fuori quell'energia che sinceramente non pensavo di possedere. Passano lentamente i km ed i ristori,la gamba mi fa malissimo. Le chiedo un ultimo leggendario sforzo,siamo quasi alla fine. Andrea mi accompagna per un pezzo di strada al passo,ci sono ben 4 km di salita e siamo a cavallo del 190esimo. Ho paura di non riuscire a stare entro le 32 ore e per due lunghissimi km di salita sono costretto a correre. Questo sforzo ulteriore dà una mazzata al mio fisico già stremato dal dolore,dai km e dal sonno. Quando la salita finisce e la strada spiana,arrivo al ristoro del km 192,meno 20 km alla fine. Meno di una mezza maratona.
Ma qui ho la crisi più nera di tutta la gara. Vedo da lontano il Guru e Lillo,faccio loro un cenno per farli venire verso di me e scoppio in un pianto irrefrenabile. Piango tantissimo,come un bambino,senza freni. Non ne ho più,non ne ho davvero più. Il polpaccio mi sta esplodendo,non riesco neanche a camminare. E non posso camminare. Chiedo un caffè che Lillo,come il migliore degli accompagnatori,mi porta subito. Al ristoro vogliono rifilarmi un antidolorifico,non lo accetto. Al traguardo,se ci arrivo,ci arrivo con le mie gambe e senza inutili palliativi. Questo deve essere chiaro.
Ripartire è un trauma,ma anche stavolta ce la faccio. Non so più quante persone ho visto,quante facce,quanti paesini. Ho visto il lago Balaton da ogni prospettiva,mi sto meritando tutta la strada. Me la sto guadagnando,metro dopo metro qui in terra magiara.
Gli otto km che mi separano dal ristoro successivo sembrano infiniti,ho lasciato in macchina il telefono ed il marsupio. Non voglio peso inutile,i ragazzi mi scorteranno fino in fondo ormai. Alterno corsa e cammino. Correndo tra l'altro sento meno male al polpaccio rispetto al cammino. Sembra paradossale ma è così. Dopo un'infinità di tempo e di fatica,scorgo da lontano Andrea con la telecamera in mano. Sta riprendendo tutto dall'inizio. Sono felice quando lo vedo,felicissimo. Girato l'angolo vengo accolto da un bel gruppo di gente che vedendomi inizia ad applaudire e sento anche un piccolo boato. Resto incredulo,poi capisco: sul cartello c'è scritto km 200,3!
Si,200 km superati!Come due 100 km del Passatore,una dopo l'altra. Il pensiero di arrivare a Faenza e tornare indietro mi fa capire che questa è una grande impresa e non è ancora finita. Mi viene spontaneo un urlo liberatorio che avranno sentito fino a Budapest.
Mi siedo,bevo ed il polpaccio,dopo essere stato messo sotto pressione dal quinto km,decide di lasciarmi definitivamente. Non riesco più a camminare,figuriamoci a correre. Quella che era una contrattura,sarà diventata uno stiramento se non qualcosa di più.
Mancano 12 km alla fine,a Balatonaliga ci arrivo. Per fermarmi,ora mi devono abbattere. So che l'impresa è a portata di mano. Stringo i denti,penso a chi mi sta seguendo a casa e corro ancora. Un dolore lancinante mi parte dalla gamba e arriva fino al gluteo e più in alto ancora. La mia corsa è inguardabile,zoppico e la mia andatura è barcollante per evitare di caricare peso sulla gamba sinistra. Starò fermo dopo questa gara,ma ora non me lo posso permettere. Devo continuare. Fa anche caldo adesso e bevo tantissimo.
Non so come,ma arrivo anche agli ultimi due ristori. Il primo lo passo senza fermarmi. Al secondo,quello del km 208,io ed i ragazzi del team ci facciamo fare una foto ricordo. Stavolta è davvero finita,non ci sono più da fare calcoli. Gli ultimi 4 km sono tutti in salita,tranne all'arrivo dentro al villaggio. Sono su un percorso panoramico a picco sul lago Balaton. La macchina non può passare da lì e con i ragazzi ci diamo appuntamento all'arrivo,finalmente.
Ricomincia a piovere,d'un tratto anche forte,ma ormai non mi frega più niente. Mancano solo tre km alla fine e non ho più paura di nulla.
È un momento toccante,sono da solo e sono consapevole di avercela fatta. Scoppio di nuovo in un pianto incontrollato,ma stavolta è diverso dal precedente. Stavolta è un pianto di gioia. Guardo il lago dall'alto,è enorme ed io l'ho girato tutto. Dall'inizio alla fine.
La prima cosa che faccio è ringraziare queste mie gambe,questa mia testa e questo mio cuore. Ho chiesto loro di spostare il limite ancora e non mi hanno lasciato solo neanche stavolta. Anche se era una follia,anche se tutti mi dicevano che stavo alzando troppo l'asticella. Invece ero lì,con Passatore e UltraBalaton messe in tasca. Con oltre 200 km alle spalle,con oltre 30 ore di gara sofferta.
L'arrivo a Balatonaliga,sotto una pioggia battente,sarà uno dei ricordi sportivi più intensi.
Vedo Ciro che mi dice di arrivare da solo per le foto,scendo la lunga discesa e vedo i posti dai quali eravamo partiti un giorno e mezzo prima. A pochi metri dal traguardo ci sono Guru e Lillo che mi aspettano con la maglia celebrativa di Passatore-UltraBalaton-Matrimonio (io l'avevo indossata a 10 km dalla fine). Corro forte e bene,l'adrenalina non mi fa sentire dolore.
Quello che succede dopo è difficile da descrivere.
Taglio il traguardo della UltraBalaton dopo 212 km di follia in 31 ore,8 minuti e 8 secondi. L'organizzatrice mi dice di rifare l'arrivo perché vuole che io tagli anche il nastro della Nike con il mio nome,riservato ai finisher. Accetto volentieri e ripasso sotto l'arco.
Stavolta mi butto per terra,faccio sei flessioni e sto lì.
Semplicemente me ne sto lì fermo,non serve più muoversi. Ho dato tutto e di più.
Ester viene da me e si complimenta,poi vado a ricevere l'abbraccio dei miei amici e a prendere la birra analcolica che danno all'arrivo. Consegno il chip e vado sotto il tendone. Sono ancora incredulo. Non so se ridere o piangere.
L'ultramaratona è una perfetta metafora della vita.
Sarebbe stato facile di notte,al freddo,con il male,con il sonno,alzare la mano e dire:”ok,mi ritiro”.Tutto sarebbe finito subito,all'istante. Avrei avuto immediatamente una sedia,un posto caldo,un letto.
Ma sarebbe stata una scorciatoia,un evitare le difficoltà.
Non ho accettato di scendere a compromessi,anche se è stata dura. Ho lottato,ho stretto i denti,ho sofferto e ce l'ho fatta. Come nella vita.
L'ultramaratona ti forgia nel fisico,nella mente e nello spirito. Ti rende più forte,ti abitua a domare il tuo fisico con la forza della tua mente. Ti ripulisce,ti distrugge e ti fa rinascere.
Questo è per me correre 212 km ed è il motivo per cui lo faccio.
Ci ho messo almeno tre giorni a realizzare tutto,quando ho riacceso il telefono ho trovato centinaia di messaggi e complimenti. Non so cosa farò ora,riposo a parte. Fino a qui ci sono arrivato. Vedremo.
Devo ringraziare le persone senza le quali non sarei mai arrivato al traguardo.
In primo luogo Lillo per esserci stato ed aver accettato questa follia.
Lajos (che chiuderà la gara 22 minuti dopo di me)che mi ha dato una mano nel momento peggiore. E poi Guru Carmelo e Andrea per la costante presenza e per l'importantissimo contributo morale e motivazionale.
ABS e Ciro,fonti d'ispirazione e Maurone Firmani per avermi aiutato a tenermi al Passatore senza strafare.
A Rada,con la quale inizierò tra poco la gara più bella, e ai miei amici e familiari che mi hanno seguito da casa dandomi un'incredibile forza.
Anche questa è andata,ora godiamoci un meritatissimo riposo!
Le iscrizioni aprivano l'1 gennaio alle 2.00 di notte e per non perdere tempo, sono stato tra i primi ad iscrivermi. Non prima però di aver messo insieme un team di accompagnatori fidati:a correre con me il solito Lillo che non sa mai dirmi di no e ad accompagnarci con l'auto d'appoggio Andrea alla sua prima esperienza in una gara del genere. Pochi giorni prima del via si è aggiunto a noi anche il grande Guru,capitano di mille battaglie,Carmelo.
Da gennaio alla partenza ho cercato di mettere nelle gambe quanti più km possibili,allenando sia le gambe-ovvio-ma anche e soprattutto la testa. Per questo motivo oltre alle solite maratone che faccio ogni anno ho voluto aggiungere la 100 km di Seregno ed un allenamento di 42 km al parco di Trenno a Milano in “beata” solitudine. In poche parole,nei sei mesi che hanno preceduto l'esperienza ungherese ho corso la maratona di Crevalcore,la 100 km del Sahara,la maratona di Roma,la maratona di Milano,la 100 km di Seregno,la maratona di Vercelli,l'allenamento al parco ed infine il Passatore.
Si,il Passatore!Ero già iscritto e nonostante fosse solo a sei giorni dalla UltraBalaton,ho voluto correrlo lo stesso nonostante le numerosissime persone che mi dicevano che stavo facendo una pazzia e che avrei compromesso la gara in Ungheria. Ma ormai la mia testa dura era già partita verso la Grande Sfida,messa lì quasi per caso: Passatore-UltraBalaton-Matrimonio....per un mese storico che non dimenticherò più!
Il 25 maggio sono partito da Firenze per una delle edizioni del Passatore più toste di sempre:pioggia,vento e freddo per 100 km....per non farmi mancare proprio niente!
Ho corso la prima parte di gara con Mauro Fiorini,esordiente sulla distanza e la seconda bellissima parte nella notte con il Maestro Mauro Firmani con il quale,oltre ad una piacevolissima chiacchierata di ore,ho iniziato a pensare ad un “piano” sul come poter affrontare i 200 e rotti km della settimana successiva. Abbiamo tagliato il traguardo di Faenza in scioltezza in 12 ore e 22 minuti e mi sono lasciato andare alle solite flessioni post arrivo.
I giorni tra una gara e l'altra sono volati via velocissimi e siamo arrivati subito a venerdì. Ritrovo da me alle 6.15 e partenza per l'aeroporto di Bergamo. Dopo meno di un'ora e mezza eravamo già a Budapest dove,presa l'auto a noleggio che mi seguirà in gara, ci siamo diretti al lago Balaton distante circa un centinaio di km.
Siamo arrivati al Club Aliga,sede di arrivo,partenza,ritiro pettorali e organizzazione nel quale avevamo prenotato una quadrupla. Avevo letto che questo villaggio sul Balaton aveva aperto apposta per la gara e di questo ce ne siamo accorti subito:la stanza era fredda,puzzava di chiuso,c'erano ragnatele ovunque (e ragni) ed il tutto inserito in una struttura che definire fatiscente poteva rivelarsi un complimento. Poco male,ho pensato:la prima notte passi,la seconda starò correndo e la terza sarò in coma!
Nel pomeriggio ritiro pettorali e attesa dell'arrivo degli altri italiani:Andrea (che chiameremo ABS),il Brad Pitt delle Ultra che correrà la gara accompagnato da Ciro e da Kicci.. A seguire cena a Balatonvilagos e poi a nanna prestissimo vista la sveglia del giorno seguente.
Sabato 1 giugno la suoneria del telefono ci informa che sono le 4.45 e che abbiamo 15 minuti per essere pronti per la colazione. Soprattutto ci dice che tra poco più di un'ora,alle 6 precise,inizia l'avventura.
Colazione,preparazione accessori e vestizione. Siamo pronti. Io e Lillo raggiungiamo ABS nella griglia di partenza sotto l'arco Nike con la scritta UltraBalaton. Se vi ritorneremo nel senso opposto,vorrà dire che avremo corso per 212 km.
Minuto di silenzio. Colpo di tromba. Partiti.
Inizia un'avventura che mai,fino a qualche tempo fa,avrei pensato di poter anche solo immaginare...ma ormai siamo lì e non possiamo fare altro che correre.
Si esce subito dal villaggio e si corre su una pista ciclabile che sarà nostra compagna per tantissimi km durante la gara. I ristori sono posizionati a distanze variabili uno dall'altro e solo in alcuni ci può arrivare la macchina d'appoggio. Gara non organizzata benissimo,oltre ai 145 atleti individuali infatti,ci sono centinaia di staffette e pure una gara ciclistica. La pista ciclabile non è larghissima quindi all'inizio ci sono problemi di intasamento. Proprio per evitare una bici,dopo pochi minuti di gara,mi allargo sulla destra e mi pungo con un rovo sporgente sul percorso iniziando a perdere sangue....cominciamo bene. Al km 5,a gara appena iniziata,sento un leggero dolore al polpaccio sinistro:contrattura!
Non ci posso credere!Mai avuto un problema del genere negli ultimi due anni! Proprio nella gara più importante e proprio all'inizio...penso che sia un “regalo” della 100 km della settimana precedente...eppure stavo bene. Cerco di non pensarci,mi stiro un po' e continuo a correre. Magari più avanti chiederò un massaggio al Guru,uno di quelli che mi salvò nel 2011 al mio primo Passatore,alla mia prima soffertissima 100 km.
L'aria è fresca ma non fredda,il cielo è nuvoloso ma per ora non piove. Ogni tanto esce anche qualche barlume di sole. Corro bene con Lillo,ormai siamo collaudati:lui a sinistra e io a destra,da sempre corriamo così. Passano i km,passano i ristori ai quali ci fermiamo sempre per bere. Ogni volta c'è il controllo del chip che abbiamo attaccato ad un braccialetto sul polso.
Mi faccio fare anche un massaggio veloce dal Guru ma non sortisce l'effetto desiderato,il polpaccio continua a darmi seri problemi. E io continuo a cercare di non pensarci.
Per la prima parte di gara costeggiamo il lago,dopo una trentina di km lo lasciamo per staccarci dal litorale e correre su stradine che attraversano paesi che sembrano disabitati. Sono le 9 del mattino di sabato e davvero non c'è anima viva in giro. Poco più avanti inizia a piovere.
Per fortuna una pioggerella leggera che non è molto fastidiosa,la temperatura rimane accettabile (io soffro tantissimo il freddo) e continuiamo nella nostra marcia km dopo km. Intorno al 40esimo km,nei pressi della città di Tihany dalla quale partiva e arrivava la gara l'anno scorso,rivediamo il lago e passiamo il primo ristoro fornito anche di pasta. Per ora né io,né Lillo abbiamo fame quindi tiriamo dritto dopo aver solo bevuto acqua. Si comincia a salire,lo si farà per oltre 60 km. Saliscendi continui con erte anche al 10% che di sicuro non giovano ai nostri muscoli ormai provati da 50 e rotti km di corsa. Vediamo sempre il Kicci,l'accompagnatore di ABS. I ragazzi del nostro team invece si perdono e li ritroviamo solo dopo 30 km,in prossimità del 70esimo. Nei saliscendi il polpaccio sembra farmi meno male,purtroppo è solo un'impressione. Veniamo superati di lì a poco da ABS e Ciro che fino a quel momento avevano tenuto un'andatura inferiore alla nostra. Li salutiamo ma in realtà capisco che vogliono stare tra di loro,quindi rallento e mi stacco.
Iniziamo a mangiare pane e formaggio,pomodori e biscotti bevendo sempre acqua alternata ogni tanto con la Coca Cola. Riprendiamo anche contatto con il Guru e con Andrea che da quel momento e per molti km a seguire vedremo spesso,praticamente ad ogni ristoro. La situazione generale sembra ancora buona:Lillo lamenta delle vesciche subito curate mentre io,polpaccio a parte,sto decisamente bene. Siamo al 75esimo km però...e manca una vita. Meglio non pensarci.
Nelle ultramaratone o comunque nelle gare lunghe in genere,tendo a scomporre la distanza in tanti piccoli traguardi da raggiungere. Così sembra essere più digeribile la distanza,per esempio lì al 75esimo il traguardo era di arrivare presto a 100 km in modo da fare cifra tonda. Se pensi a tutta la distanza insieme,è finita!
Il percorso,dopo un qualche km vicino al lago,torna ad allontanarsi da esso e salire verso l'entroterra. Ma non è questo che mi preoccupa. La pioggerella è terminata ormai da qualche tempo,i nostri indumenti si sono già asciugati ma i nuvoloni nerissimi all'orizzonte non lasciano presagire nulla di buono. Ed infatti,come ormai succede in quasi ogni mia gara (non ultimo il Passatore di sei giorni prima),inizia a piovere fortissimo. Di lì a poco la pioggia diventa un vero e proprio nubifragio con addirittura piccoli chicchi di grandine. La strada è allagata,scendono dei piccoli torrenti di acqua e naturalmente,nonostante tutte le attenzioni,le scarpe e i piedi si inzuppano subito. Spero solo che la vasellina messa copiosamente sulle estremità sia sufficiente ad evitare fastidiose vesciche.
Siamo fradici,completamente inzuppati di acqua. Al primo ristoro utile troviamo il Guru sotto un tendone con Andrea pronto in macchina lì vicino. Mettiamo un kway sopra i vestiti bagnati,è inutile cambiarsi,e proseguiamo il nostro cammino. Spero solo che finisca tutto presto,la strada in salita e la pioggia torrenziale non sono belle compagne di corsa.
Vediamo i primi ritirati,non siamo neanche a metà gara.
Io e Lillo stiamo abbastanza bene;a volte io aspetto lui,a volte lui aspetta me. La nostra marcia continua. Piano,piano ma continua.
Finisce di piovere,le ore passano e la strada è un continuo saliscendi. Ci stiamo riavvicinando al lago,il cielo sembra aprirsi e appena più avanti,intorno al 90esimo km,riusciamo finalmente a cambiarci. Indumenti puliti e asciutti sono un godimento assoluto dopo ore di pioggia,la temperatura oltretutto è gradevole. Il nostro passo è buono nonostante i km già accumulati,il mio polpaccio sembra tenere bene ed i 100 km della settimana prima sembrano essere smaltiti. Il ristoro successivo,quello del 94esimo km,è uno di quelli più grandi dove ci si può sedere e mangiare di tutto. Io e Lillo,assistiti magnificamente dai ragazzi del team,ci fermiamo a mangiare pasta al pomodoro con il formaggio e le olive. Il gusto lascia decisamente a desiderare ma la fame è tanta e butto giù di tutto. Ormai sono quasi 12 ore che stiamo correndo,tra poco passeremo il traguardo del km 100. Una volta sembrava una cosa impossibile per me spingersi fino a qui,ora non siamo neanche a metà del viaggio. La strada è lunga,Balatonaliga è ancora lontanissima.
Ripartiamo dopo una decina di minuti di pausa,mi faccio stirare un po' i gemelli del polpaccio sinistro che sono dolenti. So che non mi abbandoneranno,cerco di curarli il più possibile.
Ci sono ancora salite,sulle quali andiamo al passo. Andrea e il Guru non ci fanno mai mancare il loro supporto,è dura anche per loro. Noi cerchiamo invece di chiacchierare e di pensare positivo,correre in coppia è fondamentale in queste gare lunghe. Sento dire da molti che preferiscono correre da soli per avere modo di pensare,io non sono d'accordo. In gruppo passa tutto di più. Tra una chiacchiera e l'altra passiamo il cartello del km 100,secondo me posizionato in maniera scorretta (troverò lungo il percorso parecchi check point con chilometraggi sballati),in 12 ore e 50 minuti. Sono le 19,da lontano si rivede il lago. Il cielo è sereno,la temperatura mite e la strada finalmente spiana. Ma sta arrivando la notte e questo un po' mi preoccupa.
Incrociamo Ester,l'organizzatrice della gara,che sta correndo una frazione della staffetta. Ci siamo sentiti spesso via mail ed è lei a riconoscermi e a salutarmi. Ha guardato il pettorale sul quale,in sottofondo,c'è la bandiera italiana. Siamo pochi italiani iscritti,alcuni probabilmente non sono neanche venuti in terra ungherese. Di sicuro in gara ci siamo io,Lillo e ABS.
Arriviamo al ristoro del km 105,la stanchezza comincia a farsi sentire. Non ho mai corso più di 100 km prima di allora. Le gambe cominciamo ad essere pesanti ed il polpaccio non mi dà tregua. Ripartire è sempre doloroso,ma dobbiamo farlo se vogliamo chiudere la gara in tempo. Ci allontaniamo dalla strada per riprendere la pista ciclabile che costeggia il lago,la macchina d'appoggio non ci può seguire,la rivedremo più avanti verso il km 115. Con Lillo facciamo due conti,siamo a metà gara esatta. Abbiamo circa 18 ore per correre l'altra metà,quella più dura. La nostra corsa è sempre più stanca,le luci del giorno stanno pian piano calando cedendo il passo all'oscurità della notte.
Al km 110 avviene la svolta negativa della mia gara:succede quello che non avrei mai voluto succedesse. Ripartendo da un ristoro,dopo pochi metri di corsa,Lillo si ferma di colpo e si tocca la gamba sinistra. Dice che ha male ed è bloccato,cammina. Mi fermo,lo aspetto,proviamo a ripartire. Sembra riprendersi e corricchia. Io ho freddo,tengo il mio passo e da lontano vedo che comunque corre ed è appena dietro. Il ristoro successivo,posto al km 115, non dista molto. Là sicuramente ci saranno i ragazzi del team,potrò cambiarmi mettendo qualcosa di caldo e aspetterò Lillo.
Corro al mio passo,mi sembra di stare bene. Sono contento perchè tra poco avrò modo di riordinare le idee,di sistemarmi per il freddo della notte.
Invece,al ristoro,non c'è nessuno. Una botta tremenda per il mio morale. Cerco invano la macchina d'appoggio,sto morendo di freddo e Lillo non arriva. Sta diventando buio,lo aspetto per 5-6 minuti ma nulla. Penso che si sia fermato ancora. Bevo,mangio,aspetto ancora qualche minuto e poi sono costretto a ripartire. Corro sulla pista ciclabile,la luce ormai è fioca ed io non ho neanche la lampada frontale con me. Dove saranno i ragazzi? Pensieri negativi affollano la mia mente,cerco di correre il più possibile e non pensarci. Se non li trovo neanche al prossimo ristoro sono davvero cavoli amarissimi. Non ho con me nemmeno il telefono.
Lascio la pista ciclabile e il percorso rientra in un paese con la gente in giro per le strade perché è sabato sera. Punto dritto al ristoro del km 120,spero di trovare qualcuno là. Mi sento perso,comincio a chiedermi (come sempre) chi me l'ha fatto fare ma stavolta è diverso,stavolta è davvero dura. Corro per le strade del paese,come un'anima in pena. Poi,d'un tratto,mi sembra di sentire una voce che dice:”Simo!”...penso di avere le allucinazioni,guardo avanti e non c'è nessuno. Passa qualche secondo e risento la voce,questa volta più nitida e chiara. La riconosco,è la voce di Andrea ma non lo vedo. Ad un certo punto,dietro una fila di macchine parcheggiate,escono fuori proprio Andrea e il Guru!Ci metto un po' a capire che sono proprio loro!Mi viene quasi da piangere,non sono mai stato così felice di vederli. Dico subito che Lillo è dietro e ha male alla gamba,Andrea decide di andargli incontro mentre io vado con il Guru verso la macchina. Bevo,prendo della vitamina C,mi cambio,prendo la lampada frontale e soprattutto mi porto dietro il telefono. Le indicazioni non erano chiare e il nostro team si era dovuto arrangiare per ritrovarci. Non so se ripartire subito o aspettare ma in quel momento arriva la telefonata di Andrea al Guru che comunica che Lillo si è ritirato definitivamente. Troppo forte il male alla gamba.
Questa notizia mi spezza.
Sono al km 120,ne mancano 92 al traguardo. La notte è appena iniziata e sarà lunghissima. E,cosa più brutta,sono rimasto da solo.
Cerco di prendere forza e mi incammino verso il ristoro del km 120. Accendo il telefono e trovo i messaggi più belli che potessi leggere. C'è quello di Rada che da Milano mi sta seguendo via internet con i nostri amici,c'è anche il messaggio di Luca che corre da poco ma farà strada. Rispondo a Rada,dicendo che sto pensando molto a lei. D'altronde è pur sempre il mio addio al celibato,un po' particolare,ma è così. Lei mi risponde subito ed io ritrovo un po' di forza. Mentre mi fermo a mangiare pasta al ragù e bere una Coca ed un caffè,cerco di fare due calcoli per vedere come sono messo.
Da solo,naturalmente,è tutto più difficile.
Riparto sperando di poter dividere un pezzo di strada con qualcuno,scambio due parole in inglese ogni tanto con qualche atleta ma nulla di più. Lasciato il ristoro si entra nel bosco,di notte. Buio pesto,non si vede nulla. Neanche la luce frontale riesce a darmi una mano,inoltre c'è tanta umidità e tanta foschia. La luce che ho in testa fa lo stesso effetto degli abbaglianti dell'auto quando c'è la nebbia:illuminano il nulla. Mi passa un atleta a velocità doppia,seguito da una bicicletta poi più nessuno. Sono da solo,di notte,al buio,in mezzo ad un bosco ungherese. Mi chiedo ancora chi me lo faccia fare e non so,come sempre,darmi una risposta. I ragazzi del team saranno sulla strada principale,d'altronde su queste piste ciclabili nel nulla,l'auto non può passare. Ho freddo,l'umidità mi entra nelle ossa. Cerco di pensare positivo,il primo pensiero naturalmente va a casa dove Rada e gli amici mi stanno seguendo. Corro forte per uscire dal bosco,è una situazione irreale. Nessuno davanti,né dietro di me. Solo l'oscurità. Corro forte,si. Anche troppo forte per il male che ho al polpaccio. Sono al km 130 circa,spero che il mio fisico regga.
Finalmente esco dalla parte più brutta del percorso e ritrovo Andrea e il Guru ai quali si è aggiunto Lillo. Lo vedo per la prima volta dal suo ritiro,è seduto nel sedile posteriore della macchina. Mi dice che la gamba si è bloccata e gli fa male,mi incita ad andare avanti. Penso che devo arrivare a Balatonaliga anche per lui,l'avevo convinto a Natale a partecipare a questa follia e lui come al solito aveva deciso di accompagnarmi. Gli prometto che è l'ultima volta,ma mi faccio anche promettere da lui di non dirmi sempre di si!
Rientro nella civiltà di un paesino,con dei locali notturni tutti illuminati e la gente dentro che si diverte. Con me ora c'è Guru Carmelo che è sceso dall'auto e mi accompagna per qualche km al passo. Mi incita e mi dice che se mantengo la media arrivo tranquillo alla fine. Io non sono proprio tranquillo ma mi fido. Ci fermiamo a mangiare una zuppa calda al ristoro e bevo due bicchieri d'acqua,seduto ad un tavolo. Ogni ripartenza è terribile,le gambe sono pesantissime.
Il Guru si dà il cambio con Andrea che a sua volta scende dalla macchina e corre per un po' al mio fianco. Mi racconta di sua figlia e questo pensiero del focolare domestico mi scalda la mente in questa fredda ed infinita notte ungherese. Stiamo insieme per una decina di km,speravo di più ma in gara ci sono io e accetto a malincuore di proseguire da solo. Corro e cammino veloce,dipende dalla pendenza della strada. Così facendo,giungo al ristoro. Il chilometraggio segna 147,7 km. Quasi 150 km di corsa. Più di tre maratone consecutive,devo arrivare a cinque per essere alla fine. Non ci voglio e non ci devo pensare.
Al ristoro resto pochissimo,giusto il tempo di cambiarmi ancora una volta. Fa freddissimo e mi copro quanto più mi sia possibile. Cerco qualche atleta con cui dividere un pezzo di strada,vedo un ucraino e gli chiedo se posso stare un po' con lui. Mi risponde seccato di no,non mi era mai capitato nel mondo dell'ultramaratona di vedere così poca solidarietà. Va bene,vorrà dire che farò da solo. Ricomincio a correre e dopo un km circa,finalmente una svolta positiva alla mia gara:mi volto e vedo che mi sta raggiungendo un'atleta ungherese seguito da una bicicletta. Il suo è un viso simpatico e mi sembra tranquillo,nonostante tutta la situazione. Chiedo anche a lui di correre insieme e questa volta ricevo un sorriso ed un sì.
L'atleta si chiama Lajos,è un medico ungherese di 40 anni ed è un ex triatleta,finisher di Ironman. La persona che lo segue in bici è la sua fidanzata. Iniziamo a chiacchierare in inglese,parliamo delle nostre vite così lontane e diverse. Potere dell'ultramaratona,sembra che ci conosciamo da una vita. Decidiamo di correre per venti minuti e andare al passo per altri dieci e così la strada passa veloce. Ricevo un messaggio di Rada che a Milano non riesce a dormire,mi sta pensando ed io sono felice di poterle dire che mancano “solo” 55 km all'arrivo. Ce la posso fare,anche se fisicamente sto calando tantissimo. Ho freddo,ho sonno e ho le gambe di legno. Il polpaccio invece,non lo sento proprio più.
Con Lajos si corre bene,ci fermiamo lo stretto necessario ai ristori e ripartiamo subito. Cerchiamo di guadagnare quanto più margine possibile per chiudere in tempo la gara. Ed è bellissimo quando,alle 3.52 precise,vediamo le prime luci dell'alba. Ora ho davvero sonno,ma imperterrito continuo nella mia marcia di avvicinamento a Balatonaliga. In quei momenti si pensa di tutto:con Lajos ci immaginiamo un letto,una doccia calda,un bagno. Personalmente penso anche a quanto tempo passerà prima di iscrivermi ancora ad una gara,sono arrivato alla UltraBalaton consapevole che dopo di essa mi prenderò un lungo momento di pausa e non solo per il matrimonio. Questo pensiero mi fa stare bene.
Le luci del giorno ormai si stanno alzando e con esse,spero,anche la temperatura. Mi capita per tre volte una cosa stranissima:mi addormento mentre corro!Per ben tre volte!Le palpebre pian piano si chiudono e la mia corsa vira verso destra. Quando sento sotto le suole che l'asfalto lascia spazio all'erba,mi sveglio di colpo e ritorno in me riprendendo subito la mia andatura stanca. Nonostante tutto i km passano ed arriviamo ad un grande ristoro dove ci fermiamo,mangiamo un risotto caldo e una Coca. Mi faccio dare dalle gentilissime volontarie della gara anche una bella tazza di caffè bollente. Si gela ancora e tremo dal freddo ma non perdo tempo. Chiedo al Guru di tirarmi ancora il polpaccio,mi fa un male cane. Credo che la contrattura iniziale sia diventata qualcosa di più.
Si riparte,ormai siamo in ballo e l'accoppiata Simone-Lajos sembra funzionare. Chiedo all'ungherese di aumentare un po' il passo nei venti minuti di corsa in modo da essere sicuro di farcela. Lui annuisce ma pagherà più tardi questo ulteriore sforzo fisico. Manca ancora una maratona all'arrivo,l'ultima di cinque consecutive. Solo 42 fottuti km,ce la possiamo fare.
Al km 169,girando a destra sul lungolago,vedo la macchina del Kicci ferma con lo stesso e Ciro fuori. Chiedo cosa succede e mi indicano ABS dentro la vettura,sembra che si stia cambiando. Mi dicono che ha un momento di flessione,so che non vuole essere disturbato così saluto gli amici e continuo a correre. Mi viene in mente la notte di Asolo del luglio scorso quando un quasi sconosciuto (fino ad allora) diventa per me un eroe,aiutandomi ad arrivare alla fine della gara. Vorrei fermarmi,ma ABS era stato chiaro alla partenza e quindi rispetto la sua decisione. Inoltre non potrei essere di aiuto più di tanto viste le mie condizioni.
Il sole è alto nel cielo,la temperatura dopo la notte gelida e umida finalmente è mite e posso cambiarmi mettendo una maglia asciutta a maniche corte. Sembra passato anche il sonno,ormai sono quasi 27 ore che sono sveglio ma l'adrenalina mi tiene in piedi. Non ho neanche fame,ai ristori bevo solo acqua. Lajos ogni tanto sembra perdere colpi,l'allungo di qualche km prima deve aver lasciato il segno. Stiamo correndo su una strada vera e propria,niente ciclabile per fortuna,così la macchina d'appoggio può seguirmi da vicino. Dopo un lungo ed infinito rettilineo scaldato dal sole della domenica mattina,vediamo in lontananza un arco gonfiabile con l'orario. Sono quasi le otto del mattino. Soprattutto vediamo un cartello e su quel cartello c'è scritto un numero inequivocabile: km 180. Meno 32 km all'arrivo,ancora tantissimo nelle condizioni in cui mi trovo. Ma ieri erano 212,ora solo 32 e questo è quello che conta.
Ai ristori i volontari mi chiedono se voglio mangiare o bere e mi propongono di tutto. Sono davvero molto gentili,anzi mi sento di dire che sono la nota più lieta di questa gara. Io mangio qualcosina e soprattutto bevo,bevo tanto.
Ripartiamo ma Lajos accusa il colpo. Cerco di aspettarlo ma devo anche fare dei calcoli. Di questo passo non arriviamo entro le 32 ore. Lo aspetto ancora per un ristoro ma quando ripartiamo devo,a malincuore e con il groppo in gola,salutarlo. Gli auguro buona fortuna,ci abbracciamo e vado. In pochi minuti non lo vedo già più dietro di me. Corro per un bel pezzo di strada,mi chiedo da dove stia tirando fuori quell'energia che sinceramente non pensavo di possedere. Passano lentamente i km ed i ristori,la gamba mi fa malissimo. Le chiedo un ultimo leggendario sforzo,siamo quasi alla fine. Andrea mi accompagna per un pezzo di strada al passo,ci sono ben 4 km di salita e siamo a cavallo del 190esimo. Ho paura di non riuscire a stare entro le 32 ore e per due lunghissimi km di salita sono costretto a correre. Questo sforzo ulteriore dà una mazzata al mio fisico già stremato dal dolore,dai km e dal sonno. Quando la salita finisce e la strada spiana,arrivo al ristoro del km 192,meno 20 km alla fine. Meno di una mezza maratona.
Ma qui ho la crisi più nera di tutta la gara. Vedo da lontano il Guru e Lillo,faccio loro un cenno per farli venire verso di me e scoppio in un pianto irrefrenabile. Piango tantissimo,come un bambino,senza freni. Non ne ho più,non ne ho davvero più. Il polpaccio mi sta esplodendo,non riesco neanche a camminare. E non posso camminare. Chiedo un caffè che Lillo,come il migliore degli accompagnatori,mi porta subito. Al ristoro vogliono rifilarmi un antidolorifico,non lo accetto. Al traguardo,se ci arrivo,ci arrivo con le mie gambe e senza inutili palliativi. Questo deve essere chiaro.
Ripartire è un trauma,ma anche stavolta ce la faccio. Non so più quante persone ho visto,quante facce,quanti paesini. Ho visto il lago Balaton da ogni prospettiva,mi sto meritando tutta la strada. Me la sto guadagnando,metro dopo metro qui in terra magiara.
Gli otto km che mi separano dal ristoro successivo sembrano infiniti,ho lasciato in macchina il telefono ed il marsupio. Non voglio peso inutile,i ragazzi mi scorteranno fino in fondo ormai. Alterno corsa e cammino. Correndo tra l'altro sento meno male al polpaccio rispetto al cammino. Sembra paradossale ma è così. Dopo un'infinità di tempo e di fatica,scorgo da lontano Andrea con la telecamera in mano. Sta riprendendo tutto dall'inizio. Sono felice quando lo vedo,felicissimo. Girato l'angolo vengo accolto da un bel gruppo di gente che vedendomi inizia ad applaudire e sento anche un piccolo boato. Resto incredulo,poi capisco: sul cartello c'è scritto km 200,3!
Si,200 km superati!Come due 100 km del Passatore,una dopo l'altra. Il pensiero di arrivare a Faenza e tornare indietro mi fa capire che questa è una grande impresa e non è ancora finita. Mi viene spontaneo un urlo liberatorio che avranno sentito fino a Budapest.
Mi siedo,bevo ed il polpaccio,dopo essere stato messo sotto pressione dal quinto km,decide di lasciarmi definitivamente. Non riesco più a camminare,figuriamoci a correre. Quella che era una contrattura,sarà diventata uno stiramento se non qualcosa di più.
Mancano 12 km alla fine,a Balatonaliga ci arrivo. Per fermarmi,ora mi devono abbattere. So che l'impresa è a portata di mano. Stringo i denti,penso a chi mi sta seguendo a casa e corro ancora. Un dolore lancinante mi parte dalla gamba e arriva fino al gluteo e più in alto ancora. La mia corsa è inguardabile,zoppico e la mia andatura è barcollante per evitare di caricare peso sulla gamba sinistra. Starò fermo dopo questa gara,ma ora non me lo posso permettere. Devo continuare. Fa anche caldo adesso e bevo tantissimo.
Non so come,ma arrivo anche agli ultimi due ristori. Il primo lo passo senza fermarmi. Al secondo,quello del km 208,io ed i ragazzi del team ci facciamo fare una foto ricordo. Stavolta è davvero finita,non ci sono più da fare calcoli. Gli ultimi 4 km sono tutti in salita,tranne all'arrivo dentro al villaggio. Sono su un percorso panoramico a picco sul lago Balaton. La macchina non può passare da lì e con i ragazzi ci diamo appuntamento all'arrivo,finalmente.
Ricomincia a piovere,d'un tratto anche forte,ma ormai non mi frega più niente. Mancano solo tre km alla fine e non ho più paura di nulla.
È un momento toccante,sono da solo e sono consapevole di avercela fatta. Scoppio di nuovo in un pianto incontrollato,ma stavolta è diverso dal precedente. Stavolta è un pianto di gioia. Guardo il lago dall'alto,è enorme ed io l'ho girato tutto. Dall'inizio alla fine.
La prima cosa che faccio è ringraziare queste mie gambe,questa mia testa e questo mio cuore. Ho chiesto loro di spostare il limite ancora e non mi hanno lasciato solo neanche stavolta. Anche se era una follia,anche se tutti mi dicevano che stavo alzando troppo l'asticella. Invece ero lì,con Passatore e UltraBalaton messe in tasca. Con oltre 200 km alle spalle,con oltre 30 ore di gara sofferta.
L'arrivo a Balatonaliga,sotto una pioggia battente,sarà uno dei ricordi sportivi più intensi.
Vedo Ciro che mi dice di arrivare da solo per le foto,scendo la lunga discesa e vedo i posti dai quali eravamo partiti un giorno e mezzo prima. A pochi metri dal traguardo ci sono Guru e Lillo che mi aspettano con la maglia celebrativa di Passatore-UltraBalaton-Matrimonio (io l'avevo indossata a 10 km dalla fine). Corro forte e bene,l'adrenalina non mi fa sentire dolore.
Quello che succede dopo è difficile da descrivere.
Taglio il traguardo della UltraBalaton dopo 212 km di follia in 31 ore,8 minuti e 8 secondi. L'organizzatrice mi dice di rifare l'arrivo perché vuole che io tagli anche il nastro della Nike con il mio nome,riservato ai finisher. Accetto volentieri e ripasso sotto l'arco.
Stavolta mi butto per terra,faccio sei flessioni e sto lì.
Semplicemente me ne sto lì fermo,non serve più muoversi. Ho dato tutto e di più.
Ester viene da me e si complimenta,poi vado a ricevere l'abbraccio dei miei amici e a prendere la birra analcolica che danno all'arrivo. Consegno il chip e vado sotto il tendone. Sono ancora incredulo. Non so se ridere o piangere.
L'ultramaratona è una perfetta metafora della vita.
Sarebbe stato facile di notte,al freddo,con il male,con il sonno,alzare la mano e dire:”ok,mi ritiro”.Tutto sarebbe finito subito,all'istante. Avrei avuto immediatamente una sedia,un posto caldo,un letto.
Ma sarebbe stata una scorciatoia,un evitare le difficoltà.
Non ho accettato di scendere a compromessi,anche se è stata dura. Ho lottato,ho stretto i denti,ho sofferto e ce l'ho fatta. Come nella vita.
L'ultramaratona ti forgia nel fisico,nella mente e nello spirito. Ti rende più forte,ti abitua a domare il tuo fisico con la forza della tua mente. Ti ripulisce,ti distrugge e ti fa rinascere.
Questo è per me correre 212 km ed è il motivo per cui lo faccio.
Ci ho messo almeno tre giorni a realizzare tutto,quando ho riacceso il telefono ho trovato centinaia di messaggi e complimenti. Non so cosa farò ora,riposo a parte. Fino a qui ci sono arrivato. Vedremo.
Devo ringraziare le persone senza le quali non sarei mai arrivato al traguardo.
In primo luogo Lillo per esserci stato ed aver accettato questa follia.
Lajos (che chiuderà la gara 22 minuti dopo di me)che mi ha dato una mano nel momento peggiore. E poi Guru Carmelo e Andrea per la costante presenza e per l'importantissimo contributo morale e motivazionale.
ABS e Ciro,fonti d'ispirazione e Maurone Firmani per avermi aiutato a tenermi al Passatore senza strafare.
A Rada,con la quale inizierò tra poco la gara più bella, e ai miei amici e familiari che mi hanno seguito da casa dandomi un'incredibile forza.
Anche questa è andata,ora godiamoci un meritatissimo riposo!
CHI BEN COMINCIA....
Questo 2013 appena iniziato sarà un anno molto particolare,podisticamente parlando e non solo.
Si è capito fin dal suo principio. Alle 2.12 del 1 gennaio 2013 aprivano le iscrizioni per la Ultrabalaton,impresa impossibile che mi sono messo in testa di fare quest'anno,e sono stato il 65esimo pazzo a cliccare sull'apposito link. Ho convinto (più che altro costretto) Lillo ad iscriversi con me ed ecco che la prima follia si è materializzata dopo pochi minuti dallo scoccare della mezzanotte.
Poi,un paio di giorni dopo,è arrivata la scommessa con la Nike,agevolata dal contatto con Marco Materazzi. Ho scommesso con la nota marca americana di riuscire a correre nell'arco di 365 giorni ben 12 maratone, 3 gare da 100 km e la Ultrabalaton di 212 km. Vedremo.
Per cominciare bene,ho accettato il gentilissimo invito della mia “amica di sabbia” Cinzia a casa sua per correre la maratona di Crevalcore il 6 gennaio. Così ho preso la Frecciarossa da Milano sabato pomeriggio e sono arrivato dopo 50 minuti a Bologna dove mi attendeva Cinzia con sua figlia. Siamo subito andati al palazzetto di Crevalcore a ritirare i pettorali e nel viaggio in macchina ci siamo persi in racconti semiseri di gare passate e soprattutto future.
Dopo aver ritirato il pettorale,dopo un lauto aperitivo e dopo una buonissima cena emiliana,mi sono messo a letto in un piccolo museo del calcio qual è la casa di Cinzia. Per un appasionato come me di calcio inglese la soddisfazione è stata doppia!
Al mattino abbondante colazione e poi via direzione Crevalcore. Cinzia correva la mezza ed io ho optato per la distanza regina (anche per mantenere fede alla scommessa con la Nike). Ho subito trovato i miei compagni di avventura, Andrea e Alina. Entrambi erano a Crevalcore in veste di pacer. Mi sono accodato al “Brad Pitt delle ultra” che correva con il palloncino delle 4 ore e fin dallo start abbiamo cominciato a chiacchierare e ridere. Oltretutto il gruppetto che si è formato è stato fin da subito variegato. Tra gli altri spiccava (in tutti i sensi) il gigante Gelo Rusin ex campione di basket.
Il ritmo tranquillo,la bella giornata e l'ottima compagnia non mi hanno fatto sentire la fatica ed al passaggio del primo dei due giri da 21 km previsti,ero fresco come una rosa. Quando corro in queste condizioni mi piace fermarmi ai ristori,mangiare e bere con calma e scambiare due parole con i volontari. Così,ogni 5 km,è stata una festa. Ed ogni volta dovevo rincorrere il gruppo per rimettermi al passo con loro.
A 2 km dal traguardo ho incrociato il grande Mauro Firmani, il “cuore buono delle maratone”. Conosciuto e ben voluto dal mondo delle corse e non solo,sempre una parola di incoraggiamento per tutti,anche stavolta mi ha dato una mano a trovare un pettorale per correre e ogni volta il mio ringraziamento mi sembra troppo poco. Mauro sta accompagnando un amico al traguardo della sua prima maratona. L'ho salutato e ho ripreso il mio passo entrando di lì a poco nella pista di atletica,tratto finale della maratona.
Appena dopo aver tagliato il primo traguardo del 2013 in 3 ore e 57',ho visto Cinzia che mi stava aspettando. Ho dato merito ai suoi tortellini della sera prima per avermi fatto correre sotto le 4 ore!
A seguire rientro al palazzetto dove ho fatto la doccia (fredda) e ho pranzato con pasta al ragù,arrosto e patatine. Dopo aver salutato tutti,Cinzia mi ha accompagnato alla stazione di Crevalcore dove ho preso il locale per Bologna e da lì la Frecciarossa per Milano.
Bella giornata di sport,perfettamente organizzata da Andrea Accorsi e Monica Barchetti e trascorsa con amici di corsa. Un ringraziamento particolare naturalmente a Cinzia per l'ospitalità e a Mauro per la disponibilità.
Il primo mese dell'anno è continuato con la trasferta a Roma insieme a Lillo per la Corsa di Miguel il 20 gennaio,ottimamente organizzata dagli amici di Passo Capponi. Qui,oltre alla solita Cinzia,ho rivisto con piacere un altro amico del Sahara: Antonio detto “er Sabbia”.
La gara è stata bruttina e sotto un'insistente pioggia,ma i tonnarelli cacio e pepe e i 17°C del sabato sera romano hanno comunque garantito un voto più che sufficiente alla trasferta capitolina.
Il 27 gennaio è stata la volta della consueta “gara di casa”,la mezza maratona di San Gaudenzio a Novara. Ben venti iscritti di Novara Che Corre con alcuni ottimi esordi hanno caratterizzato la domenica mattina in terra novarese. La domenica pomeriggio invece, è trascorsa con una serie di impegni ai quali non mi posso sottarre ogni volta che torno a casa e che comunque mi fanno molto piacere.
Il weekend successivo,il 2 e 3 marzo,l'ho dedicato ad un impegno preso già da tempo con Reggio Events,la società del mio amico Ciro Di Palma:mettere il libretto della Via della Felicità nei pacchi gara della loro manifestazione-la mezza maratona di S.Croce-e poi correrla!
Quindi sabato pomeriggio intorno alle 13,dopo un pranzo a Milano con Rada,io ed Heros siamo partiti alla volta di Reggio Emilia. I racconti del “cavallo pazzo di Como” mi hanno tenuto compagnia per tutta l'ora e mezza del viaggio fino alla città emiliana.
Siamo arrivati al centro Csi,cuore della manifestazione,dove abbiamo trovato Pietro Margini che è la mente e l'organizzatore di questa bella mezza maratona. Ci siamo resi subito disponibili a dargli una mano e lui è stato ben felice di farci lavorare. Così,in poco meno di tre ore,io ed Heros abbiamo preparato ben 300 pacchi gara mettendo negli stessi anche una copia della Via della Felicità e una promo di Nutrilite,integratori buonissimi venduti dal mio amico Nico De Marco.
Il pomeriggio è letteralmente volato e prima di lasciare il centro abbiamo allestito anche lo stand dell'associazione in modo da essere pronti la mattina seguente per poter distribuire l'ormai famoso libretto.
Siamo poi andati alla stazione a prendere Ciro che tornava a casa dopo due settimane e soprattutto dopo aver portato a termine un'altra delle sue grandi imprese:la Brasil 135,217 km in terra brasiliana dove si è classificato nono assoluto. Siamo andati a casa sua a lasciare il borsone e poi subito a cena. Gli scialatielli alla pescatora gentilmente offerti da Ciro hanno allietato la nostra bella serata.
Salutato il nostro amico,io ed il mio socio siamo andati in albergo (chiamarlo albergo è davvero troppo,diciamo che non ho mai visto una struttura tanto brutta e fatiscente). Parcheggiata l'auto di Heros sotto lo stesso,abbiamo preso possesso della camera nella quale è iniziato subito il rituale delle foto a tutta l'attrezzatura per correre l'indomani. Un paio di chiacchiere e poi a nanna.
La sveglia mi ha ricordato che dovevo correre una mezza maratona e questo pensiero mi è sembrato strano:in questo periodo non ho molta voglia di faticare,ogni anno è così. Il freddo e le giornate buie non mi stimolano,mi riprenderò come sempre con l'arrivo dei primi caldi.
Prepariamo la roba,facciamo una scarsa colazione e andiamo.
Arrivati al centro Csi prendiamo il nostro posto allo stand non prima di aver ritirato i pettorali. In quel momento,tra un libretto e l'altro,mi viene voglia di provare a correre un po' più veloce del solito. Probabilmente è stata la vicinanza di Heros che mi ha illuminato con il suo straripante entusiasmo,oppure solo voglia di finire la gara il prima possibile e di tornare a Milano da Rada. Non lo so,fatto sta che mi sono messo nella griglia di partenza e dopo lo start ho iniziato a correre veloce.
Per il primo tratto ho addirittura guardato il gps,cosa che non faccio mai. Stavo correndo costantemente sotto i 4.45/km che per me è follia. Ho passato il decimo km in 47' e mi sono inserito in un gruppetto che andava a 4.30-4.35/km. Sono stato con loro per qualche km e a dir la verità ne avevo,ma conosco troppo bene la corsa per non capire che a quell'andatura sarei andato incontro ad una debacle clamorosa. Visto che volevo finire la gara e non essere ricoverato,ho saggiamente rallentato mettendomi ad una velocità di crociera costante di 4.45/km.
Mi ha raggiunto Heros che a quelle velocità sembra non faticare neanche e l'ho lasciato andare. Anche lui rallenterà in seguito. Verso il 15° km ho raggiunto il buon Andrea che corricchiava tranquillo la sua ennesima gara. Visto che quando lo vedo in gara,tendo a vaneggiare (storica la mia sfuriata notturna alla 100 km di Asolo contro l'incolpevole organizzatore),ho affermato che volevo chiudere in 1h39'. Peccato che solo dopo qualche metro il forte vento contrario e la presenza di due cavalcavia ha mandato in frantumi la mia pazza idea.
Ho continuato comunque a correre ad un buon ritmo e nel finale ho anche aumentato. Il ventesimo ed il ventunesimo km li ho passati in apnea e quando ho visto l'arco dell'arrivo è stata una liberazione....per la cronaca ho chiuso in 1h40'40'',mio personale ma lontano dai sogni di gloria.
Una riflessione:non mi piace correre veloce perchè in primo luogo non mi diverto. Non vedo quello che c'è intorno e non mi godo il “piacere della fatica”. Mi piace la resistenza,mi piace correre per ore ed ore. Rispetto comunque chi “tira” le proprie gare perchè ci vuole un impegno ed una costanza che io non ho.
Ritirato il meritato pacco gara e dopo una doccia finalmente calda,abbiamo salutato gli amici. Abbiamo smontato lo stand e via in macchina direzione Milano. Pranzo in autogrill e ancora chiacchiere con Heros che,in fondo,sono la cosa più bella di queste nostre iniziative.
Si è capito fin dal suo principio. Alle 2.12 del 1 gennaio 2013 aprivano le iscrizioni per la Ultrabalaton,impresa impossibile che mi sono messo in testa di fare quest'anno,e sono stato il 65esimo pazzo a cliccare sull'apposito link. Ho convinto (più che altro costretto) Lillo ad iscriversi con me ed ecco che la prima follia si è materializzata dopo pochi minuti dallo scoccare della mezzanotte.
Poi,un paio di giorni dopo,è arrivata la scommessa con la Nike,agevolata dal contatto con Marco Materazzi. Ho scommesso con la nota marca americana di riuscire a correre nell'arco di 365 giorni ben 12 maratone, 3 gare da 100 km e la Ultrabalaton di 212 km. Vedremo.
Per cominciare bene,ho accettato il gentilissimo invito della mia “amica di sabbia” Cinzia a casa sua per correre la maratona di Crevalcore il 6 gennaio. Così ho preso la Frecciarossa da Milano sabato pomeriggio e sono arrivato dopo 50 minuti a Bologna dove mi attendeva Cinzia con sua figlia. Siamo subito andati al palazzetto di Crevalcore a ritirare i pettorali e nel viaggio in macchina ci siamo persi in racconti semiseri di gare passate e soprattutto future.
Dopo aver ritirato il pettorale,dopo un lauto aperitivo e dopo una buonissima cena emiliana,mi sono messo a letto in un piccolo museo del calcio qual è la casa di Cinzia. Per un appasionato come me di calcio inglese la soddisfazione è stata doppia!
Al mattino abbondante colazione e poi via direzione Crevalcore. Cinzia correva la mezza ed io ho optato per la distanza regina (anche per mantenere fede alla scommessa con la Nike). Ho subito trovato i miei compagni di avventura, Andrea e Alina. Entrambi erano a Crevalcore in veste di pacer. Mi sono accodato al “Brad Pitt delle ultra” che correva con il palloncino delle 4 ore e fin dallo start abbiamo cominciato a chiacchierare e ridere. Oltretutto il gruppetto che si è formato è stato fin da subito variegato. Tra gli altri spiccava (in tutti i sensi) il gigante Gelo Rusin ex campione di basket.
Il ritmo tranquillo,la bella giornata e l'ottima compagnia non mi hanno fatto sentire la fatica ed al passaggio del primo dei due giri da 21 km previsti,ero fresco come una rosa. Quando corro in queste condizioni mi piace fermarmi ai ristori,mangiare e bere con calma e scambiare due parole con i volontari. Così,ogni 5 km,è stata una festa. Ed ogni volta dovevo rincorrere il gruppo per rimettermi al passo con loro.
A 2 km dal traguardo ho incrociato il grande Mauro Firmani, il “cuore buono delle maratone”. Conosciuto e ben voluto dal mondo delle corse e non solo,sempre una parola di incoraggiamento per tutti,anche stavolta mi ha dato una mano a trovare un pettorale per correre e ogni volta il mio ringraziamento mi sembra troppo poco. Mauro sta accompagnando un amico al traguardo della sua prima maratona. L'ho salutato e ho ripreso il mio passo entrando di lì a poco nella pista di atletica,tratto finale della maratona.
Appena dopo aver tagliato il primo traguardo del 2013 in 3 ore e 57',ho visto Cinzia che mi stava aspettando. Ho dato merito ai suoi tortellini della sera prima per avermi fatto correre sotto le 4 ore!
A seguire rientro al palazzetto dove ho fatto la doccia (fredda) e ho pranzato con pasta al ragù,arrosto e patatine. Dopo aver salutato tutti,Cinzia mi ha accompagnato alla stazione di Crevalcore dove ho preso il locale per Bologna e da lì la Frecciarossa per Milano.
Bella giornata di sport,perfettamente organizzata da Andrea Accorsi e Monica Barchetti e trascorsa con amici di corsa. Un ringraziamento particolare naturalmente a Cinzia per l'ospitalità e a Mauro per la disponibilità.
Il primo mese dell'anno è continuato con la trasferta a Roma insieme a Lillo per la Corsa di Miguel il 20 gennaio,ottimamente organizzata dagli amici di Passo Capponi. Qui,oltre alla solita Cinzia,ho rivisto con piacere un altro amico del Sahara: Antonio detto “er Sabbia”.
La gara è stata bruttina e sotto un'insistente pioggia,ma i tonnarelli cacio e pepe e i 17°C del sabato sera romano hanno comunque garantito un voto più che sufficiente alla trasferta capitolina.
Il 27 gennaio è stata la volta della consueta “gara di casa”,la mezza maratona di San Gaudenzio a Novara. Ben venti iscritti di Novara Che Corre con alcuni ottimi esordi hanno caratterizzato la domenica mattina in terra novarese. La domenica pomeriggio invece, è trascorsa con una serie di impegni ai quali non mi posso sottarre ogni volta che torno a casa e che comunque mi fanno molto piacere.
Il weekend successivo,il 2 e 3 marzo,l'ho dedicato ad un impegno preso già da tempo con Reggio Events,la società del mio amico Ciro Di Palma:mettere il libretto della Via della Felicità nei pacchi gara della loro manifestazione-la mezza maratona di S.Croce-e poi correrla!
Quindi sabato pomeriggio intorno alle 13,dopo un pranzo a Milano con Rada,io ed Heros siamo partiti alla volta di Reggio Emilia. I racconti del “cavallo pazzo di Como” mi hanno tenuto compagnia per tutta l'ora e mezza del viaggio fino alla città emiliana.
Siamo arrivati al centro Csi,cuore della manifestazione,dove abbiamo trovato Pietro Margini che è la mente e l'organizzatore di questa bella mezza maratona. Ci siamo resi subito disponibili a dargli una mano e lui è stato ben felice di farci lavorare. Così,in poco meno di tre ore,io ed Heros abbiamo preparato ben 300 pacchi gara mettendo negli stessi anche una copia della Via della Felicità e una promo di Nutrilite,integratori buonissimi venduti dal mio amico Nico De Marco.
Il pomeriggio è letteralmente volato e prima di lasciare il centro abbiamo allestito anche lo stand dell'associazione in modo da essere pronti la mattina seguente per poter distribuire l'ormai famoso libretto.
Siamo poi andati alla stazione a prendere Ciro che tornava a casa dopo due settimane e soprattutto dopo aver portato a termine un'altra delle sue grandi imprese:la Brasil 135,217 km in terra brasiliana dove si è classificato nono assoluto. Siamo andati a casa sua a lasciare il borsone e poi subito a cena. Gli scialatielli alla pescatora gentilmente offerti da Ciro hanno allietato la nostra bella serata.
Salutato il nostro amico,io ed il mio socio siamo andati in albergo (chiamarlo albergo è davvero troppo,diciamo che non ho mai visto una struttura tanto brutta e fatiscente). Parcheggiata l'auto di Heros sotto lo stesso,abbiamo preso possesso della camera nella quale è iniziato subito il rituale delle foto a tutta l'attrezzatura per correre l'indomani. Un paio di chiacchiere e poi a nanna.
La sveglia mi ha ricordato che dovevo correre una mezza maratona e questo pensiero mi è sembrato strano:in questo periodo non ho molta voglia di faticare,ogni anno è così. Il freddo e le giornate buie non mi stimolano,mi riprenderò come sempre con l'arrivo dei primi caldi.
Prepariamo la roba,facciamo una scarsa colazione e andiamo.
Arrivati al centro Csi prendiamo il nostro posto allo stand non prima di aver ritirato i pettorali. In quel momento,tra un libretto e l'altro,mi viene voglia di provare a correre un po' più veloce del solito. Probabilmente è stata la vicinanza di Heros che mi ha illuminato con il suo straripante entusiasmo,oppure solo voglia di finire la gara il prima possibile e di tornare a Milano da Rada. Non lo so,fatto sta che mi sono messo nella griglia di partenza e dopo lo start ho iniziato a correre veloce.
Per il primo tratto ho addirittura guardato il gps,cosa che non faccio mai. Stavo correndo costantemente sotto i 4.45/km che per me è follia. Ho passato il decimo km in 47' e mi sono inserito in un gruppetto che andava a 4.30-4.35/km. Sono stato con loro per qualche km e a dir la verità ne avevo,ma conosco troppo bene la corsa per non capire che a quell'andatura sarei andato incontro ad una debacle clamorosa. Visto che volevo finire la gara e non essere ricoverato,ho saggiamente rallentato mettendomi ad una velocità di crociera costante di 4.45/km.
Mi ha raggiunto Heros che a quelle velocità sembra non faticare neanche e l'ho lasciato andare. Anche lui rallenterà in seguito. Verso il 15° km ho raggiunto il buon Andrea che corricchiava tranquillo la sua ennesima gara. Visto che quando lo vedo in gara,tendo a vaneggiare (storica la mia sfuriata notturna alla 100 km di Asolo contro l'incolpevole organizzatore),ho affermato che volevo chiudere in 1h39'. Peccato che solo dopo qualche metro il forte vento contrario e la presenza di due cavalcavia ha mandato in frantumi la mia pazza idea.
Ho continuato comunque a correre ad un buon ritmo e nel finale ho anche aumentato. Il ventesimo ed il ventunesimo km li ho passati in apnea e quando ho visto l'arco dell'arrivo è stata una liberazione....per la cronaca ho chiuso in 1h40'40'',mio personale ma lontano dai sogni di gloria.
Una riflessione:non mi piace correre veloce perchè in primo luogo non mi diverto. Non vedo quello che c'è intorno e non mi godo il “piacere della fatica”. Mi piace la resistenza,mi piace correre per ore ed ore. Rispetto comunque chi “tira” le proprie gare perchè ci vuole un impegno ed una costanza che io non ho.
Ritirato il meritato pacco gara e dopo una doccia finalmente calda,abbiamo salutato gli amici. Abbiamo smontato lo stand e via in macchina direzione Milano. Pranzo in autogrill e ancora chiacchiere con Heros che,in fondo,sono la cosa più bella di queste nostre iniziative.
RIPRENDERE LA STRADA....
È da tanto tempo che non scrivo articoli sulle gare,è stato un periodo davvero intenso. Durante le feste,seppur io abbia sempre lavorato,sono riuscito a ritagliarmi un piccolo spazio per dare finalmente continuità al mio racconto.
La 100 km di Asolo,corsa nell'ormai lontanissimo mese di luglio,ha lasciato una scia di bei ricordi ed una consapevolezza in più:vendo cara la pelle.
Ho trascorso un'estate tranquilla,all'insegna di molte uscite di corsa ma con pochi km.Perlopiù tra Montagnetta e parco di Trenno.Di particolare ricordo solo una corsetta di 21 km con Heros per fargli “assaporare” per la prima volta questa distanza.
La fine dell'estate rappresenta per me come per molti altri podisti,la ripresa degli impegni più seri,con molte gare in programma e molti km da affrontare.
L'ultima domenica di agosto ho partecipato come ogni anno alla Sgamelà d'Vigez,26 km di saliscendi allenanti su e giù per l'omonima valle,contornati da un'organizzazione perfetta ed un rapporto qualità/prezzo unico nell'ambiente. La giornata si è conclusa con un bagno nelle acque gelide del torrente Melezzo.
Il 2 settembre,complice il fatto di non dover lavorare e di essere da solo a casa,mi sono goduto una non competitiva di 21 km nel parco vicino a Paderno Dugnano,ottimamente organizzata anch'essa.Qui sono stato invitato dal mio amico Marco Airaghi,meglio conosciuto come Capitano Scatenato.
Il 16 settembre è stata la volta della terza edizione della Stragarbagna,l'unica gara che non ho mai corso e che forse non correrò mai in quanto sono nell'organizzazione insieme alla mia società Novara Che Corre ed alla Proloco di Garbagna Novarese.
Il 23 settembre ho raggiunto i miei amici Ciro Di Palma e Mauro Firmani e ho corso con loro la Turin Half Marathon come “aiuto pacer” delle 2 ore ed è stata una bellissima esperienza.
Mercoledì 26 settembre ho avuto il piacere e l'immenso onore di essere invitato a correre da Valeria Straneo (sì,proprio lei...la super campionessa che ha corso alle Olimpiadi 2012 ed ha il record italiano di mezza e di maratona).Ci siamo accordati via sms e ci siamo dati appuntamento al campo di atletica di Alessandria dove lei si allena.Ci siamo trovati ed abbiamo fatto un'ora (per me) indimenticabile di corsetta insieme (naturalmente al mio ritmo) e di chiacchiere nelle campagne intorno alla città piemontese.Un'esperienza davvero unica che porterò sempre tra i miei più cari ricordi.Ancora una volta...grazie Valeria!
Il 29 settembre sono partito alla volta di Rovereto per la prima edizione italiana della Fisherman's Friend Strongman Run alla quale mi ero iscritto con Alice (Radio Deejay) che all'ultimo momento ha dovuto rinunciare per una brutta influenza che non le ha dato tregua.
Anche a Rovereto ho vissuto un'esperienza incredibile.Muri di fieno,fiumi,funi da cui calarsi,reti alle quali appendersi,piscine da attraversare a nuoto....il tutto con 18 km di corsa come contorno!Siamo arrivati alla fine sporchi,bagnati,rotti ma contenti come bambini!Dopo una doccia calda ed un hamburger,sono salito sul treno e ho ripreso la strada di casa.
Il 7 ottobre il solito,consueto,immancabile appuntamento con la Deejay Ten.Come ho detto più volte,questa gara non mi piace per niente:troppo casino per troppi pochi km....ma quest'anno c'erano delle novità che me l'hanno fatta digerire meglio.Ho avuto il piacere di avere a Milano Cinzia,mia amica di sabbia(con la quale ci ripresenteremo dinanzi alla grande distesa del Sahara il prossimo marzo)appena tornata dalla Runiceland in Islanda. È arrivata sabato,siamo andati al Deejay Village e poi a cena. La domenica mattina abbiamo corso e poi siamo stati a pranzo con altri reduci del deserto per una domenica davvero molto bella. Inoltre quest'anno ho corso la Deejay Ten per la prima volta con Rada,accompagnadola dal primo all'ultimo metro e lei,come sempre,si è fatta valere. E poi,per la prima volta ad una gara vera,si è iscritta (e l'ha conclusa egregiamente) anche mia sorella Laura.
Dopo una domenica stranamente senza gare,mi sono presentato al via della Lago Maggiore Marathon il 21 ottobre nonostante fossi appena rientrato da tre giorni a Londra.
Sarà l'aria di casa,sarà il bellissimo panorama,sarà la presenza della mia famiglia....ma ogni anno qui faccio una grande gara.Nel 2011 ho fatto il mio personale e mi sembrava impossibile abbassarlo (visto che non farò mai allenamenti specifici per correre più veloce,non mi piace e lo lascio volentieri agli amanti del “cronometro da guardare con insistenza ad ogni km”).Questa volta,oltretutto,ci sono arrivato stanco e mai avrei pensato di chiudere con un tempo di 3 ore e 44 minuti,ben 8 minuti sotto il mio personale.Con me,oltre a Ilaria ed all'eterno Lillo,ha corso anche Heros il re degli accompagnatori.Per lui era la prima esperienza sulla distanza regina e quindi anche uno spartiacque per ciò che sarebbe successo dopo.Il suo spirito agonistico lo ha portato a chiudere con uno stratosferico 3 ore e 44 minuti (è arrivato 40-50 secondi prima di me) e questo lo ha convinto ha cercare di migliorarsi con allenamenti per scendere sotto le tre ore.Gli faccio il mio più caloroso in bocca al lupo,mi spiace però di aver perso un valido compagno di corsa.
La domenica successiva non ho fatto gare,ma un bell'allenamento nei colori autunnali della Montagnetta pronto ad immergermi nel caos della Grande Mela....si,New York.
Sull'edizione 2012 della Maratona di New York,quella mai corsa e forse mai neanche nata,si è già detto e scritto di tutto.I blog ed i social network per settimane non hanno fatto altro che parlare di quella gara.Io ero là,ho visto e posso dire solo una cosa:è stata presa la decisione giusta con una tempistica volontariamente sbagliata.Questo è tutto.
Il 17 novembre sono partito con Heros per Torino dove,l'indomani ho corso la maratona.Non avevo mai pensato di correrla,forse perchè in quella città ci ho lavorato per 8 anni e se potevo,evitavo di andarci.Ma quest'anno mi sono deciso,spinto dal mio amico e grande persona Mauro Firmani.Lui,che della Turin Marathon è testimonial,organizza tutti gli anni i pacer e la sua presenza ad una gara è sinonimo di buona organizzazione della stessa.A questo aggiungiamoci la presenza di Ciro Di Palma ed il gioco è fatto!
Ma la cosa più bella,più vibrante,più emozionante del weekend piemontese è stata senza ombra di dubbio l'aver avuto il piacere e l'onore di accompagnare al traguardo della sua prima maratona un eroe contemporaneo,una delle persone che stimo di più in assoluto.Il grande Giuseppe “Cico” Cicogna.Su di lui si potrebbe scrivere un libro ma ciò che mi piace davvero è la sua dedizione nello stare sempre in prima linea nel sociale,sia esso la lotta alle droghe o la catastrofe nella quale lavorare con la Protezione Civile.Sempre là davanti e sempre con il sorriso sulle labbra,mai una parola fuori posto e sempre tutto sotto controllo.
Cico probabilmente non era allenato per correrla,la maratona.Ma uno così non avevo dubbi che ce l'avrebbe fatta ugualmente.Al diavolo le tabelle e i minuti al km,siamo partiti e via!Ho preferito tenere il freno a mano tirato,la maratona la conosco fin troppo bene per farmi fregare e per far fregare chi corre con me.Sapevo che la crisi sarebbe arrivata e credo di aver fatto un buon lavoro di “accompagnamento” nel tratto più duro per Cico.Negli ultimi km ho cominciato con la mia consueta telecronaca ed il rettilineo finale è stato storico (anche per un mio scivolone sui sampietrini!),ho ricordato a Cico che nonostante tutto il lavoro che svolge quotidianamente stava portando a termine una corsa di quarantaduemilacentonovantacinquemetri!!
Abbiamo tagliato il traguardo io,lui ed Heros con la bandiera della Via della Felicità,con Cico più emozionato che stanco.Ricordo con piacere questa grande giornata di sport.
Il 25 ottobre mi sono rilassato con una corsetta alla Montagnetta mentre molti miei amici erano impegnati con la Firenze Marathon.
Nel frattempo il freddo pungente dell'inverno ha iniziato a farsi sentire e per me che non lo sopporto è iniziata la stagione più difficile.In settimana cerco di tenere un minimo sindacale di allenamento,per lo più sul tapis roulant in palestra dove sono arrivato anche a correre per un'ora e mezza.E poi nuoto.Anche se va a periodi.A volte non nuoto per settimane,a volte faccio più vasche che corsa.Ed ogni tanto,quando il tempo me lo permette,faccio l'allenamento doppio:corsa alla Montagnetta e poi subito in piscina per 40-60 vasche.
Il 2 dicembre ho corso una gara molto bella,molto ben organizzata e sono riuscito anche a far combaciare tutti gli impegni incastrandoli perfettamente con i 25 km collinari del “Giro del colle di San Michele”.Devo fare i miei complimenti al Circuito Running perchè mi sono trovato davvero bene.Sono partito da Milano da solo,sapendo di trovare gli amici di Novara Che Corre sul posto ed accordandomi con Rada che mi avrebbe raggiunto a Novara con il treno.
Dopo 45' di macchina sono arrivato a San Marco di Borgomanero,al palazzetto dove c'era il ritiro pettorali,il ristoro e dove ho aspettato i ragazzi che arrivavano da Novara.Nonostante i 2°C,non ho patito più di tanto il freddo ed ho cominciato a correre nel fango.Ho corso con Lillo che in discesa volava,allenatissimo dagli ultratrail che ogni tanto si spara.
25 km di salite e discese,di continui saliscendi in una splendida giornata di sole.Le mie Brooks Cascadia erano completamente ricoperte di fango,si arrivava da una settimana di pioggia e neve. Insomma,un gara dura ma molto bella e terminata con una chicca:a 2 km dal traguardo stacco Lillo,o meglio,non mi accorgo che lui diminuisce il passo mentre io mantengo il mio.
A pochi metri dal traguardo,quando lo speaker (l'amico Davide Daccò) riconoscendomi mi sta già chiamando all'arrivo,mi volto e non vedo Lillo. Guardo indietro ma nulla,non c'è.
Non ci ho pensato su neanche un attimo:mi sono fermato ad aspettarlo a cinque,sei metri dal traguardo vicino alle transenne con la gente che mi guardava sorpresa. Davide a quel punto ha detto al microfono che stavo aspettando il mio compagno di corse e la gente ha iniziato ad applaudire!Non me lo aspettavo,per me è davvero una cosa normale. Lillo poi è arrivato ed era contento del mio gesto. Questo ripaga più di mille vittorie.
Il weekend successivo,quello dell'8 e 9 dicembre,sono stato a Reggio Emilia per la 17a maratona della bella città emiliana. Sono partito il sabato mattina con il team della “Via della Felicità”,non prima di aver corso nel ghiaccio della Montagnetta con la mia amica Stefanie ed aver fatto con lei un'abbondante colazione proteica. Dopo un'ora e mezza di viaggio siamo arrivati al palazzetto sede dell'expo della maratona. Avevamo,grazie all'intervento di Ciro Di Palma,uno spazio all'interno del palazzetto per il nostro stand. Il sabato è trascorso veloce ed ho avuto il piacere di rivedere molti amici. I mitici Andrea e Alina,i compagni di sabbia Cinzia,Gianluca,Giorgia ed il grande Rossano. Ho conosciuto Franz di Xrun e ho scambiato due chiacchiere con Stefano Baldini che ha anche firmato la nostra bandiera. Alla sera siamo stati a cena tutti insieme e poi a nanna in albergo.
La mattina seguente la temperatura rigida non ha impedito a molti runners di prendere parte ad una delle maratone meglio organizzate d'Italia (forse la migliore) e così anche io,coperto all'inverosimile,mi sono buttato nella mischia.
Dal giorno precedente avevo deciso di stare con Cinzia e correre con lei almeno fino al km 32,punto nel quale lei avrebbe incrociato un suo amico che l'avrebbe “scortata” negli ultimi diecimila.
Lei,con un cenno,mi ha fatto capire che andava bene ma che avrei dovuto non parlare troppo (per me una faticaccia!). Tra noi gente del deserto bastano poche parole così mi sono limitato a qualche battuta,rispettando la sua richiesta. E' stata una bellissima esperienza e comunque qualche risata ce la siamo fatta lo stesso! Stranamente avevo molta energia e ho mantenuto una buona andatura. Mi sono ristorato bene ed ho evitato di strafare,così al km 38 ho aumentato il passo ed ho intravisto la possibilità di chiudere con un insperato crono. Al cartello del km 42,prima dei 195 metri della gloria,come da accordi c'era ad attendermi Heros con la bandiera della “Via della Felicità” issata su un'asta di un metro e mezzo. Me l'ha passata ed ho fatto un arrivo “alla Ciro” sventolandola con una variante:appena superata la finish line l'ho piantata per terra tipo conquistatore. Per la cronaca,e solo per quella,ho corso in 3 ore 50 minuti e 23 secondi.
Il 16 dicembre ho partecipato alla bella iniziativa natalizia di Silvio Omodeo,onorato di essere stato invitato,al parco di Trenno.
Ho chiuso il mio 2012 chilometrico con qualche uscita tranquilla,soprattutto sul tapis roulant e alla Montagnetta. Mi sono concesso un'uscita un po' più lunga (17 km) il 30 dicembre mattina. Per concludere bene l'anno,mentre correvo,ho aiutato una ragazza rimasta senza benzina a spingere l'auto per quasi un km. Arrivati al benzinaio mi ha detto che era contenta che ci fossero ancora persone buone in giro,le ho fatto gli auguri e ho ripreso la mia corsetta felice.
La 100 km di Asolo,corsa nell'ormai lontanissimo mese di luglio,ha lasciato una scia di bei ricordi ed una consapevolezza in più:vendo cara la pelle.
Ho trascorso un'estate tranquilla,all'insegna di molte uscite di corsa ma con pochi km.Perlopiù tra Montagnetta e parco di Trenno.Di particolare ricordo solo una corsetta di 21 km con Heros per fargli “assaporare” per la prima volta questa distanza.
La fine dell'estate rappresenta per me come per molti altri podisti,la ripresa degli impegni più seri,con molte gare in programma e molti km da affrontare.
L'ultima domenica di agosto ho partecipato come ogni anno alla Sgamelà d'Vigez,26 km di saliscendi allenanti su e giù per l'omonima valle,contornati da un'organizzazione perfetta ed un rapporto qualità/prezzo unico nell'ambiente. La giornata si è conclusa con un bagno nelle acque gelide del torrente Melezzo.
Il 2 settembre,complice il fatto di non dover lavorare e di essere da solo a casa,mi sono goduto una non competitiva di 21 km nel parco vicino a Paderno Dugnano,ottimamente organizzata anch'essa.Qui sono stato invitato dal mio amico Marco Airaghi,meglio conosciuto come Capitano Scatenato.
Il 16 settembre è stata la volta della terza edizione della Stragarbagna,l'unica gara che non ho mai corso e che forse non correrò mai in quanto sono nell'organizzazione insieme alla mia società Novara Che Corre ed alla Proloco di Garbagna Novarese.
Il 23 settembre ho raggiunto i miei amici Ciro Di Palma e Mauro Firmani e ho corso con loro la Turin Half Marathon come “aiuto pacer” delle 2 ore ed è stata una bellissima esperienza.
Mercoledì 26 settembre ho avuto il piacere e l'immenso onore di essere invitato a correre da Valeria Straneo (sì,proprio lei...la super campionessa che ha corso alle Olimpiadi 2012 ed ha il record italiano di mezza e di maratona).Ci siamo accordati via sms e ci siamo dati appuntamento al campo di atletica di Alessandria dove lei si allena.Ci siamo trovati ed abbiamo fatto un'ora (per me) indimenticabile di corsetta insieme (naturalmente al mio ritmo) e di chiacchiere nelle campagne intorno alla città piemontese.Un'esperienza davvero unica che porterò sempre tra i miei più cari ricordi.Ancora una volta...grazie Valeria!
Il 29 settembre sono partito alla volta di Rovereto per la prima edizione italiana della Fisherman's Friend Strongman Run alla quale mi ero iscritto con Alice (Radio Deejay) che all'ultimo momento ha dovuto rinunciare per una brutta influenza che non le ha dato tregua.
Anche a Rovereto ho vissuto un'esperienza incredibile.Muri di fieno,fiumi,funi da cui calarsi,reti alle quali appendersi,piscine da attraversare a nuoto....il tutto con 18 km di corsa come contorno!Siamo arrivati alla fine sporchi,bagnati,rotti ma contenti come bambini!Dopo una doccia calda ed un hamburger,sono salito sul treno e ho ripreso la strada di casa.
Il 7 ottobre il solito,consueto,immancabile appuntamento con la Deejay Ten.Come ho detto più volte,questa gara non mi piace per niente:troppo casino per troppi pochi km....ma quest'anno c'erano delle novità che me l'hanno fatta digerire meglio.Ho avuto il piacere di avere a Milano Cinzia,mia amica di sabbia(con la quale ci ripresenteremo dinanzi alla grande distesa del Sahara il prossimo marzo)appena tornata dalla Runiceland in Islanda. È arrivata sabato,siamo andati al Deejay Village e poi a cena. La domenica mattina abbiamo corso e poi siamo stati a pranzo con altri reduci del deserto per una domenica davvero molto bella. Inoltre quest'anno ho corso la Deejay Ten per la prima volta con Rada,accompagnadola dal primo all'ultimo metro e lei,come sempre,si è fatta valere. E poi,per la prima volta ad una gara vera,si è iscritta (e l'ha conclusa egregiamente) anche mia sorella Laura.
Dopo una domenica stranamente senza gare,mi sono presentato al via della Lago Maggiore Marathon il 21 ottobre nonostante fossi appena rientrato da tre giorni a Londra.
Sarà l'aria di casa,sarà il bellissimo panorama,sarà la presenza della mia famiglia....ma ogni anno qui faccio una grande gara.Nel 2011 ho fatto il mio personale e mi sembrava impossibile abbassarlo (visto che non farò mai allenamenti specifici per correre più veloce,non mi piace e lo lascio volentieri agli amanti del “cronometro da guardare con insistenza ad ogni km”).Questa volta,oltretutto,ci sono arrivato stanco e mai avrei pensato di chiudere con un tempo di 3 ore e 44 minuti,ben 8 minuti sotto il mio personale.Con me,oltre a Ilaria ed all'eterno Lillo,ha corso anche Heros il re degli accompagnatori.Per lui era la prima esperienza sulla distanza regina e quindi anche uno spartiacque per ciò che sarebbe successo dopo.Il suo spirito agonistico lo ha portato a chiudere con uno stratosferico 3 ore e 44 minuti (è arrivato 40-50 secondi prima di me) e questo lo ha convinto ha cercare di migliorarsi con allenamenti per scendere sotto le tre ore.Gli faccio il mio più caloroso in bocca al lupo,mi spiace però di aver perso un valido compagno di corsa.
La domenica successiva non ho fatto gare,ma un bell'allenamento nei colori autunnali della Montagnetta pronto ad immergermi nel caos della Grande Mela....si,New York.
Sull'edizione 2012 della Maratona di New York,quella mai corsa e forse mai neanche nata,si è già detto e scritto di tutto.I blog ed i social network per settimane non hanno fatto altro che parlare di quella gara.Io ero là,ho visto e posso dire solo una cosa:è stata presa la decisione giusta con una tempistica volontariamente sbagliata.Questo è tutto.
Il 17 novembre sono partito con Heros per Torino dove,l'indomani ho corso la maratona.Non avevo mai pensato di correrla,forse perchè in quella città ci ho lavorato per 8 anni e se potevo,evitavo di andarci.Ma quest'anno mi sono deciso,spinto dal mio amico e grande persona Mauro Firmani.Lui,che della Turin Marathon è testimonial,organizza tutti gli anni i pacer e la sua presenza ad una gara è sinonimo di buona organizzazione della stessa.A questo aggiungiamoci la presenza di Ciro Di Palma ed il gioco è fatto!
Ma la cosa più bella,più vibrante,più emozionante del weekend piemontese è stata senza ombra di dubbio l'aver avuto il piacere e l'onore di accompagnare al traguardo della sua prima maratona un eroe contemporaneo,una delle persone che stimo di più in assoluto.Il grande Giuseppe “Cico” Cicogna.Su di lui si potrebbe scrivere un libro ma ciò che mi piace davvero è la sua dedizione nello stare sempre in prima linea nel sociale,sia esso la lotta alle droghe o la catastrofe nella quale lavorare con la Protezione Civile.Sempre là davanti e sempre con il sorriso sulle labbra,mai una parola fuori posto e sempre tutto sotto controllo.
Cico probabilmente non era allenato per correrla,la maratona.Ma uno così non avevo dubbi che ce l'avrebbe fatta ugualmente.Al diavolo le tabelle e i minuti al km,siamo partiti e via!Ho preferito tenere il freno a mano tirato,la maratona la conosco fin troppo bene per farmi fregare e per far fregare chi corre con me.Sapevo che la crisi sarebbe arrivata e credo di aver fatto un buon lavoro di “accompagnamento” nel tratto più duro per Cico.Negli ultimi km ho cominciato con la mia consueta telecronaca ed il rettilineo finale è stato storico (anche per un mio scivolone sui sampietrini!),ho ricordato a Cico che nonostante tutto il lavoro che svolge quotidianamente stava portando a termine una corsa di quarantaduemilacentonovantacinquemetri!!
Abbiamo tagliato il traguardo io,lui ed Heros con la bandiera della Via della Felicità,con Cico più emozionato che stanco.Ricordo con piacere questa grande giornata di sport.
Il 25 ottobre mi sono rilassato con una corsetta alla Montagnetta mentre molti miei amici erano impegnati con la Firenze Marathon.
Nel frattempo il freddo pungente dell'inverno ha iniziato a farsi sentire e per me che non lo sopporto è iniziata la stagione più difficile.In settimana cerco di tenere un minimo sindacale di allenamento,per lo più sul tapis roulant in palestra dove sono arrivato anche a correre per un'ora e mezza.E poi nuoto.Anche se va a periodi.A volte non nuoto per settimane,a volte faccio più vasche che corsa.Ed ogni tanto,quando il tempo me lo permette,faccio l'allenamento doppio:corsa alla Montagnetta e poi subito in piscina per 40-60 vasche.
Il 2 dicembre ho corso una gara molto bella,molto ben organizzata e sono riuscito anche a far combaciare tutti gli impegni incastrandoli perfettamente con i 25 km collinari del “Giro del colle di San Michele”.Devo fare i miei complimenti al Circuito Running perchè mi sono trovato davvero bene.Sono partito da Milano da solo,sapendo di trovare gli amici di Novara Che Corre sul posto ed accordandomi con Rada che mi avrebbe raggiunto a Novara con il treno.
Dopo 45' di macchina sono arrivato a San Marco di Borgomanero,al palazzetto dove c'era il ritiro pettorali,il ristoro e dove ho aspettato i ragazzi che arrivavano da Novara.Nonostante i 2°C,non ho patito più di tanto il freddo ed ho cominciato a correre nel fango.Ho corso con Lillo che in discesa volava,allenatissimo dagli ultratrail che ogni tanto si spara.
25 km di salite e discese,di continui saliscendi in una splendida giornata di sole.Le mie Brooks Cascadia erano completamente ricoperte di fango,si arrivava da una settimana di pioggia e neve. Insomma,un gara dura ma molto bella e terminata con una chicca:a 2 km dal traguardo stacco Lillo,o meglio,non mi accorgo che lui diminuisce il passo mentre io mantengo il mio.
A pochi metri dal traguardo,quando lo speaker (l'amico Davide Daccò) riconoscendomi mi sta già chiamando all'arrivo,mi volto e non vedo Lillo. Guardo indietro ma nulla,non c'è.
Non ci ho pensato su neanche un attimo:mi sono fermato ad aspettarlo a cinque,sei metri dal traguardo vicino alle transenne con la gente che mi guardava sorpresa. Davide a quel punto ha detto al microfono che stavo aspettando il mio compagno di corse e la gente ha iniziato ad applaudire!Non me lo aspettavo,per me è davvero una cosa normale. Lillo poi è arrivato ed era contento del mio gesto. Questo ripaga più di mille vittorie.
Il weekend successivo,quello dell'8 e 9 dicembre,sono stato a Reggio Emilia per la 17a maratona della bella città emiliana. Sono partito il sabato mattina con il team della “Via della Felicità”,non prima di aver corso nel ghiaccio della Montagnetta con la mia amica Stefanie ed aver fatto con lei un'abbondante colazione proteica. Dopo un'ora e mezza di viaggio siamo arrivati al palazzetto sede dell'expo della maratona. Avevamo,grazie all'intervento di Ciro Di Palma,uno spazio all'interno del palazzetto per il nostro stand. Il sabato è trascorso veloce ed ho avuto il piacere di rivedere molti amici. I mitici Andrea e Alina,i compagni di sabbia Cinzia,Gianluca,Giorgia ed il grande Rossano. Ho conosciuto Franz di Xrun e ho scambiato due chiacchiere con Stefano Baldini che ha anche firmato la nostra bandiera. Alla sera siamo stati a cena tutti insieme e poi a nanna in albergo.
La mattina seguente la temperatura rigida non ha impedito a molti runners di prendere parte ad una delle maratone meglio organizzate d'Italia (forse la migliore) e così anche io,coperto all'inverosimile,mi sono buttato nella mischia.
Dal giorno precedente avevo deciso di stare con Cinzia e correre con lei almeno fino al km 32,punto nel quale lei avrebbe incrociato un suo amico che l'avrebbe “scortata” negli ultimi diecimila.
Lei,con un cenno,mi ha fatto capire che andava bene ma che avrei dovuto non parlare troppo (per me una faticaccia!). Tra noi gente del deserto bastano poche parole così mi sono limitato a qualche battuta,rispettando la sua richiesta. E' stata una bellissima esperienza e comunque qualche risata ce la siamo fatta lo stesso! Stranamente avevo molta energia e ho mantenuto una buona andatura. Mi sono ristorato bene ed ho evitato di strafare,così al km 38 ho aumentato il passo ed ho intravisto la possibilità di chiudere con un insperato crono. Al cartello del km 42,prima dei 195 metri della gloria,come da accordi c'era ad attendermi Heros con la bandiera della “Via della Felicità” issata su un'asta di un metro e mezzo. Me l'ha passata ed ho fatto un arrivo “alla Ciro” sventolandola con una variante:appena superata la finish line l'ho piantata per terra tipo conquistatore. Per la cronaca,e solo per quella,ho corso in 3 ore 50 minuti e 23 secondi.
Il 16 dicembre ho partecipato alla bella iniziativa natalizia di Silvio Omodeo,onorato di essere stato invitato,al parco di Trenno.
Ho chiuso il mio 2012 chilometrico con qualche uscita tranquilla,soprattutto sul tapis roulant e alla Montagnetta. Mi sono concesso un'uscita un po' più lunga (17 km) il 30 dicembre mattina. Per concludere bene l'anno,mentre correvo,ho aiutato una ragazza rimasta senza benzina a spingere l'auto per quasi un km. Arrivati al benzinaio mi ha detto che era contenta che ci fossero ancora persone buone in giro,le ho fatto gli auguri e ho ripreso la mia corsetta felice.
100 KM DI ASOLO
Prima di cominciare il racconto della 100 km di Asolo è per me d'obbligo fare alcune premesse.
Innanzitutto ho deciso di partecipare a questa gara solamente pochi giorni prima del via e questo ha comportato un avvicinamento alla stessa molto diverso dal solito. Nessuna informazione,nessuna ricerca sul percorso. Solo alcune visite al sito che comunque riportava pochi dati.
Il 4 luglio,a due giorni dalla chiusura delle iscrizioni,ho fatto il bonifico ed il mio nome è comparso nella starting list. Subito dopo ho scoperto che questa 100 km aveva la nomea di “più dura d'Italia se non d'Europa”.
Un'altra premessa che mi sento di fare è che il mio secondo Passatore corso a fine maggio,seppur sempre duro e molto affascinante,non mi aveva impegnato più di tanto e questo aveva acceso in me la ricerca di qualcosa di più difficile. Così la mia attenzione è caduta su questa gara.
L'unica cosa certa e sicura che volevo era un accompagnatore che mi seguisse lungo tutto il percorso,non sono in grado di correre una 100 km senza assistenza. Dopo varie ricerche,avevo trovato nel mio amico Heros la persona giusta al posto giusto.
Presa la decisione di correre questa gara spostando nuovamente il mio limite e sistemata la squadra,mi sono occupato delle logistiche più dirette soltanto pochi giorni prima del via: auto al seguito,prova dei nuovi integratori,accessori,cambi,magliette e bandiera della Via della Felicità e quant'altro potesse servire per gestire al meglio la 100 km.
Così è nata la mia “100 km di Asolo”.
Nei giorni precedenti la gara avevo “conosciuto”,tramite i social network,quelli che sarebbero diventati i miei compagni di questa avventura:Alina e Andrea.
Di Alina avevo sentito dire che era una tosta,l'avevo incrociata a qualche maratona dove faceva la pace. Mentre Andrea aveva nel suo curriculum sportivo,oltre alla prima edizione di Asolo della quale ci ha fornito parecchi aneddoti,anche la mitica Nove Colli corsa solo un paio di mesi prima.
Il 14 luglio mattina,puntuale come solo lui sa fare,alle 8 precise Heros è sotto casa mia a Milano. Scendo le scale dopo aver salutato Rada con una borsa per i cambi,una per accessori e cibo,un portascarpe e uno scatolone con i libretti della Via della Felicità da distribuire.
Partiamo alla volta di Asolo ed il viaggio passa velocemente tra musica,chiacchiere e una pausa caffè a Verona. La curiosità di Heros su queste gare estreme mi stimola a raccontargli molti aneddoti sulle mie gare. Questa è la terza 100 km che corro,quarta se contiamo il Sahara a tappe. Credo di aver capito come si affronta uno sforzo del genere:si parte pianissimo e non si guarda mai l'orologio. Solo così io riesco ad arrivare in fondo.
Arriviamo al campo da rugby di Asolo dove c'è il ritiro pettorali e dove troveremo docce,pasta party e brandine per riposare all'arrivo.
Ritiro il mio numero 65 e vengo omaggiato di un bel pacco gara,anche se non contenente ciò che era scritto sul sito. Nicola,l'organizzatore,mi dirà in seguito che lo sponsor principale non ha mantenuto fede agli accordi presi con lui e che quindi alcuni gadget sono saltati. Mi tengo lo zaino e la maglietta di cotone della gara,regalo ad Heros un paio di occhiali da sole di un altro degli sponsor della manifestazione. Se lo merita.
Alle 12 in punto,a due ore dall'inizio della gara,Nicola tiene un briefing su quello che sarà il percorso. Avrei preferito non ascoltarlo! Salita,salita e poi ancora salita...si arriva fino ai 1700 e rotti metri della cima del Monte Grappa. Poi una discesa spacca gambe di 25 km ed infine,tra l'80° ed il 90° km un'altra bella salita al 15% novità assoluta di quest'anno. Che fortunato che sono.
Alle 13,finalmente arrivano Andrea e Alina e da quel momento diventeremo una squadra. La corsa,specie quella di endurance,regala anche questo:dei perfetti sconosciuti fino ad un attimo prima che diventano un team affiatato come pochi. La sofferenza,la strada,la gloria finale uniscono più di mille bandiere.
Alle 13.30 salgo sulla navetta che ci porterà alla partenza,scortato dal fedele Heros che da quel momento sarà la mia ombra ed il mio angelo custode. Mi preparo ad affrontare questi terribili 100 km e tutto sommato sono tranquillo. Ricevo un messaggio di Rada che,da Milano,mi trasmette una assoluta serenità. E' quello che ci vuole.
Ore 13.58:con due minuti d'anticipo inizia la sfida. Parto pianissimo,Heros corre con me i primi 500 metri fino alla macchina che era parcheggiata poco più avanti. Da quel momento affianco Alina e,come dirà lei,sarò una presenza costante ma discreta. Andrea per i primi km non lo vediamo e sarà così per tutta la prima parte di gara.
Si comincia a salire quasi subito e le pendenze non saranno delle più corribili. Seguo Alina che imposta una serie di andature al passo ogni tot minuti di corsetta leggera. Così facendo scolliniamo la prima salita,quella che porta a Monfumo. Sto bene,molto bene. I ristori sono regolari e ricchi di bevande e frutta. Heros,come per magia,appare puntuale ad ogni nostro pit-stop ed ogni volta ci regala battute e buonumore...in gare come Asolo,questo può fare la differenza.
La strada continua,ci stiamo avvicinando alla terribile salita chiamata “Salto della Capra”,capirò più tardi come mai viene chiamata così. In lontananza si sentono i tuoni del temporale che sta arrivando e che ha accompagnato tutte le mie gare del 2012.
I km passano uno dopo l'altro,si chiacchiera con Alina di gare fatte e di esperienze vissute attraverso la corsa. Lei mi racconta dei suoi triathlon e delle gare ciclistiche,io le parlo del team di campioni che ho messo insieme e che correranno per La Via della Felicità a New York.
Nel frattempo ci raggiunge anche Andrea,Heros è una presenza costante ai ristori.
Al 24° km o giù di lì inizia la salita.
Non ho mai visto nulla di simile.
Nei primi km si riuscirebbe anche ad alternare la corsa al passo ma,man mano che si sale,diventa difficoltoso anche solo camminare. Come se non bastasse inizia a piovere forte ed in breve tempo siamo fradici. Viste le precedenti esperienze alle 100 km,mi ero preparato “facendo il bagno” nella vaselina per evitare le vesciche e avevo pensato ad un piccolo cambio in cima alla salita. Naturalmente il nubifragio che ci ha colpito a metà dell'ascesa ha scombussolato tutti i miei piani. Nella sfiga l'unica nota positiva è Heros che,lasciata la macchina in cima al Salto della Capra,ci è corso incontro in discesa per portarci i k-way. Ha scelto il tratto di gara più duro e,appena partito,si è pure beccato una lavata memorabile. Un mito.
Comincio a chiedermi,come sempre,chi me l'ha fatto fare. E,come sempre,non riesco a dare una risposta a questa domanda. Penso che sia un modo originale di passare una notte di mezza estate. Penso.
Coperti grazie all'aiuto provvidenziale del nostro angelo custode,riprendiamo la faticosa salita e dopo poco intravediamo un ristoro nel quale,per la prima volta,trovo pane e salame. Una manna dal cielo,avevo una fame che non ne potevo più.
Dopo non so più quante ore e con un ultimo tratto con pendenze anche superiori al 20%,finalmente arriviamo al culmine del Salto della Capra. Siamo avvolti dalle nuvole e probabilmente c'è anche un filo di nebbia. E' tutto così surreale...e siamo solo al 38° km.
Arriviamo al ristoro dove c'è un capannone che fa da riparo per chi si vuole cambiare. Per la prima volta nella mia vita podistica devo cambiare pressoché tutto:cappellino,maglia e persino i pantaloncini. Decido di non cambiare calze e scarpe nonostante siano zuppe d'acqua. Purtroppo comincio a sentire il dolore tipico di chi corre molte ore:vesciche. Avevo fatto di tutto per evitarle,al mio secondo Passatore ci ero riuscito. Avevo letteralmente immerso i piedi nella vaselina. Ma la pioggia torrenziale ha rovinato tutto.
Vado avanti così perché ci aspettano alcuni km in piano e poi di nuovo salita per altri 7-8 km fino alla cima del Monte Grappa ,al 50° km. Metà gara.
Questo per me fisicamente è forse il momento peggiore. Mi sento stanco,non ne posso più di salire e comincia pure a fare freddo. Io odio il freddo quando corro. Ricordo ancora il freddo intenso al mio primo Passatore. Mi è rimasto dentro.
Andrea corre come se stesse facendo una passeggiata e anche Alina sta benone,in alcuni momenti li perdo di vista e con fatica li riprendo poco dopo. Per fortuna,dopo una serie infinita di ripidi tornanti,iniziamo a vedere dei runners con le luci frontali già posizionate in testa che stanno scendendo in direzione opposta alla nostra:siamo vicini alla vetta,loro stanno già tornando.
Dopo pochi minuti,finalmente siamo in cima al Monte Grappa.
Non si vede nulla,tutto ovattato.
C'è un rifugio all'interno del quale si trova un ristoro al caldo. C'è di tutto:pasta al ragù,pasta in bianco,minestrone,pane,formaggio,salame,prosciutto e tante altre stupende vettovaglie. Mi siedo e mangio due piatti di pasta.
Heros,eroico,mi porta la borsa e comincio a cambiarmi. Stavolta,per prima cosa,cambio calze e scarpe. Controllo:due vesciche,una abbastanza grossa. Pensavo peggio. Cambio di nuovo la maglia,ne metto una a maniche lunghe e metto uno smanicato. Fa freddo,ma non freddissimo. Poi,scendendo,sicuramente la temperatura si alzerà. Speriamo.
Saluto Heros che risale in macchina e ci aspetterà al prossimo ristoro. Riparto con Alina e Andrea. Ora ci aspettano 25 km di discesa, che in alcuni casi è peggio della salita.
Purtroppo veniamo continuamente superati da un tizio che nella salita e anche dopo,in discesa,continua a farsi dare un passaggio in macchina dalla moglie. Prima del Grappa ci aveva detto che si sarebbe ritirato ma è ancora lì,incurante degli insulti che gli lanciamo contro. Tiene nascosto bene il pettorale,per non farcelo vedere così non riusciamo a farlo squalificare. Poveretto. Dovrebbe cambiare sport,l'ultramaratona è per uomini veri. Lui,chiunque sia,di certo non lo è.
Scendendo mi sento bene e con Alina ci mettiamo anche a cantare. E' un bel momento. Ogni 6-7 km c'è un ristoro e ad ogni ristoro c'è Heros. Chiede sempre come va,sta facendo egregiamente il suo lavoro,per fortuna c'è lui.
Al ristoro del 65° km riesco persino a prendere la linea e chiamo Rada che è già rientrata a casa a Milano. Il fatto di saperla a casa,tranquilla mi fa stare bene. Lei,che ormai sa interpretare i miei momenti durante la corsa,mi dice che ho una bella voce,che mi sente bene. In effetti è cosi,sto bene. Mancano 35 km al traguardo,sembrano pochi. Bevo anche un caffè.
Alina ha una piccola crisi,l'aspetto. Siamo d'accordo così. Stiamo fermi al ristoro per 20 minuti,ne approfitto per sedermi un po'. Nel frattempo arriva Andrea che pensavamo fosse davanti,invece ha sbagliato strada e ha allungato di 3 km la sua gara.
Ben ristorati ripartiamo,sarà solo discesa per almeno altri 10 km. Alina conta i tornanti e i km,io non ci riesco. Però scendiamo,scendiamo sempre. Ogni tanto andiamo al passo per sciogliere un po' le gambe.
Al 75° km la discesa finisce,qui la gara cambia. Lo scorso anno,mi è stato detto,da qui si prendeva la statale e la strada era in piano fino alla fine. Però era molto pericolosa per le macchine che sfrecciavano a pochi metri dai podisti.
L'organizzazione ha preferito aggiungere un tratto durissimo,togliendo quello pericoloso. Io non avevo studiato il tracciato e non sapevo cosa mi stesse aspettando. Al ristoro ci danno una cartina con gli ultimi 25 km. Heros ha sonno,gli dico di riposarsi un po'. Ci raggiungerà appena si sarà ripreso.
Riparto fiducioso ma poco dopo vedo che la strada sale ancora con pendenze impossibili. Va bene che stiamo correndo la 100 km più dura d'Europa ma ora mi sembra che si stia esagerando. Mi arrabbio,me la prendo ingiustamente con l'organizzatore e lo maledico. In realtà l'errore è mio che non ho dato un'occhiata,se non di sfuggita,all'altimetria. Inoltre Alina,che nel frattempo si è ripresa alla grande,incontra una sua amica che correrà con lei fino al traguardo. Sta benissimo e ha forze da vendere. Io fisicamente sto bene ma ho perso energie per l'arrabbiatura che,con la stanchezza,non mi passa. Con il senno di poi,mi rendo conto che la spossatezza non mi ha fatto rimanere lucido facendomi perdere forze preziose per niente. E poi si sa,nell'endurance,la testa conta tutto. Molto più delle gambe.
Alina per un po' mi aspetta,poi al ristoro dell'85° km viene da me,mi abbraccia e se ne va. All'inizio ci rimango un po' male ma mi passa subito. Lei ci tiene tantissimo a questa gara e se non tiene il suo passo rischia di saltare per aspettarmi. Non glielo avrei mai permesso.
Per una Alina che “perdo”,trovo un grandissimo Andrea. Lui,finisher della Nove Colli,mi aspetta e mi sopporta. Mi dice che,giustamente,il tracciato era quello. Che dovevo sapere che era dura. Ma lo dice con gentilezza,con la calma dei forti.
Corriamo a buon ritmo e,appena la strada sale,camminiamo. Le gambe stanno tutto sommato bene,non so quanti km mancano alla fine. Di certo non sono molti,ormai.
Gli ultimi 15 km corsi con Andrea sono una delle pagine più belle della mia storia con la corsa,magari questa gara non la correrò più ma di sicuro mi rimarrà dentro a lungo.
Heros,commovente,si ferma con la macchina ogni 2-3 km e ad ogni bivio (che è comunque ben segnato). Ha paura che dopo 13 ore di corsa,la stanchezza possa tirarci qualche brutto scherzo. Non finirò mai di ringraziare questo nuovo amico appassionato come me che mi ha accompagnato in questa avventura.
Quando davanti a noi vediamo il cartello di ingresso di Asolo non credo ai miei occhi,ce la sto facendo ancora una volta. Ci attende una salitona di 2 km ma ormai non ci ferma più nessuno. Peccato solo che ad un certo punto mi volto e vedo un'auto ferma. Poco dopo,da dietro l'angolo,spunta una ragazza che corre al triplo della nostra velocità e ci supera in scioltezza. Sono sicuro,anzi super sicuro che dietro di noi non ci fosse nessuno fino a poco prima. La solita furbetta. Fanculo a lei e a quelli come lei,io all'arco dell'arrivo ci vado con le mie gambe. Fanculo.
Finita la salita ci fermiamo al volo all'ultimo ristoro,poi ci buttiamo in discesa al buio. Bellissimo quest'ultimo pezzo nel bosco. Quando ritorniamo alle luci della città manca meno di un km alla fine. Ci supera il campione Antonio Mazzeo,chapeau. E' un onore essere superati da lui.
C'è l'ultimo rettilineo,ci siamo.
A 400 metri dall'arrivo Heros mi passa dall'auto la bandiera della Via della Felicità che quest'anno ha sventolato dappertutto,in tutte le mie gare. Abbraccio Heros e riparto per l'ultimo tratto,quello della gloria.
Batto un cinque al grande Andrea e sono onorato quando prende la bandiera per un lembo e passiamo così insieme il durissimo traguardo. Anche questa è fatta.
100 km di Asolo,la più dura d'Europa. Finita. 14 ore e 18 minuti di corsa da pazzi.
Bacio per terra,abbraccio Andrea e Alina che ci ha aspettato all'arrivo per quasi mezzora!
Abbraccio Heros e lo ringrazio per il prezioso ed insostituibile lavoro,un pezzo di gloria è anche per lui. Mi danno la medaglia,il vino(che non bevo) e il diploma di finisher.
La ragazza dell'arrivo mi dice:”bravo!”. Si,ha ragione. Siamo stati bravi davvero. Gara tostissima,aveva ragione Andrea. Il Passatore a confronto è una passeggiata.
Finalmente posso svestirmi,faccio una doccia caldissima che forse è la più bella di sempre.
Mi vesto e indosso una maglia fatta stampare per l'occasione con scritto “Only the brave”,soltanto i coraggiosi. Soltanto i coraggiosi possono fare questo,forse siamo pazzi per qualcuno. Ma mi piace sempre ricordare che “i pazzi osano dove gli angeli temono di andare”.
Mangio un piatto di pasta al ragù incredibilmente buono,saluto Andrea(e gli regalo una copia del mio libro) e Alina (che già ce l'ha) che tornano subito a casa. Io invece vado a dormire sulle brandine messe a disposizione dall'oratorio vicino all'arrivo. Butto il mio corpo stanco sopra uno di quei lettini che,ora,sembrano comodissimi. Heros si piazza di fianco a me,esattamente come ha fatto per 14 ore là fuori.
Mi addormento subito,stavolta sono molto stanco. Dopo tre ore circa ci svegliamo e torniamo a casa. Nel viaggio di ritorno si parla dell'impresa e nasce in Heros la voglia di correre una maratona o due in primavera per poi tentare l'assalto al Passatore a fine maggio. Mi ricorda me stesso di un paio di anni fa.
Arrivo a Milano a mezzogiorno e venti,sono contento. Ho concluso una gara molto difficile,ho spostato il limite un po' più in là. Il diploma,che metto in bella mostra a casa, è lì a dimostrarlo.
Là,sulle montagne venete,ho trovato tre nuovi amici con i quali ho condiviso un'esperienza unica,stupenda ed irripetibile che ci rimarrà sempre nel cuore.
Grazie Asolo,con le tue salite impensabili e le tue discese spacca gambe.
Grazie Alina,piccola grande donna. Tosta da far paura,concentratissima nel centrare l'obiettivo. Ho imparato molto da te.
Grazie Andrea,uomo della Nove Colli. Prezioso compagno di corsa e di un pezzo importante di strada. Che mi hai aspettato e hai passeggiato per 100 km.
Grazie Heros,semplicemente il migliore che potessi trovare. Presenza importantissima nella riuscita di questa nuova impresa. Sei già reclutato per le prossime.
Siamo stati tutti bravi,buone corse!
Innanzitutto ho deciso di partecipare a questa gara solamente pochi giorni prima del via e questo ha comportato un avvicinamento alla stessa molto diverso dal solito. Nessuna informazione,nessuna ricerca sul percorso. Solo alcune visite al sito che comunque riportava pochi dati.
Il 4 luglio,a due giorni dalla chiusura delle iscrizioni,ho fatto il bonifico ed il mio nome è comparso nella starting list. Subito dopo ho scoperto che questa 100 km aveva la nomea di “più dura d'Italia se non d'Europa”.
Un'altra premessa che mi sento di fare è che il mio secondo Passatore corso a fine maggio,seppur sempre duro e molto affascinante,non mi aveva impegnato più di tanto e questo aveva acceso in me la ricerca di qualcosa di più difficile. Così la mia attenzione è caduta su questa gara.
L'unica cosa certa e sicura che volevo era un accompagnatore che mi seguisse lungo tutto il percorso,non sono in grado di correre una 100 km senza assistenza. Dopo varie ricerche,avevo trovato nel mio amico Heros la persona giusta al posto giusto.
Presa la decisione di correre questa gara spostando nuovamente il mio limite e sistemata la squadra,mi sono occupato delle logistiche più dirette soltanto pochi giorni prima del via: auto al seguito,prova dei nuovi integratori,accessori,cambi,magliette e bandiera della Via della Felicità e quant'altro potesse servire per gestire al meglio la 100 km.
Così è nata la mia “100 km di Asolo”.
Nei giorni precedenti la gara avevo “conosciuto”,tramite i social network,quelli che sarebbero diventati i miei compagni di questa avventura:Alina e Andrea.
Di Alina avevo sentito dire che era una tosta,l'avevo incrociata a qualche maratona dove faceva la pace. Mentre Andrea aveva nel suo curriculum sportivo,oltre alla prima edizione di Asolo della quale ci ha fornito parecchi aneddoti,anche la mitica Nove Colli corsa solo un paio di mesi prima.
Il 14 luglio mattina,puntuale come solo lui sa fare,alle 8 precise Heros è sotto casa mia a Milano. Scendo le scale dopo aver salutato Rada con una borsa per i cambi,una per accessori e cibo,un portascarpe e uno scatolone con i libretti della Via della Felicità da distribuire.
Partiamo alla volta di Asolo ed il viaggio passa velocemente tra musica,chiacchiere e una pausa caffè a Verona. La curiosità di Heros su queste gare estreme mi stimola a raccontargli molti aneddoti sulle mie gare. Questa è la terza 100 km che corro,quarta se contiamo il Sahara a tappe. Credo di aver capito come si affronta uno sforzo del genere:si parte pianissimo e non si guarda mai l'orologio. Solo così io riesco ad arrivare in fondo.
Arriviamo al campo da rugby di Asolo dove c'è il ritiro pettorali e dove troveremo docce,pasta party e brandine per riposare all'arrivo.
Ritiro il mio numero 65 e vengo omaggiato di un bel pacco gara,anche se non contenente ciò che era scritto sul sito. Nicola,l'organizzatore,mi dirà in seguito che lo sponsor principale non ha mantenuto fede agli accordi presi con lui e che quindi alcuni gadget sono saltati. Mi tengo lo zaino e la maglietta di cotone della gara,regalo ad Heros un paio di occhiali da sole di un altro degli sponsor della manifestazione. Se lo merita.
Alle 12 in punto,a due ore dall'inizio della gara,Nicola tiene un briefing su quello che sarà il percorso. Avrei preferito non ascoltarlo! Salita,salita e poi ancora salita...si arriva fino ai 1700 e rotti metri della cima del Monte Grappa. Poi una discesa spacca gambe di 25 km ed infine,tra l'80° ed il 90° km un'altra bella salita al 15% novità assoluta di quest'anno. Che fortunato che sono.
Alle 13,finalmente arrivano Andrea e Alina e da quel momento diventeremo una squadra. La corsa,specie quella di endurance,regala anche questo:dei perfetti sconosciuti fino ad un attimo prima che diventano un team affiatato come pochi. La sofferenza,la strada,la gloria finale uniscono più di mille bandiere.
Alle 13.30 salgo sulla navetta che ci porterà alla partenza,scortato dal fedele Heros che da quel momento sarà la mia ombra ed il mio angelo custode. Mi preparo ad affrontare questi terribili 100 km e tutto sommato sono tranquillo. Ricevo un messaggio di Rada che,da Milano,mi trasmette una assoluta serenità. E' quello che ci vuole.
Ore 13.58:con due minuti d'anticipo inizia la sfida. Parto pianissimo,Heros corre con me i primi 500 metri fino alla macchina che era parcheggiata poco più avanti. Da quel momento affianco Alina e,come dirà lei,sarò una presenza costante ma discreta. Andrea per i primi km non lo vediamo e sarà così per tutta la prima parte di gara.
Si comincia a salire quasi subito e le pendenze non saranno delle più corribili. Seguo Alina che imposta una serie di andature al passo ogni tot minuti di corsetta leggera. Così facendo scolliniamo la prima salita,quella che porta a Monfumo. Sto bene,molto bene. I ristori sono regolari e ricchi di bevande e frutta. Heros,come per magia,appare puntuale ad ogni nostro pit-stop ed ogni volta ci regala battute e buonumore...in gare come Asolo,questo può fare la differenza.
La strada continua,ci stiamo avvicinando alla terribile salita chiamata “Salto della Capra”,capirò più tardi come mai viene chiamata così. In lontananza si sentono i tuoni del temporale che sta arrivando e che ha accompagnato tutte le mie gare del 2012.
I km passano uno dopo l'altro,si chiacchiera con Alina di gare fatte e di esperienze vissute attraverso la corsa. Lei mi racconta dei suoi triathlon e delle gare ciclistiche,io le parlo del team di campioni che ho messo insieme e che correranno per La Via della Felicità a New York.
Nel frattempo ci raggiunge anche Andrea,Heros è una presenza costante ai ristori.
Al 24° km o giù di lì inizia la salita.
Non ho mai visto nulla di simile.
Nei primi km si riuscirebbe anche ad alternare la corsa al passo ma,man mano che si sale,diventa difficoltoso anche solo camminare. Come se non bastasse inizia a piovere forte ed in breve tempo siamo fradici. Viste le precedenti esperienze alle 100 km,mi ero preparato “facendo il bagno” nella vaselina per evitare le vesciche e avevo pensato ad un piccolo cambio in cima alla salita. Naturalmente il nubifragio che ci ha colpito a metà dell'ascesa ha scombussolato tutti i miei piani. Nella sfiga l'unica nota positiva è Heros che,lasciata la macchina in cima al Salto della Capra,ci è corso incontro in discesa per portarci i k-way. Ha scelto il tratto di gara più duro e,appena partito,si è pure beccato una lavata memorabile. Un mito.
Comincio a chiedermi,come sempre,chi me l'ha fatto fare. E,come sempre,non riesco a dare una risposta a questa domanda. Penso che sia un modo originale di passare una notte di mezza estate. Penso.
Coperti grazie all'aiuto provvidenziale del nostro angelo custode,riprendiamo la faticosa salita e dopo poco intravediamo un ristoro nel quale,per la prima volta,trovo pane e salame. Una manna dal cielo,avevo una fame che non ne potevo più.
Dopo non so più quante ore e con un ultimo tratto con pendenze anche superiori al 20%,finalmente arriviamo al culmine del Salto della Capra. Siamo avvolti dalle nuvole e probabilmente c'è anche un filo di nebbia. E' tutto così surreale...e siamo solo al 38° km.
Arriviamo al ristoro dove c'è un capannone che fa da riparo per chi si vuole cambiare. Per la prima volta nella mia vita podistica devo cambiare pressoché tutto:cappellino,maglia e persino i pantaloncini. Decido di non cambiare calze e scarpe nonostante siano zuppe d'acqua. Purtroppo comincio a sentire il dolore tipico di chi corre molte ore:vesciche. Avevo fatto di tutto per evitarle,al mio secondo Passatore ci ero riuscito. Avevo letteralmente immerso i piedi nella vaselina. Ma la pioggia torrenziale ha rovinato tutto.
Vado avanti così perché ci aspettano alcuni km in piano e poi di nuovo salita per altri 7-8 km fino alla cima del Monte Grappa ,al 50° km. Metà gara.
Questo per me fisicamente è forse il momento peggiore. Mi sento stanco,non ne posso più di salire e comincia pure a fare freddo. Io odio il freddo quando corro. Ricordo ancora il freddo intenso al mio primo Passatore. Mi è rimasto dentro.
Andrea corre come se stesse facendo una passeggiata e anche Alina sta benone,in alcuni momenti li perdo di vista e con fatica li riprendo poco dopo. Per fortuna,dopo una serie infinita di ripidi tornanti,iniziamo a vedere dei runners con le luci frontali già posizionate in testa che stanno scendendo in direzione opposta alla nostra:siamo vicini alla vetta,loro stanno già tornando.
Dopo pochi minuti,finalmente siamo in cima al Monte Grappa.
Non si vede nulla,tutto ovattato.
C'è un rifugio all'interno del quale si trova un ristoro al caldo. C'è di tutto:pasta al ragù,pasta in bianco,minestrone,pane,formaggio,salame,prosciutto e tante altre stupende vettovaglie. Mi siedo e mangio due piatti di pasta.
Heros,eroico,mi porta la borsa e comincio a cambiarmi. Stavolta,per prima cosa,cambio calze e scarpe. Controllo:due vesciche,una abbastanza grossa. Pensavo peggio. Cambio di nuovo la maglia,ne metto una a maniche lunghe e metto uno smanicato. Fa freddo,ma non freddissimo. Poi,scendendo,sicuramente la temperatura si alzerà. Speriamo.
Saluto Heros che risale in macchina e ci aspetterà al prossimo ristoro. Riparto con Alina e Andrea. Ora ci aspettano 25 km di discesa, che in alcuni casi è peggio della salita.
Purtroppo veniamo continuamente superati da un tizio che nella salita e anche dopo,in discesa,continua a farsi dare un passaggio in macchina dalla moglie. Prima del Grappa ci aveva detto che si sarebbe ritirato ma è ancora lì,incurante degli insulti che gli lanciamo contro. Tiene nascosto bene il pettorale,per non farcelo vedere così non riusciamo a farlo squalificare. Poveretto. Dovrebbe cambiare sport,l'ultramaratona è per uomini veri. Lui,chiunque sia,di certo non lo è.
Scendendo mi sento bene e con Alina ci mettiamo anche a cantare. E' un bel momento. Ogni 6-7 km c'è un ristoro e ad ogni ristoro c'è Heros. Chiede sempre come va,sta facendo egregiamente il suo lavoro,per fortuna c'è lui.
Al ristoro del 65° km riesco persino a prendere la linea e chiamo Rada che è già rientrata a casa a Milano. Il fatto di saperla a casa,tranquilla mi fa stare bene. Lei,che ormai sa interpretare i miei momenti durante la corsa,mi dice che ho una bella voce,che mi sente bene. In effetti è cosi,sto bene. Mancano 35 km al traguardo,sembrano pochi. Bevo anche un caffè.
Alina ha una piccola crisi,l'aspetto. Siamo d'accordo così. Stiamo fermi al ristoro per 20 minuti,ne approfitto per sedermi un po'. Nel frattempo arriva Andrea che pensavamo fosse davanti,invece ha sbagliato strada e ha allungato di 3 km la sua gara.
Ben ristorati ripartiamo,sarà solo discesa per almeno altri 10 km. Alina conta i tornanti e i km,io non ci riesco. Però scendiamo,scendiamo sempre. Ogni tanto andiamo al passo per sciogliere un po' le gambe.
Al 75° km la discesa finisce,qui la gara cambia. Lo scorso anno,mi è stato detto,da qui si prendeva la statale e la strada era in piano fino alla fine. Però era molto pericolosa per le macchine che sfrecciavano a pochi metri dai podisti.
L'organizzazione ha preferito aggiungere un tratto durissimo,togliendo quello pericoloso. Io non avevo studiato il tracciato e non sapevo cosa mi stesse aspettando. Al ristoro ci danno una cartina con gli ultimi 25 km. Heros ha sonno,gli dico di riposarsi un po'. Ci raggiungerà appena si sarà ripreso.
Riparto fiducioso ma poco dopo vedo che la strada sale ancora con pendenze impossibili. Va bene che stiamo correndo la 100 km più dura d'Europa ma ora mi sembra che si stia esagerando. Mi arrabbio,me la prendo ingiustamente con l'organizzatore e lo maledico. In realtà l'errore è mio che non ho dato un'occhiata,se non di sfuggita,all'altimetria. Inoltre Alina,che nel frattempo si è ripresa alla grande,incontra una sua amica che correrà con lei fino al traguardo. Sta benissimo e ha forze da vendere. Io fisicamente sto bene ma ho perso energie per l'arrabbiatura che,con la stanchezza,non mi passa. Con il senno di poi,mi rendo conto che la spossatezza non mi ha fatto rimanere lucido facendomi perdere forze preziose per niente. E poi si sa,nell'endurance,la testa conta tutto. Molto più delle gambe.
Alina per un po' mi aspetta,poi al ristoro dell'85° km viene da me,mi abbraccia e se ne va. All'inizio ci rimango un po' male ma mi passa subito. Lei ci tiene tantissimo a questa gara e se non tiene il suo passo rischia di saltare per aspettarmi. Non glielo avrei mai permesso.
Per una Alina che “perdo”,trovo un grandissimo Andrea. Lui,finisher della Nove Colli,mi aspetta e mi sopporta. Mi dice che,giustamente,il tracciato era quello. Che dovevo sapere che era dura. Ma lo dice con gentilezza,con la calma dei forti.
Corriamo a buon ritmo e,appena la strada sale,camminiamo. Le gambe stanno tutto sommato bene,non so quanti km mancano alla fine. Di certo non sono molti,ormai.
Gli ultimi 15 km corsi con Andrea sono una delle pagine più belle della mia storia con la corsa,magari questa gara non la correrò più ma di sicuro mi rimarrà dentro a lungo.
Heros,commovente,si ferma con la macchina ogni 2-3 km e ad ogni bivio (che è comunque ben segnato). Ha paura che dopo 13 ore di corsa,la stanchezza possa tirarci qualche brutto scherzo. Non finirò mai di ringraziare questo nuovo amico appassionato come me che mi ha accompagnato in questa avventura.
Quando davanti a noi vediamo il cartello di ingresso di Asolo non credo ai miei occhi,ce la sto facendo ancora una volta. Ci attende una salitona di 2 km ma ormai non ci ferma più nessuno. Peccato solo che ad un certo punto mi volto e vedo un'auto ferma. Poco dopo,da dietro l'angolo,spunta una ragazza che corre al triplo della nostra velocità e ci supera in scioltezza. Sono sicuro,anzi super sicuro che dietro di noi non ci fosse nessuno fino a poco prima. La solita furbetta. Fanculo a lei e a quelli come lei,io all'arco dell'arrivo ci vado con le mie gambe. Fanculo.
Finita la salita ci fermiamo al volo all'ultimo ristoro,poi ci buttiamo in discesa al buio. Bellissimo quest'ultimo pezzo nel bosco. Quando ritorniamo alle luci della città manca meno di un km alla fine. Ci supera il campione Antonio Mazzeo,chapeau. E' un onore essere superati da lui.
C'è l'ultimo rettilineo,ci siamo.
A 400 metri dall'arrivo Heros mi passa dall'auto la bandiera della Via della Felicità che quest'anno ha sventolato dappertutto,in tutte le mie gare. Abbraccio Heros e riparto per l'ultimo tratto,quello della gloria.
Batto un cinque al grande Andrea e sono onorato quando prende la bandiera per un lembo e passiamo così insieme il durissimo traguardo. Anche questa è fatta.
100 km di Asolo,la più dura d'Europa. Finita. 14 ore e 18 minuti di corsa da pazzi.
Bacio per terra,abbraccio Andrea e Alina che ci ha aspettato all'arrivo per quasi mezzora!
Abbraccio Heros e lo ringrazio per il prezioso ed insostituibile lavoro,un pezzo di gloria è anche per lui. Mi danno la medaglia,il vino(che non bevo) e il diploma di finisher.
La ragazza dell'arrivo mi dice:”bravo!”. Si,ha ragione. Siamo stati bravi davvero. Gara tostissima,aveva ragione Andrea. Il Passatore a confronto è una passeggiata.
Finalmente posso svestirmi,faccio una doccia caldissima che forse è la più bella di sempre.
Mi vesto e indosso una maglia fatta stampare per l'occasione con scritto “Only the brave”,soltanto i coraggiosi. Soltanto i coraggiosi possono fare questo,forse siamo pazzi per qualcuno. Ma mi piace sempre ricordare che “i pazzi osano dove gli angeli temono di andare”.
Mangio un piatto di pasta al ragù incredibilmente buono,saluto Andrea(e gli regalo una copia del mio libro) e Alina (che già ce l'ha) che tornano subito a casa. Io invece vado a dormire sulle brandine messe a disposizione dall'oratorio vicino all'arrivo. Butto il mio corpo stanco sopra uno di quei lettini che,ora,sembrano comodissimi. Heros si piazza di fianco a me,esattamente come ha fatto per 14 ore là fuori.
Mi addormento subito,stavolta sono molto stanco. Dopo tre ore circa ci svegliamo e torniamo a casa. Nel viaggio di ritorno si parla dell'impresa e nasce in Heros la voglia di correre una maratona o due in primavera per poi tentare l'assalto al Passatore a fine maggio. Mi ricorda me stesso di un paio di anni fa.
Arrivo a Milano a mezzogiorno e venti,sono contento. Ho concluso una gara molto difficile,ho spostato il limite un po' più in là. Il diploma,che metto in bella mostra a casa, è lì a dimostrarlo.
Là,sulle montagne venete,ho trovato tre nuovi amici con i quali ho condiviso un'esperienza unica,stupenda ed irripetibile che ci rimarrà sempre nel cuore.
Grazie Asolo,con le tue salite impensabili e le tue discese spacca gambe.
Grazie Alina,piccola grande donna. Tosta da far paura,concentratissima nel centrare l'obiettivo. Ho imparato molto da te.
Grazie Andrea,uomo della Nove Colli. Prezioso compagno di corsa e di un pezzo importante di strada. Che mi hai aspettato e hai passeggiato per 100 km.
Grazie Heros,semplicemente il migliore che potessi trovare. Presenza importantissima nella riuscita di questa nuova impresa. Sei già reclutato per le prossime.
Siamo stati tutti bravi,buone corse!
100 KM DEL PASSATORE 2012
Cosa è stata per me la “100 km del Passatore 2011”?
Un miscuglio di emozioni e sofferenza, un'esperienza spirituale prima ancora che fisica. Ha cambiato il mio modo di vivere questo sport e mi ha portato a scrivere il libro “Spostando il limite un po' più in là”.
E' stata l'unica gara alla cui vigilia ho sentito tensione, cosa del tutto nuova per me. Ci ho messo tre giorni per metabolizzarla e per decidere di riprovarci. E quando ho deciso, l'ho aspettata per un anno. Ho aspettato per dodici lunghi mesi di potermi rapportare di nuovo con la Grande Sfida.
Chi non ha mai corso il Passatore, non può capire cos'è il Passatore.
Con queste forti motivazioni in testa eccomi pronto venerdì 25 maggio sotto casa a Milano per partire alla volta di Firenze. Come sempre in queste gare con me c'è Lillo che non nasconde ambizioni cronometriche di tutto rispetto.
A completare il quadro degli atleti di Novara Che Corre, anche Luca Omodeo alla sua prima, coraggiosa esperienza in una 100 km. Per l'occasione si è fatto accompagnare dalla signora Marcella, sua mamma.
Sul pulmino che ci porterà a Firenze e che poi diventerà l'Ammiraglia che ci seguirà tutta la notte, anche la campionessa milanese Simona Leone che, come me, è testimonial dell'associazione “La Via della Felicità”. A Firenze, ad aspettarci,anche l'altro campione testimonial,Ciro Di Palma.
Il meteo, giunti nel capoluogo toscano,non è dei migliori. Non oso immaginare cosa possa voler dire correre per 100 km sotto la pioggia,ne ho già presa fin troppa nei mesi di allenamento e di avvicinamento a questa gara.
Ci sistemiamo in albergo e dopo una veloce passeggiata,ci sediamo per la cena. Pasta,pollo,patate e per qualcuno anche il dolce. Cena calorica,domani non si scherza e si brucerà tantissimo.
Un'altra passeggiata per agevolare la digestione e poi tutti a nanna,la nuotata di quella stessa mattina mi ha portato ad essere stanco il giusto e ad addormentarmi velocemente. Non prima di aver ricevuto l'sms della mia amica “di sabbia” Cinzia che mi dice che si aggregherà al nostro gruppo come accompagnatrice sull'Ammiraglia. Si rivelerà fondamentale.
La mattina di sabato 26 maggio,dopo otto bellissime ore di sonno,ci siamo trovati per l'abbondante colazione e poi siamo usciti per trovarci con gli amici dell'associazione.
Ci ha raggiunto Cinzia,che indossava la maglia di finisher della “100 km del Sahara”. Ricordi.
Un' altro caffè,tanti amici da salutare e ci siamo diretti al ritiro pettorali dove,dopo una mezzora di coda,mi sono preso il mio numero 344 che,ironia della sorte,era il numero di Lillo lo scorso anno.
I minuti passano veloci,la tensione sale,specie per chi è alla prima esperienza su questa distanza. Una 100 km è sempre una 100 km come dice il Re Giorgio Calcaterra e se lo dice lui c'è da fidarsi.
E' una distanza che nasconde molte insidie,soprattutto in una gara come il Passatore nella quale ci sono moltissime salite spaccagambe e nella quale si corre per lo più con il buio.
A pranzo ci aspetta una giornalista di Canale 10 con il cameraman che intervista Simona,Ciro e me per sapere le nostre sensazioni appena prima del via. Per me sono sensazioni positive,sono molto tranquillo. So quello che mi aspetta e questo,rispetto all'anno scorso,mi dà molta forza. Sono sicuro che andrò bene e con questo pensiero,dopo pranzo,mi preparo per la gara.
Forte dell'esperienza,mi faccio il bagno nella vasellina e preparo ricambi pesanti per la notte. Questa volta il freddo e le vesciche non mi tormenteranno.
Parto con maglia a maniche corte,cappellino e marsupio con il telefono. Il pettorale l'ho appuntato sui pantaciclisti dello Squero dai quali ormai non mi separo più. I ricambi sono nelle sacche sull'Ammiraglia,la bandiera della Via della Felicità me la passeranno a pochi km dall'arrivo.
Eccoci in piazza,ancora un caffè e un bicchiere di acqua e ci siamo. Incrociamo Giorgio Calcaterra che,vedendomi,mi saluta chiamandomi per nome. Sono soddisfazioni!
Alle 14.45 ci infiliamo nella griglia di partenza,gli sguardi di Simona e Luca sono tesi. Io e Lillo sappiamo cosa succederà nei prossimi 100 km e siamo tranquilli,sto bene e sono pronto all'avventura.
Matteo Renzi,sindaco di Firenze,dà il via alla gara. Partiti.
Ora non si scherza più. La Grande Sfida,un anno dopo,è ricominciata. E che sia indimenticabile come l'altra volta.
Firenze,stupenda come sempre in questo sabato di fine maggio,ci saluta subito. E subito si comincia a salire. Prima tappa:Fiesole. Sono in forma ma doso le forze e cerco di farle dosare anche ai ragazzi che corrono con me,il Passatore inizia dal 65esimo km in poi!
Passiamo Fiesole e mettiamo nel mirino il secondo target,Vetta Le Croci al km 17. Questa parte di gara è molto panoramica e si corre in mezzo al verde. Ci fermiamo ad ogni ristoro anche perché sono una delle cose più belle di questa storica manifestazione,per ora si trova solo frutta,acqua e sali. Le chicche,come il brodo caldo ed il caffè,le troveremo più avanti.
Passiamo a Vetta Le Croci con un buon margine rispetto allo scorso anno e ci buttiamo nella discesa di 15 km che ci condurrà a Borgo San Lorenzo,primo traguardo intermedio della gara e punto di ritrovo con i ragazzi dell'Ammiraglia. Ed infatti li troviamo tutti al km 31: Roberto,Antonio,Marcella e Cinzia che da quel momento correrà con noi.
Il Passatore sta iniziando a presentarsi,a farsi conoscere. Io e Lillo gli portiamo rispetto,Luca invece aveva osato quasi denigrarlo affermando che si poteva chiudere in 12/13 ore e che dopo la Colla la gara era pressoché fatta.
Ecco,la Colla.
Il Passo della Colla di Casaglia è il punto più alto che tocca la gara e si trova a 1000 metri di altitudine. Si raggiunge dopo 17 ininterrotti km di salita che iniziano appena dopo Borgo San Lorenzo. La gara non finisce lì,semmai inizia.
E di questo,Luca,ben presto se ne accorgerà.
Saliamo alternando corsa e camminata,ci fermiamo ai ristori e procediamo con il primo cambio di indumenti. Il sole sta pian piano calando ed entro breve arriverà il buio.
Più o meno siamo tutti allo stesso passo, con me ci sono Luca,Cinzia e Simona. Lillo è qualche km più avanti e sta viaggiando ad una media pazzesca.
I ragazzi dell'Ammiraglia non ci fanno mai mancare il loro prezioso supporto e ci seguono costantemente sulla salita. Dopo 6 ore e 20 minuti di gara,in anticipo di 40 minuti rispetto allo scorso anno,scolliniamo al Passo della Colla. Il km è il 48,la notte è calata sulla gara e le luci frontali sono già accese da qualche minuto sulle nostre teste.
Inizia la discesa verso Marradi,qui l'anno scorso sono cominciati i problemi grossi. Quest'anno sono in forma e le gambe vanno che è una meraviglia. Simona corre come se niente fosse,la mitica Cinzia è ancora con noi mentre Luca sta perdendo qualche colpo. Si stacca e poi ci riprende ma lo conosco bene e so che sta iniziando a pagare il conto.
Prima di partire avevo scritto questo:
“Non lo chiamo “Passa”,gli porto il rispetto che gli è dovuto. Nonostante l'abbia conosciuto da vicino non mi sento così in confidenza da lanciarmi in un diminutivo. Luca no,lo chiama “Passa”.Quasi lo prende in giro.
Ed il Passatore,vedrai,si prenderà la sua rivincita. Lo manderà in crisi quando avrà già corso una maratona e mezza e ne mancherà ancora una.
Il Passatore è tosto e presenterà,stanne certo,il suo conto. Ricordati che può succedere di tutto in 15 ore di corsa”
In effetti sta succedendo ciò che avevo pronosticato.
Nella discesa verso Marradi ci viene comunicato che,a Faenza,Giorgio Calcaterra ha vinto il suo settimo Passatore consecutivo ed un piccolo boato scalda la fredda notte dell'appennino ed anche i nostri cuori. Il Re umile centra una storica doppietta consecutiva,Mondiale e Passatore.
A Marradi,al km 65,ci arrivo ancora in piena forma e con addirittura un'ora in meno sul crono del 2011. Le gambe tengono,la testa c'è. Ho solo qualche problemino di stomaco e un po' di freddo nonostante mi sia coperto bene. Ma continuo a correre bene e ad un buon ritmo. Vorrei arrivare a Faenza con il buio,quindi entro le 4.30 del mattino. Mi rincuora molto il fatto di pensare al netto miglioramento che sto ottenendo rispetto alla mia prima esperienza in questa avventura e soprattutto mi rendo conto di ricordarmi metro per metro tutto il tracciato.
Supero anche una piccola crisi tra il km 70 ed il km 80 e quando passo quest'ultimo cartello sono consapevole che ormai manca meno di una mezza maratona all'arrivo. Sto bene e sono sorpreso quando,appena davanti a me,vedo Lillo.
Stava andando benissimo ma è stato frenato da un infortunio alla gamba. Gli chiedo come va e,nonostante tutto,lo vedo bene. Ha rallentato molto ma sono sicurissimo che non mollerà.
Corro ancora ed arrivo a Brisighella,km 88. Qui l'anno scorso non sapevo neanche più dov'ero! I ragazzi dell'Ammiraglia mi passano la bandiera e mi preparo a correre gli ultimi 12 km di gara. Riprende a correre anche Cinzia che era risalita sul pulmino intorno al sessantesimo km; facendo due conti,Cinzia correrà per 12 km che sommati ai 30 km che aveva corso in precedenza fanno 42 km giusti giusti. La maratona!E per fortuna che non voleva correre molto!!
Avvicinandomi a Faenza mi tornano le forze e la mia corsa si regola su di un ritmo elevato quanto inaspettato ed in questo modo i km passano che è un piacere. Vedo il cartello del km 95 che è sempre emozionante,ce la sto facendo un'altra volta.
Ho voglia di arrivare,sento che il traguardo è davvero vicino.
Al km 96 aumento il passo,non l'avrei mai pensato ed invece è vero. Sto correndo a meno di 6 minuti al km e questo mi permette di superare molti atleti e di sbirciare i loro sguardi stupiti. Un pazzo che dopo quasi 100 km di corsa li passa al doppio della loro velocità!
Eppure sto bene e non mi fermo e,dopo aver passato la famosa rotonda del Passatore (dedicata proprio alla gara),entro nel centro abitato di Faenza. Il cartello del km 98 mi fa capire che arriverò con il buio così come avevo sognato e che abbasserò il mio personale di circa due ore!!
Ma soprattutto che manca davvero solo qualche centinaia di metri al traguardo.
Al km 99 tiro fuori la bandiera della Via della Felicità e mi appresto a godermi l'arrivo in piazza del Popolo,caratteristica con le sue luci arancioni.
Eccolo là,vedo l'arco dell'arrivo.
Allungo il passo e taglio la finish line della mia seconda “100 km del Passatore” in 13 ore 9 minuti e qualche secondo. Per me un grande risultato,ben 2 ore e 6 minuti in meno rispetto al 2011!!
Prima di ricevere la meritata medaglia,le bottiglie di vino e i 10 euro della cauzione del chip e prima di sedermi con Cinzia che mi “coccola” portandomi da bere e qualcosa per coprirmi,penso a tante cose come sempre.
Penso a Rada e Carmelo che erano qui con me lo scorso anno,penso agli amici di Novara Che Corre che mi hanno seguito da casa,in particolar modo Andrea Squeo che mi ha chiamato prima di andare a dormire.
Penso a tutto quello che è successo in questo anno,il cambio di città,il libro,i campioni che sono diventati amici,il Sahara.
Il Passatore è uno spartiacque,una specie di esame di coscienza che serve per capire e valutare ciò che abbiamo fatto nell'anno trascorso e se lo abbiamo fatto bene. Questo è uno dei motivi per cui,finché le gambe ed il cuore me lo permetteranno,correrò sempre questa gara. Che più che una gara,è una stupenda avventura ed un viaggio dentro sé stessi.
Mi fermo solo un attimo,poi prendo la navetta e vado a godermi una bella doccia ed un sonno breve (solo tre ore...) ma ristoratore.
Anche quest'anno è andata,nessun dolore sparso. Sto bene e mi sono divertito e questo,in fondo,è ciò che conta.
Ringrazio gli eroi che quest'anno mi hanno onorato della loro compagnia in questa incredibile esperienza:
l'inseparabile Lillo
il coraggioso Luca
la tostissima Simona
il Campione Ciro
gli unici Antonio,Scylla e Roberto
la preziosa Marcella
la donna del deserto,la mitica Cinzia(aspettando la MdS 2013)
tutti i volontari dell'associazione “La Via della Felicità”
Buona Strada!
Un miscuglio di emozioni e sofferenza, un'esperienza spirituale prima ancora che fisica. Ha cambiato il mio modo di vivere questo sport e mi ha portato a scrivere il libro “Spostando il limite un po' più in là”.
E' stata l'unica gara alla cui vigilia ho sentito tensione, cosa del tutto nuova per me. Ci ho messo tre giorni per metabolizzarla e per decidere di riprovarci. E quando ho deciso, l'ho aspettata per un anno. Ho aspettato per dodici lunghi mesi di potermi rapportare di nuovo con la Grande Sfida.
Chi non ha mai corso il Passatore, non può capire cos'è il Passatore.
Con queste forti motivazioni in testa eccomi pronto venerdì 25 maggio sotto casa a Milano per partire alla volta di Firenze. Come sempre in queste gare con me c'è Lillo che non nasconde ambizioni cronometriche di tutto rispetto.
A completare il quadro degli atleti di Novara Che Corre, anche Luca Omodeo alla sua prima, coraggiosa esperienza in una 100 km. Per l'occasione si è fatto accompagnare dalla signora Marcella, sua mamma.
Sul pulmino che ci porterà a Firenze e che poi diventerà l'Ammiraglia che ci seguirà tutta la notte, anche la campionessa milanese Simona Leone che, come me, è testimonial dell'associazione “La Via della Felicità”. A Firenze, ad aspettarci,anche l'altro campione testimonial,Ciro Di Palma.
Il meteo, giunti nel capoluogo toscano,non è dei migliori. Non oso immaginare cosa possa voler dire correre per 100 km sotto la pioggia,ne ho già presa fin troppa nei mesi di allenamento e di avvicinamento a questa gara.
Ci sistemiamo in albergo e dopo una veloce passeggiata,ci sediamo per la cena. Pasta,pollo,patate e per qualcuno anche il dolce. Cena calorica,domani non si scherza e si brucerà tantissimo.
Un'altra passeggiata per agevolare la digestione e poi tutti a nanna,la nuotata di quella stessa mattina mi ha portato ad essere stanco il giusto e ad addormentarmi velocemente. Non prima di aver ricevuto l'sms della mia amica “di sabbia” Cinzia che mi dice che si aggregherà al nostro gruppo come accompagnatrice sull'Ammiraglia. Si rivelerà fondamentale.
La mattina di sabato 26 maggio,dopo otto bellissime ore di sonno,ci siamo trovati per l'abbondante colazione e poi siamo usciti per trovarci con gli amici dell'associazione.
Ci ha raggiunto Cinzia,che indossava la maglia di finisher della “100 km del Sahara”. Ricordi.
Un' altro caffè,tanti amici da salutare e ci siamo diretti al ritiro pettorali dove,dopo una mezzora di coda,mi sono preso il mio numero 344 che,ironia della sorte,era il numero di Lillo lo scorso anno.
I minuti passano veloci,la tensione sale,specie per chi è alla prima esperienza su questa distanza. Una 100 km è sempre una 100 km come dice il Re Giorgio Calcaterra e se lo dice lui c'è da fidarsi.
E' una distanza che nasconde molte insidie,soprattutto in una gara come il Passatore nella quale ci sono moltissime salite spaccagambe e nella quale si corre per lo più con il buio.
A pranzo ci aspetta una giornalista di Canale 10 con il cameraman che intervista Simona,Ciro e me per sapere le nostre sensazioni appena prima del via. Per me sono sensazioni positive,sono molto tranquillo. So quello che mi aspetta e questo,rispetto all'anno scorso,mi dà molta forza. Sono sicuro che andrò bene e con questo pensiero,dopo pranzo,mi preparo per la gara.
Forte dell'esperienza,mi faccio il bagno nella vasellina e preparo ricambi pesanti per la notte. Questa volta il freddo e le vesciche non mi tormenteranno.
Parto con maglia a maniche corte,cappellino e marsupio con il telefono. Il pettorale l'ho appuntato sui pantaciclisti dello Squero dai quali ormai non mi separo più. I ricambi sono nelle sacche sull'Ammiraglia,la bandiera della Via della Felicità me la passeranno a pochi km dall'arrivo.
Eccoci in piazza,ancora un caffè e un bicchiere di acqua e ci siamo. Incrociamo Giorgio Calcaterra che,vedendomi,mi saluta chiamandomi per nome. Sono soddisfazioni!
Alle 14.45 ci infiliamo nella griglia di partenza,gli sguardi di Simona e Luca sono tesi. Io e Lillo sappiamo cosa succederà nei prossimi 100 km e siamo tranquilli,sto bene e sono pronto all'avventura.
Matteo Renzi,sindaco di Firenze,dà il via alla gara. Partiti.
Ora non si scherza più. La Grande Sfida,un anno dopo,è ricominciata. E che sia indimenticabile come l'altra volta.
Firenze,stupenda come sempre in questo sabato di fine maggio,ci saluta subito. E subito si comincia a salire. Prima tappa:Fiesole. Sono in forma ma doso le forze e cerco di farle dosare anche ai ragazzi che corrono con me,il Passatore inizia dal 65esimo km in poi!
Passiamo Fiesole e mettiamo nel mirino il secondo target,Vetta Le Croci al km 17. Questa parte di gara è molto panoramica e si corre in mezzo al verde. Ci fermiamo ad ogni ristoro anche perché sono una delle cose più belle di questa storica manifestazione,per ora si trova solo frutta,acqua e sali. Le chicche,come il brodo caldo ed il caffè,le troveremo più avanti.
Passiamo a Vetta Le Croci con un buon margine rispetto allo scorso anno e ci buttiamo nella discesa di 15 km che ci condurrà a Borgo San Lorenzo,primo traguardo intermedio della gara e punto di ritrovo con i ragazzi dell'Ammiraglia. Ed infatti li troviamo tutti al km 31: Roberto,Antonio,Marcella e Cinzia che da quel momento correrà con noi.
Il Passatore sta iniziando a presentarsi,a farsi conoscere. Io e Lillo gli portiamo rispetto,Luca invece aveva osato quasi denigrarlo affermando che si poteva chiudere in 12/13 ore e che dopo la Colla la gara era pressoché fatta.
Ecco,la Colla.
Il Passo della Colla di Casaglia è il punto più alto che tocca la gara e si trova a 1000 metri di altitudine. Si raggiunge dopo 17 ininterrotti km di salita che iniziano appena dopo Borgo San Lorenzo. La gara non finisce lì,semmai inizia.
E di questo,Luca,ben presto se ne accorgerà.
Saliamo alternando corsa e camminata,ci fermiamo ai ristori e procediamo con il primo cambio di indumenti. Il sole sta pian piano calando ed entro breve arriverà il buio.
Più o meno siamo tutti allo stesso passo, con me ci sono Luca,Cinzia e Simona. Lillo è qualche km più avanti e sta viaggiando ad una media pazzesca.
I ragazzi dell'Ammiraglia non ci fanno mai mancare il loro prezioso supporto e ci seguono costantemente sulla salita. Dopo 6 ore e 20 minuti di gara,in anticipo di 40 minuti rispetto allo scorso anno,scolliniamo al Passo della Colla. Il km è il 48,la notte è calata sulla gara e le luci frontali sono già accese da qualche minuto sulle nostre teste.
Inizia la discesa verso Marradi,qui l'anno scorso sono cominciati i problemi grossi. Quest'anno sono in forma e le gambe vanno che è una meraviglia. Simona corre come se niente fosse,la mitica Cinzia è ancora con noi mentre Luca sta perdendo qualche colpo. Si stacca e poi ci riprende ma lo conosco bene e so che sta iniziando a pagare il conto.
Prima di partire avevo scritto questo:
“Non lo chiamo “Passa”,gli porto il rispetto che gli è dovuto. Nonostante l'abbia conosciuto da vicino non mi sento così in confidenza da lanciarmi in un diminutivo. Luca no,lo chiama “Passa”.Quasi lo prende in giro.
Ed il Passatore,vedrai,si prenderà la sua rivincita. Lo manderà in crisi quando avrà già corso una maratona e mezza e ne mancherà ancora una.
Il Passatore è tosto e presenterà,stanne certo,il suo conto. Ricordati che può succedere di tutto in 15 ore di corsa”
In effetti sta succedendo ciò che avevo pronosticato.
Nella discesa verso Marradi ci viene comunicato che,a Faenza,Giorgio Calcaterra ha vinto il suo settimo Passatore consecutivo ed un piccolo boato scalda la fredda notte dell'appennino ed anche i nostri cuori. Il Re umile centra una storica doppietta consecutiva,Mondiale e Passatore.
A Marradi,al km 65,ci arrivo ancora in piena forma e con addirittura un'ora in meno sul crono del 2011. Le gambe tengono,la testa c'è. Ho solo qualche problemino di stomaco e un po' di freddo nonostante mi sia coperto bene. Ma continuo a correre bene e ad un buon ritmo. Vorrei arrivare a Faenza con il buio,quindi entro le 4.30 del mattino. Mi rincuora molto il fatto di pensare al netto miglioramento che sto ottenendo rispetto alla mia prima esperienza in questa avventura e soprattutto mi rendo conto di ricordarmi metro per metro tutto il tracciato.
Supero anche una piccola crisi tra il km 70 ed il km 80 e quando passo quest'ultimo cartello sono consapevole che ormai manca meno di una mezza maratona all'arrivo. Sto bene e sono sorpreso quando,appena davanti a me,vedo Lillo.
Stava andando benissimo ma è stato frenato da un infortunio alla gamba. Gli chiedo come va e,nonostante tutto,lo vedo bene. Ha rallentato molto ma sono sicurissimo che non mollerà.
Corro ancora ed arrivo a Brisighella,km 88. Qui l'anno scorso non sapevo neanche più dov'ero! I ragazzi dell'Ammiraglia mi passano la bandiera e mi preparo a correre gli ultimi 12 km di gara. Riprende a correre anche Cinzia che era risalita sul pulmino intorno al sessantesimo km; facendo due conti,Cinzia correrà per 12 km che sommati ai 30 km che aveva corso in precedenza fanno 42 km giusti giusti. La maratona!E per fortuna che non voleva correre molto!!
Avvicinandomi a Faenza mi tornano le forze e la mia corsa si regola su di un ritmo elevato quanto inaspettato ed in questo modo i km passano che è un piacere. Vedo il cartello del km 95 che è sempre emozionante,ce la sto facendo un'altra volta.
Ho voglia di arrivare,sento che il traguardo è davvero vicino.
Al km 96 aumento il passo,non l'avrei mai pensato ed invece è vero. Sto correndo a meno di 6 minuti al km e questo mi permette di superare molti atleti e di sbirciare i loro sguardi stupiti. Un pazzo che dopo quasi 100 km di corsa li passa al doppio della loro velocità!
Eppure sto bene e non mi fermo e,dopo aver passato la famosa rotonda del Passatore (dedicata proprio alla gara),entro nel centro abitato di Faenza. Il cartello del km 98 mi fa capire che arriverò con il buio così come avevo sognato e che abbasserò il mio personale di circa due ore!!
Ma soprattutto che manca davvero solo qualche centinaia di metri al traguardo.
Al km 99 tiro fuori la bandiera della Via della Felicità e mi appresto a godermi l'arrivo in piazza del Popolo,caratteristica con le sue luci arancioni.
Eccolo là,vedo l'arco dell'arrivo.
Allungo il passo e taglio la finish line della mia seconda “100 km del Passatore” in 13 ore 9 minuti e qualche secondo. Per me un grande risultato,ben 2 ore e 6 minuti in meno rispetto al 2011!!
Prima di ricevere la meritata medaglia,le bottiglie di vino e i 10 euro della cauzione del chip e prima di sedermi con Cinzia che mi “coccola” portandomi da bere e qualcosa per coprirmi,penso a tante cose come sempre.
Penso a Rada e Carmelo che erano qui con me lo scorso anno,penso agli amici di Novara Che Corre che mi hanno seguito da casa,in particolar modo Andrea Squeo che mi ha chiamato prima di andare a dormire.
Penso a tutto quello che è successo in questo anno,il cambio di città,il libro,i campioni che sono diventati amici,il Sahara.
Il Passatore è uno spartiacque,una specie di esame di coscienza che serve per capire e valutare ciò che abbiamo fatto nell'anno trascorso e se lo abbiamo fatto bene. Questo è uno dei motivi per cui,finché le gambe ed il cuore me lo permetteranno,correrò sempre questa gara. Che più che una gara,è una stupenda avventura ed un viaggio dentro sé stessi.
Mi fermo solo un attimo,poi prendo la navetta e vado a godermi una bella doccia ed un sonno breve (solo tre ore...) ma ristoratore.
Anche quest'anno è andata,nessun dolore sparso. Sto bene e mi sono divertito e questo,in fondo,è ciò che conta.
Ringrazio gli eroi che quest'anno mi hanno onorato della loro compagnia in questa incredibile esperienza:
l'inseparabile Lillo
il coraggioso Luca
la tostissima Simona
il Campione Ciro
gli unici Antonio,Scylla e Roberto
la preziosa Marcella
la donna del deserto,la mitica Cinzia(aspettando la MdS 2013)
tutti i volontari dell'associazione “La Via della Felicità”
Buona Strada!
A SEREGNO CON IL RE
Ho avuto la fortuna ed il piacere di conoscere personalmente Giorgio Calcaterra. L'ho contattato a gennaio per proporgli la trasferta alla maratona di New York per portare insieme a noi il messaggio della Via della Felicità,una guida al buonsenso per una vita migliore.
Ho scoperto ciò che già sapevo per sentito dire:una grande persona,prima ancora che un grandissimo campione.
Di una disponibilità infinita,difficilmente riscontrabile in campioni di così alto livello,ho avuto il privilegio di correre con Giorgio nel giorno del suo 40esimo compleanno per 12 indimenticabili km e durante quell'ora di corsa ho scoperto una persona pulita,onesta e leale che da sempre si fa portavoce di uno sport vero e senza "mezzucci" per migliorare le prestazioni. Giorgio è Campione del Mondo ma soprattutto è uno di noi.
Quanto sia amato dal popolo dei runners l'ho scoperto una volta di più domenica 22 aprile quando con l'inseparabile Lillo ho partecipato alla 100 km di Seregno con l'obiettivo dichiarato di correre un buon lungo di 60 km in vista del Passatore.
Per evitare le code dell'anno precedente siamo partiti presto così ci siamo potuti godere la perfetta organizzazione dei Marciacaratesi,una macchina perfetta che ha una sintonia invidiabile con le istituzioni locali.
Dopo il consueto caffè pre-gara ci siamo cambiati ed abbiamo aspettato lo start.
La manifestazione prevedeva 5 giri da 20 km ognuno e noi abbiamo deciso di correrne solo 3.Prima di entrare nella griglia,ho aspettato che uscisse Giorgio e quando l'ho visto gli ho fatto l'in bocca al lupo e lui l'ha fatto a me.Cominciamo bene direi.
Alle 8.30 siamo partiti per il nostro lungo,lento allenamento.Volevamo tenere un passo da 6'/km con pause ai ristori ed i primi due giri sono andati bene.Siamo infatti passati al 40esimo km in 4 ore e 10' non prima di aver vissuto il primo doppiaggio da parte di un'atleta spagnolo,da Giorgio che mi ha salutato con un cenno della mano e da un altro italiano di cui non voglio ricordare il nome e che,se ci fosse stata una giustizia vera,non avrebbe dovuto nemmeno essere lì.
È paradossale:il campione pulito che vince sempre contro "l'altro" che non vince mai e sta sempre dietro....
Con questi pensieri passiamo anche la distanza della maratona chiacchierando con Lillo,ormai i 42 km ci appartengono e quasi non facciamo più fatica!!
Pensiamo alle sofferenze dello Squero e capiamo che lui è un eroe più di tutti gli altri,d'altronde il miracolo non è arrivare in fondo ma avere il coraggio di partire...!
Ad ogni ristoro è una festa,ci fermiamo addirittura ad un gazebo degli alpini che vorrebbero farci mangiare di tutto.Decliniamo cortesemente quasi del tutto l'invito e ripartiamo...
Verso il 55esimo km comincio a sentire un po' di stanchezza,il mese di stop tra marzo e aprile per le costole rotte alla 100 km del Sahara si fa sentire. Faccio un cenno a Lillo che aumenta il passo e se ne va.
Ho con me nel marsupio la bandiera dell'Italia griffata con il logo della Via della Felicità e penso che potrei darla a Giorgio se mi passa ancora prima del suo storico traguardo.In effetti facendo due calcoli,io sono alla fine del terzo giro e come crono lui dovrebbe essere alla fine del quinto e quindi della gara.Sono sicuro che è in testa,lo chiedo ad ogni ristoro e puntualmente mi forniscono notizie esaltanti anche perché "l'altro" è sempre dietro...
I miei calcoli sono esatti infatti al mio km 57,5 (il 97,5 per Giorgio),sento la moto della testa della corsa e dietro la sagoma inconfondibile del Re che con la sua classica andatura ha un po' rallentato (per modo di dire) la sua falcata ma ha già "asfaltato" tutti.Dietro di lui c'è il vuoto.
Mi fermo,apro la bandiera e lui mi fa un cenno con la testa.Allora,dopo averlo incitato e dopo aver ricordato che "l'altro" è sempre dietro,lascio la bandiera alla persona che stava seguendo Giorgio in bicicletta.
Vedendo Giorgio involarsi a prendere il suo terzo titolo mondiale in mezzo ad un boato continuo di gente che lo incita,mi commuovo.Non mi capita spesso,peró stavolta non c'è stato verso.
Il ragazzo che ha costruito i suoi successi con il sudore,l'applicazione,la costanza.Che è rimasto semplice e genuino,che risponde alle mie mail e ai miei sms.Che accetta di correre con noi per una buona causa,che ti dice un "in bocca al lupo" sincero anche se sei l'ultimo dei tapascioni.
Questo è il campionissimo Giorgio Calcaterra.
Ed io mi sono commosso vedendolo a pochi metri dal suo terzo mondiale,amatissimo dalla gente.Per "altri"molto meno onesti,sono stati 100 km di insulti.
La mia gara,a quel punto,poteva anche finire lì così al 60esimo km,alla fine del terzo giro,mi sono fermato.
Ho trovato subito Lillo che era arrivato qualche minuto prima e ci siamo diretti negli spogliatoi dove,manco a farlo apposta,abbiamo incrociato Giorgio che aveva appena finito la visita antidoping e ci siamo trovati a cambiarci nella stessa stanza.
Abbiamo fatto la foto con la bandiera che poi gli ho regalato e,dopo la doccia,abbiamo salutato il Re (con il quale ci incroceremo al Passatore) e ci siamo mangiati con Lillo un meritatissimo panino al chiosco vicino al parcheggio.
In macchina al ritorno,ho pensato che sportivamente parlando è stata la giornata perfetta per alcuni buoni motivi:ho fatto un bellissimo allenamento,il meteo tutto sommato ha tenuto,di testa sono pronto per un'altra notte sulla Colla al Passatore,il Re è Campione del Mondo,"l'altro"è sempre dietro come è giusto che sia....e non sono neanche tanto stanco!!!!
Buone corse!! va di New York per portare insieme a noi il messaggio della Via della Felicità,una guida al buonsenso per una vita migliore.
Ho scoperto ciò che già csapevo per sentito dire:una grande persona,prima ancora che un grandissimo campione.
Di una disponibilità infinita,difficilmente riscontrabile in campioni di così alto livello,ho avuto il privilegio di correre con Giorgio nel giorno del suo 40esimo compleanno per 12 indimenticabili km e durante quell'ora di corsa ho scoperto una persona pulita,onesta e leale che da sempre si fa portavoce di uno sport vero e senza "mezzucci" per migliorare le prestazioni. Giorgio è Campione del Mondo ma soprattutto è uno di noi.
Quanto sia amato dal popolo dei runners l'ho scoperto una volta di più domenica 22 aprile quando con l'inseparabile Lillo ho partecipato alla 100 km di Seregno con l'obiettivo dichiarato di correre un buon lungo di 60 km in vista del Passatore.
Per evitare le code dell'anno precedente siamo partiti presto così ci siamo potuti godere la perfetta organizzazione dei Marciacaratesi,una macchina perfetta che ha una sintonia invidiabile con le istituzioni locali.
Dopo il consueto caffè pre-gara ci siamo cambiati ed abbiamo aspettato lo start.
La manifestazione prevedeva 5 giri da 20 km ognuno e noi abbiamo deciso di correrne solo 3.Prima di entrare nella griglia,ho aspettato che uscisse Giorgio e quando l'ho visto gli ho fatto l'in bocca al lupo e lui l'ha fatto a me.Cominciamo bene direi.
Alle 8.30 siamo partiti per il nostro lungo,lento allenamento.Volevamo tenere un passo da 6'/km con pause ai ristori ed i primi due giri sono andati bene.Siamo infatti passati al 40esimo km in 4 ore e 10' non prima di aver vissuto il primo doppiaggio da parte di un'atleta spagnolo,da Giorgio che mi ha salutato con un cenno della mano e da un altro italiano di cui non voglio ricordare il nome e che,se ci fosse stata una giustizia vera,non avrebbe dovuto nemmeno essere lì.
È paradossale:il campione pulito che vince sempre contro "l'altro" che non vince mai e sta sempre dietro....
Con questi pensieri passiamo anche la distanza della maratona chiacchierando con Lillo,ormai i 42 km ci appartengono e quasi non facciamo più fatica!!
Pensiamo alle sofferenze dello Squero e capiamo che lui è un eroe più di tutti gli altri,d'altronde il miracolo non è arrivare in fondo ma avere il coraggio di partire...!
Ad ogni ristoro è una festa,ci fermiamo addirittura ad un gazebo degli alpini che vorrebbero farci mangiare di tutto.Decliniamo cortesemente quasi del tutto l'invito e ripartiamo...
Verso il 55esimo km comincio a sentire un po' di stanchezza,il mese di stop tra marzo e aprile per le costole rotte alla 100 km del Sahara si fa sentire. Faccio un cenno a Lillo che aumenta il passo e se ne va.
Ho con me nel marsupio la bandiera dell'Italia griffata con il logo della Via della Felicità e penso che potrei darla a Giorgio se mi passa ancora prima del suo storico traguardo.In effetti facendo due calcoli,io sono alla fine del terzo giro e come crono lui dovrebbe essere alla fine del quinto e quindi della gara.Sono sicuro che è in testa,lo chiedo ad ogni ristoro e puntualmente mi forniscono notizie esaltanti anche perché "l'altro" è sempre dietro...
I miei calcoli sono esatti infatti al mio km 57,5 (il 97,5 per Giorgio),sento la moto della testa della corsa e dietro la sagoma inconfondibile del Re che con la sua classica andatura ha un po' rallentato (per modo di dire) la sua falcata ma ha già "asfaltato" tutti.Dietro di lui c'è il vuoto.
Mi fermo,apro la bandiera e lui mi fa un cenno con la testa.Allora,dopo averlo incitato e dopo aver ricordato che "l'altro" è sempre dietro,lascio la bandiera alla persona che stava seguendo Giorgio in bicicletta.
Vedendo Giorgio involarsi a prendere il suo terzo titolo mondiale in mezzo ad un boato continuo di gente che lo incita,mi commuovo.Non mi capita spesso,peró stavolta non c'è stato verso.
Il ragazzo che ha costruito i suoi successi con il sudore,l'applicazione,la costanza.Che è rimasto semplice e genuino,che risponde alle mie mail e ai miei sms.Che accetta di correre con noi per una buona causa,che ti dice un "in bocca al lupo" sincero anche se sei l'ultimo dei tapascioni.
Questo è il campionissimo Giorgio Calcaterra.
Ed io mi sono commosso vedendolo a pochi metri dal suo terzo mondiale,amatissimo dalla gente.Per "altri"molto meno onesti,sono stati 100 km di insulti.
La mia gara,a quel punto,poteva anche finire lì così al 60esimo km,alla fine del terzo giro,mi sono fermato.
Ho trovato subito Lillo che era arrivato qualche minuto prima e ci siamo diretti negli spogliatoi dove,manco a farlo apposta,abbiamo incrociato Giorgio che aveva appena finito la visita antidoping e ci siamo trovati a cambiarci nella stessa stanza.
Abbiamo fatto la foto con la bandiera che poi gli ho regalato e,dopo la doccia,abbiamo salutato il Re (con il quale ci incroceremo al Passatore) e ci siamo mangiati con Lillo un meritatissimo panino al chiosco vicino al parcheggio.
In macchina al ritorno,ho pensato che sportivamente parlando è stata la giornata perfetta per alcuni buoni motivi:ho fatto un bellissimo allenamento,il meteo tutto sommato ha tenuto,di testa sono pronto per un'altra notte sulla Colla al Passatore,il Re è Campione del Mondo,"l'altro"è sempre dietro come è giusto che sia....e non sono neanche tanto stanco!!!!
Buone corse!!
Ho scoperto ciò che già sapevo per sentito dire:una grande persona,prima ancora che un grandissimo campione.
Di una disponibilità infinita,difficilmente riscontrabile in campioni di così alto livello,ho avuto il privilegio di correre con Giorgio nel giorno del suo 40esimo compleanno per 12 indimenticabili km e durante quell'ora di corsa ho scoperto una persona pulita,onesta e leale che da sempre si fa portavoce di uno sport vero e senza "mezzucci" per migliorare le prestazioni. Giorgio è Campione del Mondo ma soprattutto è uno di noi.
Quanto sia amato dal popolo dei runners l'ho scoperto una volta di più domenica 22 aprile quando con l'inseparabile Lillo ho partecipato alla 100 km di Seregno con l'obiettivo dichiarato di correre un buon lungo di 60 km in vista del Passatore.
Per evitare le code dell'anno precedente siamo partiti presto così ci siamo potuti godere la perfetta organizzazione dei Marciacaratesi,una macchina perfetta che ha una sintonia invidiabile con le istituzioni locali.
Dopo il consueto caffè pre-gara ci siamo cambiati ed abbiamo aspettato lo start.
La manifestazione prevedeva 5 giri da 20 km ognuno e noi abbiamo deciso di correrne solo 3.Prima di entrare nella griglia,ho aspettato che uscisse Giorgio e quando l'ho visto gli ho fatto l'in bocca al lupo e lui l'ha fatto a me.Cominciamo bene direi.
Alle 8.30 siamo partiti per il nostro lungo,lento allenamento.Volevamo tenere un passo da 6'/km con pause ai ristori ed i primi due giri sono andati bene.Siamo infatti passati al 40esimo km in 4 ore e 10' non prima di aver vissuto il primo doppiaggio da parte di un'atleta spagnolo,da Giorgio che mi ha salutato con un cenno della mano e da un altro italiano di cui non voglio ricordare il nome e che,se ci fosse stata una giustizia vera,non avrebbe dovuto nemmeno essere lì.
È paradossale:il campione pulito che vince sempre contro "l'altro" che non vince mai e sta sempre dietro....
Con questi pensieri passiamo anche la distanza della maratona chiacchierando con Lillo,ormai i 42 km ci appartengono e quasi non facciamo più fatica!!
Pensiamo alle sofferenze dello Squero e capiamo che lui è un eroe più di tutti gli altri,d'altronde il miracolo non è arrivare in fondo ma avere il coraggio di partire...!
Ad ogni ristoro è una festa,ci fermiamo addirittura ad un gazebo degli alpini che vorrebbero farci mangiare di tutto.Decliniamo cortesemente quasi del tutto l'invito e ripartiamo...
Verso il 55esimo km comincio a sentire un po' di stanchezza,il mese di stop tra marzo e aprile per le costole rotte alla 100 km del Sahara si fa sentire. Faccio un cenno a Lillo che aumenta il passo e se ne va.
Ho con me nel marsupio la bandiera dell'Italia griffata con il logo della Via della Felicità e penso che potrei darla a Giorgio se mi passa ancora prima del suo storico traguardo.In effetti facendo due calcoli,io sono alla fine del terzo giro e come crono lui dovrebbe essere alla fine del quinto e quindi della gara.Sono sicuro che è in testa,lo chiedo ad ogni ristoro e puntualmente mi forniscono notizie esaltanti anche perché "l'altro" è sempre dietro...
I miei calcoli sono esatti infatti al mio km 57,5 (il 97,5 per Giorgio),sento la moto della testa della corsa e dietro la sagoma inconfondibile del Re che con la sua classica andatura ha un po' rallentato (per modo di dire) la sua falcata ma ha già "asfaltato" tutti.Dietro di lui c'è il vuoto.
Mi fermo,apro la bandiera e lui mi fa un cenno con la testa.Allora,dopo averlo incitato e dopo aver ricordato che "l'altro" è sempre dietro,lascio la bandiera alla persona che stava seguendo Giorgio in bicicletta.
Vedendo Giorgio involarsi a prendere il suo terzo titolo mondiale in mezzo ad un boato continuo di gente che lo incita,mi commuovo.Non mi capita spesso,peró stavolta non c'è stato verso.
Il ragazzo che ha costruito i suoi successi con il sudore,l'applicazione,la costanza.Che è rimasto semplice e genuino,che risponde alle mie mail e ai miei sms.Che accetta di correre con noi per una buona causa,che ti dice un "in bocca al lupo" sincero anche se sei l'ultimo dei tapascioni.
Questo è il campionissimo Giorgio Calcaterra.
Ed io mi sono commosso vedendolo a pochi metri dal suo terzo mondiale,amatissimo dalla gente.Per "altri"molto meno onesti,sono stati 100 km di insulti.
La mia gara,a quel punto,poteva anche finire lì così al 60esimo km,alla fine del terzo giro,mi sono fermato.
Ho trovato subito Lillo che era arrivato qualche minuto prima e ci siamo diretti negli spogliatoi dove,manco a farlo apposta,abbiamo incrociato Giorgio che aveva appena finito la visita antidoping e ci siamo trovati a cambiarci nella stessa stanza.
Abbiamo fatto la foto con la bandiera che poi gli ho regalato e,dopo la doccia,abbiamo salutato il Re (con il quale ci incroceremo al Passatore) e ci siamo mangiati con Lillo un meritatissimo panino al chiosco vicino al parcheggio.
In macchina al ritorno,ho pensato che sportivamente parlando è stata la giornata perfetta per alcuni buoni motivi:ho fatto un bellissimo allenamento,il meteo tutto sommato ha tenuto,di testa sono pronto per un'altra notte sulla Colla al Passatore,il Re è Campione del Mondo,"l'altro"è sempre dietro come è giusto che sia....e non sono neanche tanto stanco!!!!
Buone corse!! va di New York per portare insieme a noi il messaggio della Via della Felicità,una guida al buonsenso per una vita migliore.
Ho scoperto ciò che già csapevo per sentito dire:una grande persona,prima ancora che un grandissimo campione.
Di una disponibilità infinita,difficilmente riscontrabile in campioni di così alto livello,ho avuto il privilegio di correre con Giorgio nel giorno del suo 40esimo compleanno per 12 indimenticabili km e durante quell'ora di corsa ho scoperto una persona pulita,onesta e leale che da sempre si fa portavoce di uno sport vero e senza "mezzucci" per migliorare le prestazioni. Giorgio è Campione del Mondo ma soprattutto è uno di noi.
Quanto sia amato dal popolo dei runners l'ho scoperto una volta di più domenica 22 aprile quando con l'inseparabile Lillo ho partecipato alla 100 km di Seregno con l'obiettivo dichiarato di correre un buon lungo di 60 km in vista del Passatore.
Per evitare le code dell'anno precedente siamo partiti presto così ci siamo potuti godere la perfetta organizzazione dei Marciacaratesi,una macchina perfetta che ha una sintonia invidiabile con le istituzioni locali.
Dopo il consueto caffè pre-gara ci siamo cambiati ed abbiamo aspettato lo start.
La manifestazione prevedeva 5 giri da 20 km ognuno e noi abbiamo deciso di correrne solo 3.Prima di entrare nella griglia,ho aspettato che uscisse Giorgio e quando l'ho visto gli ho fatto l'in bocca al lupo e lui l'ha fatto a me.Cominciamo bene direi.
Alle 8.30 siamo partiti per il nostro lungo,lento allenamento.Volevamo tenere un passo da 6'/km con pause ai ristori ed i primi due giri sono andati bene.Siamo infatti passati al 40esimo km in 4 ore e 10' non prima di aver vissuto il primo doppiaggio da parte di un'atleta spagnolo,da Giorgio che mi ha salutato con un cenno della mano e da un altro italiano di cui non voglio ricordare il nome e che,se ci fosse stata una giustizia vera,non avrebbe dovuto nemmeno essere lì.
È paradossale:il campione pulito che vince sempre contro "l'altro" che non vince mai e sta sempre dietro....
Con questi pensieri passiamo anche la distanza della maratona chiacchierando con Lillo,ormai i 42 km ci appartengono e quasi non facciamo più fatica!!
Pensiamo alle sofferenze dello Squero e capiamo che lui è un eroe più di tutti gli altri,d'altronde il miracolo non è arrivare in fondo ma avere il coraggio di partire...!
Ad ogni ristoro è una festa,ci fermiamo addirittura ad un gazebo degli alpini che vorrebbero farci mangiare di tutto.Decliniamo cortesemente quasi del tutto l'invito e ripartiamo...
Verso il 55esimo km comincio a sentire un po' di stanchezza,il mese di stop tra marzo e aprile per le costole rotte alla 100 km del Sahara si fa sentire. Faccio un cenno a Lillo che aumenta il passo e se ne va.
Ho con me nel marsupio la bandiera dell'Italia griffata con il logo della Via della Felicità e penso che potrei darla a Giorgio se mi passa ancora prima del suo storico traguardo.In effetti facendo due calcoli,io sono alla fine del terzo giro e come crono lui dovrebbe essere alla fine del quinto e quindi della gara.Sono sicuro che è in testa,lo chiedo ad ogni ristoro e puntualmente mi forniscono notizie esaltanti anche perché "l'altro" è sempre dietro...
I miei calcoli sono esatti infatti al mio km 57,5 (il 97,5 per Giorgio),sento la moto della testa della corsa e dietro la sagoma inconfondibile del Re che con la sua classica andatura ha un po' rallentato (per modo di dire) la sua falcata ma ha già "asfaltato" tutti.Dietro di lui c'è il vuoto.
Mi fermo,apro la bandiera e lui mi fa un cenno con la testa.Allora,dopo averlo incitato e dopo aver ricordato che "l'altro" è sempre dietro,lascio la bandiera alla persona che stava seguendo Giorgio in bicicletta.
Vedendo Giorgio involarsi a prendere il suo terzo titolo mondiale in mezzo ad un boato continuo di gente che lo incita,mi commuovo.Non mi capita spesso,peró stavolta non c'è stato verso.
Il ragazzo che ha costruito i suoi successi con il sudore,l'applicazione,la costanza.Che è rimasto semplice e genuino,che risponde alle mie mail e ai miei sms.Che accetta di correre con noi per una buona causa,che ti dice un "in bocca al lupo" sincero anche se sei l'ultimo dei tapascioni.
Questo è il campionissimo Giorgio Calcaterra.
Ed io mi sono commosso vedendolo a pochi metri dal suo terzo mondiale,amatissimo dalla gente.Per "altri"molto meno onesti,sono stati 100 km di insulti.
La mia gara,a quel punto,poteva anche finire lì così al 60esimo km,alla fine del terzo giro,mi sono fermato.
Ho trovato subito Lillo che era arrivato qualche minuto prima e ci siamo diretti negli spogliatoi dove,manco a farlo apposta,abbiamo incrociato Giorgio che aveva appena finito la visita antidoping e ci siamo trovati a cambiarci nella stessa stanza.
Abbiamo fatto la foto con la bandiera che poi gli ho regalato e,dopo la doccia,abbiamo salutato il Re (con il quale ci incroceremo al Passatore) e ci siamo mangiati con Lillo un meritatissimo panino al chiosco vicino al parcheggio.
In macchina al ritorno,ho pensato che sportivamente parlando è stata la giornata perfetta per alcuni buoni motivi:ho fatto un bellissimo allenamento,il meteo tutto sommato ha tenuto,di testa sono pronto per un'altra notte sulla Colla al Passatore,il Re è Campione del Mondo,"l'altro"è sempre dietro come è giusto che sia....e non sono neanche tanto stanco!!!!
Buone corse!!
IMPRESSIONI DI CORSA...
Ci sono due domande che mi vengono poste praticamente ogni volta che qualcuno parla con me di corsa. Sono due domande alle quali ormai sono abituato ed alle quali rispondo più o meno sempre allo stesso modo seguendo un canovaccio ormai collaudato.
Queste sono: “Chi te lo fa fare?” e soprattutto “Ma come fai a fare quelle cose?”.
Beh, sulla prima domanda ho scritto un libro tanto è vasta la motivazione che mi spinge a compiere certe imprese da fuori di testa. La mia ormai proverbiale ricerca del limite, la voglia di toccarlo per poi poterlo spostare sempre un po' più in là, l'adrenalina che mi scorre nelle vene e che mi permette di correre per 70 km nel deserto del Sahara con due costole rotte senza nemmeno accorgermene.
Queste sono: “Chi te lo fa fare?” e soprattutto “Ma come fai a fare quelle cose?”.
Beh, sulla prima domanda ho scritto un libro tanto è vasta la motivazione che mi spinge a compiere certe imprese da fuori di testa. La mia ormai proverbiale ricerca del limite, la voglia di toccarlo per poi poterlo spostare sempre un po' più in là, l'adrenalina che mi scorre nelle vene e che mi permette di correre per 70 km nel deserto del Sahara con due costole rotte senza nemmeno accorgermene.
100 KM DEL SAHARA 2012
Era da un anno e mezzo che aspettavo di incontrare il deserto.
Nel 2011, a soli tre giorni dalla partenza, la gara era stata annullata per i disordini in Nord Africa soprattutto nella confinante Libia.
Per la forte delusione mi ero quindi iscritto al Passatore e in quella indimenticabile notte sull'Appennino con Lillo, Carmelo e Rada avevo maturato l'idea di pubblicare il mio libro “Spostando il limite un po' più in là”.
Ma quest'anno la gara c'è stata,eccome!
Sono partito da solo ben consapevole del fatto che presto avrei conosciuto molti nuovi amici e così in effetti è stato. La convocazione alla Malpensa di domenica 4 marzo è stata l'inizio di una grande avventura. Ho subito conosciuto molti podisti tra cui Roberto, un 57enne di Milano col quale avrei diviso la camera la prima sera.
Il volo Milano-Tunisi-Djerba è filato liscio ed arrivati in Tunisia ci siamo sistemati in un resort dove abbiamo cenato e dove, svolte tutte le operazioni logistiche, abbiamo passato la prima notte. L'ultima in un vero letto per qualche giorno....
L'indomani ci siamo trasferiti con il pullman verso l'oasi di Ksar Ghilane, a 200km di distanza, attraversando posti da fantascienza(in alcuni di questi luoghi hanno girato Guerre Stellari) per poi entrare in una zona pre desertica ed infine arrivare al cospetto del grande mare di sabbia.
La vista del deserto per la prima volta mi ha lasciato per parecchio tempo a bocca aperta, una distesa infinita di dune che si perdevano all'orizzonte in qualunque direzione si guardasse. Sabbia rossa e finissima che sembrava borotalco.
Dopo la presentazione della gara, il controllo dei materiali e la consegna dei pettorali(il mio era il n°79), abbiamo cenato e ci siamo infilati nel sacco a pelo dentro la tenda/bungalow. Questa aveva i muri laterali in mattone e la corrente elettrica all'interno, il tetto era composto da teli ed il sacco a pelo poggiava su materassini color (e odor) cammello.
Martedi 6 marzo alle 10.30, dopo aver consegnato il bagaglio e dopo aver fatto la spunta dei pettorali(obbligatoria ogni mattina e ad ogni check point durante la gara), ci siamo messi sulla start line in pieno deserto del Sahara in attesa del via.
I Queen con We Will Rock You hanno sancito l'inizio della battaglia: 24 km di sabbia, vento, dune, pietre e arbusti. Gli allenamenti alla Montagnetta sono tornati utili nei primi 3,5 km di saliscendi nella sabbia nella quale si affondava fino alla caviglia.
Finite le dune abbiamo percorso una pista dal fondo irregolare con pietre ed arbusti che sembrava sempre in salita. Dopo i primi km dove c'è sempre un po' di ressa, ho corso per lunghi tratti in solitudine con un silenzio intorno che sembrava irreale. Sentivo solo i miei passi e l'acqua nel camel bag che si muoveva ad ogni balzo. Al primo ed unico ristoro intermedio, la telecamera di Sky Sport ha chiesto le impressioni a caldo sulla gara!
Al 19° km sono ricominciate le dune, stavolta alte anche 30 metri, che ci hanno portato al primo campo tendato nel quale abbiamo passato il resto della giornata e soprattutto la tremenda notte che stava per arrivare.
Non dimenticherò mai la prima notte nella tenda berbera.
Vento, sabbia, pioggia, il sacco a pelo era l'unico riparo che avevamo. Alle 3 di notte la tenda è crollata su un lato. I miei compagni d'avventura, beati loro, nonostante tutto ciò che stava accadendo, hanno continuato a dormire un sonno profondo. Io sono uscito sotto l'acqua per cercare di sistemare la situazione ma senza successo. Non ho più chiuso occhio fino all'alba, chiuso nel sacco a pelo schiacciato sotto la tenda.
Il secondo giorno di gara ci ha visti impegnati in due tappe, 16 km “tranquilli” alla mattina e poi la prova notturna di 7 km.
Alla mattina ho corso bene nonostante le gambe dure per i 24 km di saliscendi del giorno prima e sono arrivato al secondo campo dopo 1 ora e 22' di gara. E' uscito anche un timido sole che se non altro è servito per fare asciugare gli indumenti tecnici di tutti noi. La doccia, anche se non si può proprio chiamarla così, era di acqua ghiacciata controvento(ghiacciato). Ma d'altronde non ce la potevamo prendere con nessuno, ognuno di noi aveva scelto l'estremo e l'estremo era lì con noi in quell'angolo di Terra dimenticata da Dio a farci compagnia.
La prova notturna, partita con “The dark side of the Moon” dei Pink Floyd, dedicata all'indimenticabile Luna piena che ci guardava da lassù e con l'unico cielo stellato della settimana, è stata qualcosa di difficilmente raccontabile. Neanche nella notte stellata e durissima del Passatore ho visto niente di simile. La luce frontale che avevamo con noi non serviva a nulla, la Luna era come un immenso lampione che illuminava i nostri passi incerti in quel magico momento ed in quel posto incredibile. Proprio guardando all'insù la volta celeste sono inciampato in un sasso e sono caduto. Una bella botta che però non mi ha impedito di completare le prove che mi aspettavano.
Il terzo giorno di gara era prevista la prova più lunga, l'impossibile tappa maratona...42 km di corsa nel deserto del Sahara. Potrò raccontare un giorno ai miei nipoti di aver corso tutta quella strada, là nell'oceano di sabbia. Qualcuno pensa che siamo pazzi, magari lo siamo davvero. Ma è vero anche che noi pazzi osiamo dove gli angeli temono d'andare.
Parto piano,vorrei stare sulle 4h45'/5h. In alcuni tratti correre è impossibile e poi dobbiamo ottimizzare bene le nostre scorte di acqua e viveri perchè ci sono solo due ristori lungo la strada.
Dopo 12 km il mio compagno di avventura e di tenda Antonio, un ragazzo 19enne di Roma detto Er Sabbia per la simbiosi che si è venuta a creare tra lui e questo elemento naturale, sente una contrattura ad una coscia e si deve fermare per una fasciatura. Io continuo e dopo poco trovo Rossana e Mary Luise, due atlete(italiana e dominicana) impegnate in gara. Rossana in quel momento è terza tra le donne in classifica generale e sta correndo nonostante un'infezione ed il consiglio del medico di ritirarsi(i medici...??!!!). E' un po' in crisi e mi chiede di “tirarla” per qualche km. Arriviamo in tre al primo ristoro, poco dopo Mary Luise si stacca per problemi allo stomaco e continuiamo io e Rossana.
Dopo il 30°km si entra nel “mio territorio”, è il momento in cui di solito sto meglio ed infatti sono fresco e lucidissimo e continuo ad incitare e a tirare la mia compagna di corsa. Lei non ne può più ma mi segue mentre i km passano tra dune impossibili, piste e vento. Arriviamo al secondo ristoro, posto al 33°km, mancano solo 9 km alla fine del tappone.
Rossana mi prega di stare con lei fino alla fine perchè pensa di non farcela da sola. Io, in quel momento, decido di accettare la sua richiesta. D'altronde per me arrivare 62° oppure 55° non cambia molto. Rossana invece è in corsa per un piazzamento in classifica.
Per farla breve, arriviamo al traguardo insieme sulle note di “We are the Champions” con lei che davvero non ne ha più. Appena superata la finish line(dopo 5h05'), Rossana scoppia in un lunghissimo pianto e mi abbraccia e mi bacia continuamente dicendomi 200 volte “grazie”. Arrivano telecamere e fotografi e capisco che ho fatto la cosa giusta.
In tenda ripenso ai miei primi passi nel mondo del running, alla prima mezza nel 2009, alla prima maratona....penso che ne ho fatta davvero di strada da allora e chissà quanta ne farò ancora....a quante volte sposterò ancora il limite un po' più in là.....
In quel momento passa Rossana zoppicante e da lontano mi dice: “Grazie, non lo dimenticherò mai!!”. Neanche io dimenticherò mai questa avventura.
Il quarto giorno di gara è climaticamente il peggiore: freddo, pioggia e vento. Per fortuna questa volta finiremo in un albergo vero, con muri, pavimento, bagno, acqua calda, letto, cuscino, materasso ecc.....
21 km controvento nel deserto non li auguro nemmeno al mio peggior nemico ma si sa che il mio motto è “Never retreat,never surrender” e quindi corro imperterrito fino alla meta.
Dune altissime sferzate da un vento impossibile ci portano fino all'oasi di Douz conosciuta come la “Porta del Sahara”. L'enorme porta bianca dell'oasi in effetti divide il deserto dalla civiltà. Da lontano sembra un miraggio ma è stupendo quando la varchiamo per davvero.
Ora mancano solo 1,5 km alla fine. E tutti su asfalto.
Là, dietro di me, dietro il camel bag con la bandiera dell'Italia, dietro la maglia di “Novara Che Corre” che ha conquistato il deserto, dietro le mie gambe che cercano sempre il limite ci sono 110 e rotti km di Sahara. Di sabbia, di vento, di freddo e di caldo, di sabbia...tanta sabbia. Davanti a me poche centinaia di metri che dividono la pazzia di iscriversi ad una gara del genere dalla gloria eterna per averla portata a termine.
Corro veloce e arrivo al traguardo.
Emozione immensa, foto, bandiera di Drug Free World che mi avvolge e solito balletto alla Bolt.
Anche questa è fatta, è finita. Ora posso riposarmi.
La medaglia, così come la maglia da finisher è bellissima.
Da lì a pochi minuti arrivano tutti i nostri compagni di strada che nel frattempo sono diventati amici veri e facciamo tutti una grande festa.
Seguirà la doccia più calda e bella della mia vita e qualche minuto di riposo in un letto vero. Alla sera premiazioni e cena di gala e poi a nanna.
Si torna in Italia dopo parecchie peripezie, alla Malpensa parenti e amici mi aspettano ed andiamo in pizzeria a Milano. E' sabato sera e c'è un casino infernale. E' paradossale che in poche ore sono passato dal “rumoroso” silenzio del deserto al rumore di Milano....
Esperienza bellissima che consiglio a tutti, il deserto ti resetta e ti ripulisce. Si torna nella civiltà molto migliori rispetto a quando l'abbiamo lasciata.
Buone corse!
Simone Leo
Nel 2011, a soli tre giorni dalla partenza, la gara era stata annullata per i disordini in Nord Africa soprattutto nella confinante Libia.
Per la forte delusione mi ero quindi iscritto al Passatore e in quella indimenticabile notte sull'Appennino con Lillo, Carmelo e Rada avevo maturato l'idea di pubblicare il mio libro “Spostando il limite un po' più in là”.
Ma quest'anno la gara c'è stata,eccome!
Sono partito da solo ben consapevole del fatto che presto avrei conosciuto molti nuovi amici e così in effetti è stato. La convocazione alla Malpensa di domenica 4 marzo è stata l'inizio di una grande avventura. Ho subito conosciuto molti podisti tra cui Roberto, un 57enne di Milano col quale avrei diviso la camera la prima sera.
Il volo Milano-Tunisi-Djerba è filato liscio ed arrivati in Tunisia ci siamo sistemati in un resort dove abbiamo cenato e dove, svolte tutte le operazioni logistiche, abbiamo passato la prima notte. L'ultima in un vero letto per qualche giorno....
L'indomani ci siamo trasferiti con il pullman verso l'oasi di Ksar Ghilane, a 200km di distanza, attraversando posti da fantascienza(in alcuni di questi luoghi hanno girato Guerre Stellari) per poi entrare in una zona pre desertica ed infine arrivare al cospetto del grande mare di sabbia.
La vista del deserto per la prima volta mi ha lasciato per parecchio tempo a bocca aperta, una distesa infinita di dune che si perdevano all'orizzonte in qualunque direzione si guardasse. Sabbia rossa e finissima che sembrava borotalco.
Dopo la presentazione della gara, il controllo dei materiali e la consegna dei pettorali(il mio era il n°79), abbiamo cenato e ci siamo infilati nel sacco a pelo dentro la tenda/bungalow. Questa aveva i muri laterali in mattone e la corrente elettrica all'interno, il tetto era composto da teli ed il sacco a pelo poggiava su materassini color (e odor) cammello.
Martedi 6 marzo alle 10.30, dopo aver consegnato il bagaglio e dopo aver fatto la spunta dei pettorali(obbligatoria ogni mattina e ad ogni check point durante la gara), ci siamo messi sulla start line in pieno deserto del Sahara in attesa del via.
I Queen con We Will Rock You hanno sancito l'inizio della battaglia: 24 km di sabbia, vento, dune, pietre e arbusti. Gli allenamenti alla Montagnetta sono tornati utili nei primi 3,5 km di saliscendi nella sabbia nella quale si affondava fino alla caviglia.
Finite le dune abbiamo percorso una pista dal fondo irregolare con pietre ed arbusti che sembrava sempre in salita. Dopo i primi km dove c'è sempre un po' di ressa, ho corso per lunghi tratti in solitudine con un silenzio intorno che sembrava irreale. Sentivo solo i miei passi e l'acqua nel camel bag che si muoveva ad ogni balzo. Al primo ed unico ristoro intermedio, la telecamera di Sky Sport ha chiesto le impressioni a caldo sulla gara!
Al 19° km sono ricominciate le dune, stavolta alte anche 30 metri, che ci hanno portato al primo campo tendato nel quale abbiamo passato il resto della giornata e soprattutto la tremenda notte che stava per arrivare.
Non dimenticherò mai la prima notte nella tenda berbera.
Vento, sabbia, pioggia, il sacco a pelo era l'unico riparo che avevamo. Alle 3 di notte la tenda è crollata su un lato. I miei compagni d'avventura, beati loro, nonostante tutto ciò che stava accadendo, hanno continuato a dormire un sonno profondo. Io sono uscito sotto l'acqua per cercare di sistemare la situazione ma senza successo. Non ho più chiuso occhio fino all'alba, chiuso nel sacco a pelo schiacciato sotto la tenda.
Il secondo giorno di gara ci ha visti impegnati in due tappe, 16 km “tranquilli” alla mattina e poi la prova notturna di 7 km.
Alla mattina ho corso bene nonostante le gambe dure per i 24 km di saliscendi del giorno prima e sono arrivato al secondo campo dopo 1 ora e 22' di gara. E' uscito anche un timido sole che se non altro è servito per fare asciugare gli indumenti tecnici di tutti noi. La doccia, anche se non si può proprio chiamarla così, era di acqua ghiacciata controvento(ghiacciato). Ma d'altronde non ce la potevamo prendere con nessuno, ognuno di noi aveva scelto l'estremo e l'estremo era lì con noi in quell'angolo di Terra dimenticata da Dio a farci compagnia.
La prova notturna, partita con “The dark side of the Moon” dei Pink Floyd, dedicata all'indimenticabile Luna piena che ci guardava da lassù e con l'unico cielo stellato della settimana, è stata qualcosa di difficilmente raccontabile. Neanche nella notte stellata e durissima del Passatore ho visto niente di simile. La luce frontale che avevamo con noi non serviva a nulla, la Luna era come un immenso lampione che illuminava i nostri passi incerti in quel magico momento ed in quel posto incredibile. Proprio guardando all'insù la volta celeste sono inciampato in un sasso e sono caduto. Una bella botta che però non mi ha impedito di completare le prove che mi aspettavano.
Il terzo giorno di gara era prevista la prova più lunga, l'impossibile tappa maratona...42 km di corsa nel deserto del Sahara. Potrò raccontare un giorno ai miei nipoti di aver corso tutta quella strada, là nell'oceano di sabbia. Qualcuno pensa che siamo pazzi, magari lo siamo davvero. Ma è vero anche che noi pazzi osiamo dove gli angeli temono d'andare.
Parto piano,vorrei stare sulle 4h45'/5h. In alcuni tratti correre è impossibile e poi dobbiamo ottimizzare bene le nostre scorte di acqua e viveri perchè ci sono solo due ristori lungo la strada.
Dopo 12 km il mio compagno di avventura e di tenda Antonio, un ragazzo 19enne di Roma detto Er Sabbia per la simbiosi che si è venuta a creare tra lui e questo elemento naturale, sente una contrattura ad una coscia e si deve fermare per una fasciatura. Io continuo e dopo poco trovo Rossana e Mary Luise, due atlete(italiana e dominicana) impegnate in gara. Rossana in quel momento è terza tra le donne in classifica generale e sta correndo nonostante un'infezione ed il consiglio del medico di ritirarsi(i medici...??!!!). E' un po' in crisi e mi chiede di “tirarla” per qualche km. Arriviamo in tre al primo ristoro, poco dopo Mary Luise si stacca per problemi allo stomaco e continuiamo io e Rossana.
Dopo il 30°km si entra nel “mio territorio”, è il momento in cui di solito sto meglio ed infatti sono fresco e lucidissimo e continuo ad incitare e a tirare la mia compagna di corsa. Lei non ne può più ma mi segue mentre i km passano tra dune impossibili, piste e vento. Arriviamo al secondo ristoro, posto al 33°km, mancano solo 9 km alla fine del tappone.
Rossana mi prega di stare con lei fino alla fine perchè pensa di non farcela da sola. Io, in quel momento, decido di accettare la sua richiesta. D'altronde per me arrivare 62° oppure 55° non cambia molto. Rossana invece è in corsa per un piazzamento in classifica.
Per farla breve, arriviamo al traguardo insieme sulle note di “We are the Champions” con lei che davvero non ne ha più. Appena superata la finish line(dopo 5h05'), Rossana scoppia in un lunghissimo pianto e mi abbraccia e mi bacia continuamente dicendomi 200 volte “grazie”. Arrivano telecamere e fotografi e capisco che ho fatto la cosa giusta.
In tenda ripenso ai miei primi passi nel mondo del running, alla prima mezza nel 2009, alla prima maratona....penso che ne ho fatta davvero di strada da allora e chissà quanta ne farò ancora....a quante volte sposterò ancora il limite un po' più in là.....
In quel momento passa Rossana zoppicante e da lontano mi dice: “Grazie, non lo dimenticherò mai!!”. Neanche io dimenticherò mai questa avventura.
Il quarto giorno di gara è climaticamente il peggiore: freddo, pioggia e vento. Per fortuna questa volta finiremo in un albergo vero, con muri, pavimento, bagno, acqua calda, letto, cuscino, materasso ecc.....
21 km controvento nel deserto non li auguro nemmeno al mio peggior nemico ma si sa che il mio motto è “Never retreat,never surrender” e quindi corro imperterrito fino alla meta.
Dune altissime sferzate da un vento impossibile ci portano fino all'oasi di Douz conosciuta come la “Porta del Sahara”. L'enorme porta bianca dell'oasi in effetti divide il deserto dalla civiltà. Da lontano sembra un miraggio ma è stupendo quando la varchiamo per davvero.
Ora mancano solo 1,5 km alla fine. E tutti su asfalto.
Là, dietro di me, dietro il camel bag con la bandiera dell'Italia, dietro la maglia di “Novara Che Corre” che ha conquistato il deserto, dietro le mie gambe che cercano sempre il limite ci sono 110 e rotti km di Sahara. Di sabbia, di vento, di freddo e di caldo, di sabbia...tanta sabbia. Davanti a me poche centinaia di metri che dividono la pazzia di iscriversi ad una gara del genere dalla gloria eterna per averla portata a termine.
Corro veloce e arrivo al traguardo.
Emozione immensa, foto, bandiera di Drug Free World che mi avvolge e solito balletto alla Bolt.
Anche questa è fatta, è finita. Ora posso riposarmi.
La medaglia, così come la maglia da finisher è bellissima.
Da lì a pochi minuti arrivano tutti i nostri compagni di strada che nel frattempo sono diventati amici veri e facciamo tutti una grande festa.
Seguirà la doccia più calda e bella della mia vita e qualche minuto di riposo in un letto vero. Alla sera premiazioni e cena di gala e poi a nanna.
Si torna in Italia dopo parecchie peripezie, alla Malpensa parenti e amici mi aspettano ed andiamo in pizzeria a Milano. E' sabato sera e c'è un casino infernale. E' paradossale che in poche ore sono passato dal “rumoroso” silenzio del deserto al rumore di Milano....
Esperienza bellissima che consiglio a tutti, il deserto ti resetta e ti ripulisce. Si torna nella civiltà molto migliori rispetto a quando l'abbiamo lasciata.
Buone corse!
Simone Leo
STRAMILANO 2012
E' stato bello tornare alle gare dopo più di 15 giorni!
Infatti l'ultima partecipazione ad una competizione per me risaliva al 9 marzo ed era l'ultima tappa della “100 km del Sahara” con arrivo alla mitica Oasi di Douz.
Domenica 25 marzo ho partecipato alla Stramilano, per il secondo anno consecutivo. Questa volta però è stata diversa dall'altra perché per il primo anno l'ho corsa da milanese.
Gran bel sole primaverile, tanta gente per strada e blocco totale del traffico hanno fatto da contorno a questa ennesima bella giornata di sport. Ho preso il tram da casa che mi ha portato direttamente all'Arena e anche questa è stata per me una nuova esperienza.
Mi sono dato appuntamento con i ragazzi di Novara Che Corre, sempre presenti, e dopo un veloce caffè al chiosco del Castello Sforzesco, ci siamo cambiati ed abbiamo lasciato le sacche al deposito borse davvero operativo per il grosso numero di persone presenti.
Con noi l'amico e campione Ciro Di Palma che, bisognoso di un allenamento lentissimo, ha trovato in me e Andrea Squeo dei degni accompagnatori.
Insomma....festa doveva essere e festa è stata! Pur rispettando chi si impegna tra tabelle,diete,tempi da rispettare e ritmi da tenere,per me la corsa è altro. E' totale divertimento,è fare casino ai ristori con i miei compagni di viaggio,è conoscere persone nuove.
A Milano sono stati 21,097 km di allegria con spugnaggi che diventavano gavettoni e ristori con inseguimenti. E' stata una bellissima mattinata di corsa e Milano per una volta si è dimostrata all'altezza di una manifestazione del genere! Ora vedremo se il 15 aprile per la Maratona verranno confermate queste buone sensazioni.
Per quanto riguarda il crono finale,dopo lo stop per infortunio e senza nessun allenamento nelle gambe (nessuno davvero,neanche uno) ho portato a casa un onesto 1h58'. Qualche anno fa non sarei riuscito a chiudere con un tempo sotto le due ore senza allenarmi,questa è già una buona notizia.
Ora devo riprendere il ritmo,mi aspetta un aprile-maggio da 500 km.....è ora di correre!
Infatti l'ultima partecipazione ad una competizione per me risaliva al 9 marzo ed era l'ultima tappa della “100 km del Sahara” con arrivo alla mitica Oasi di Douz.
Domenica 25 marzo ho partecipato alla Stramilano, per il secondo anno consecutivo. Questa volta però è stata diversa dall'altra perché per il primo anno l'ho corsa da milanese.
Gran bel sole primaverile, tanta gente per strada e blocco totale del traffico hanno fatto da contorno a questa ennesima bella giornata di sport. Ho preso il tram da casa che mi ha portato direttamente all'Arena e anche questa è stata per me una nuova esperienza.
Mi sono dato appuntamento con i ragazzi di Novara Che Corre, sempre presenti, e dopo un veloce caffè al chiosco del Castello Sforzesco, ci siamo cambiati ed abbiamo lasciato le sacche al deposito borse davvero operativo per il grosso numero di persone presenti.
Con noi l'amico e campione Ciro Di Palma che, bisognoso di un allenamento lentissimo, ha trovato in me e Andrea Squeo dei degni accompagnatori.
Insomma....festa doveva essere e festa è stata! Pur rispettando chi si impegna tra tabelle,diete,tempi da rispettare e ritmi da tenere,per me la corsa è altro. E' totale divertimento,è fare casino ai ristori con i miei compagni di viaggio,è conoscere persone nuove.
A Milano sono stati 21,097 km di allegria con spugnaggi che diventavano gavettoni e ristori con inseguimenti. E' stata una bellissima mattinata di corsa e Milano per una volta si è dimostrata all'altezza di una manifestazione del genere! Ora vedremo se il 15 aprile per la Maratona verranno confermate queste buone sensazioni.
Per quanto riguarda il crono finale,dopo lo stop per infortunio e senza nessun allenamento nelle gambe (nessuno davvero,neanche uno) ho portato a casa un onesto 1h58'. Qualche anno fa non sarei riuscito a chiudere con un tempo sotto le due ore senza allenarmi,questa è già una buona notizia.
Ora devo riprendere il ritmo,mi aspetta un aprile-maggio da 500 km.....è ora di correre!